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Archeologia urbana e un pubblico attento

Alle 14 è stato fissato l’inizio della conferenza pubblica, organizzata in gran fretta dal museo, prevedendo circa 250 posti disponibili per i cittadini. Grazie, evidentemente, ad un efficace sistema di comunicazione, in breve le richieste hanno portato all’esaurimento dei posti disponibili. Alla conferenza partecipa anche il personale del museo e altri archeologi e studiosi di Chengdu. Si prevedono interventi di 40 minuti per ognuno di noi, compreso il tempo necessario per la traduzione. Disponiamo oggi di due traduttori, molto preparati e professionali, dei quali solo uno però ha potuto leggere preventivamente il testo di Daniele Manacorda e quindi di preparare preventivamente la traduzione. Nel mio caso e in quello di Susanna Ferrini, pertanto, sarà necessario realizzare una traduzione all’impronta. Decido pertanto di abbandonare il testo e di parlare a braccio (cosa che peraltro preferisco), con brevi frasi di commento alle immagini. Prima della conferenza, scorriamo rapidamente i nostri ppt per spiegare sia pure rapidamente il contenuto e anche qualche termine tecnico specifico. Per fortuna il traduttore, molto giovane, conosce bene l’italiano ed è assai intelligente e reattivo.

La grande sala dell’Auditorium è praticamente piena, quando entriamo. Un enorme schermo cinematografico è alle spalle dei relatori, mentre due grandi monitor sono ai lati, al di sopra degli ingressi.

Introduce il direttore Wang Yi che spiega l’importanza del rapporto con l’Italia (citando anche Marco Polo) e ci presenta al pubblico: ognuno di noi si alza, quando viene pronunciato il proprio nome, per ricevere l’applauso di benvenuto.

Seguono le nostre conferenze, la prima, di Daniele Manacorda, incentrata su Roma, sui concetti generali di archeologia urbana, sul rapporto tra città antica e città contemporanea, illustrando il caso dell’area archeologica centrale e in particolare dello scavo e del museo della Crypta Balbi. Poi la mia, nella quale presento 4 casi assai diversi di valorizzazione di siti archeologici, partendo dall’esempio di Faragola, di cui illustro la ricerca e rapidamente la sequenza storica, per esaminare le scelte effettuate per progettare la copertura, illustrando anche altri modelli di coperture di aree archeologiche; segue il caso di Santa Maria di Siponto con la realizzazione di Edoardo Tresoldi, poi quello recente della Rinascente a Roma e infine il caso dell’archeodrono di Poggibonsi. Chiude la relazione di Susanna Ferrini che illustra numerosi casi di progettazione di sistemazione di aree archeologiche da lei seguiti personalmente in Italia, in Francia e in Cina e si sofferma sul progetto presentato a un concorso di idee per la sistemazione dell’area archeologica centrale di Roma.

Dopo ogni relazione sono seguite numerose domande del pubblico, che ha sempre seguito con grande attenzione e con rispetto assoluto. Le varie domande, di diversa natura, fatte da studenti, da archeologi, da appassionati e semplici cittadini confermano l’interesse con il quale è stata seguita la serie di conferenze. Non mancano momenti divertenti, battute di spirito, risate, in un clima molto piacevole. Raramente mi è capitato di vedere un pubblico di questo tipo, costituito – ed è un’alta nota estremamente positiva – prevalentemente da giovani.

Dopo la conferenza e una visita del museo, si va a cena, dove riceviamo da Wang Yi vari doni. È l’occasione, tra cibi di grande qualità e numerosi brindisi con ottima grappa, per discutere della conferenza – che p considerata un grande successo dai nostri ospiti – e soprattutto della futura collaborazione. In un clima disteso e amichevole, discutiamo tra colleghi di tanti temi, dall’evoluzione della sensibilità per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio in Cina, alle metodologie dello scavo archeologico, ai sistemi di musealizzazione, sottolineando i tanti aspetti positivi ma evidenziando anche spunti critici. Una discussione libera, franca, molto stimolante, che conferma le notevoli doti culturali, organizzative e strategiche di Wang Yi e dei suoi collaboratori e che getta ulteriori basi per una proficua collaborazione, da loro e da noi molto desiderata.


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