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Chiusura di Archeologia a Unifg: la testimonianza di un neolaureto, Angelo Cardone

Ciao a tutti! Condivido con voi una riflessione sulla chiusura della magistrale di archeologia; mi rivolgo agli studenti della triennale e della magistrale. Con molti di voi non ci conosciamo, ma ho fatto il vostro stesso percorso a Foggia fra esami, tanti scavi, ricognizioni e quant’altro, laureandomi l’anno scorso. Sono stato iscritto alla vostra università tra il 2004, quando si seguivano le lezioni a Lucera, e il 2013; sono stato tra l’altro uno dei pochi a scegliere di studiare a Foggia spostandomi da Bari (dove c’è la stessa facoltà) e vivendo a Foggia da fuorisede. Ora non sono più a Foggia e ho letto ieri, qui, quanto è successo in queste ultime settimane. 
Quando sarete mercoledì alla riunione del senato, vi chiedo di far passare, soprattutto, oltre alla protesta e al disagio per la chiusura di un corso di laurea, l’entusiasmo -e la professionalità che ha generato!!- di tanti studenti che, in tutti questi anni, lavorano e hanno lavorato gratuitamente (nel senso della passione, non della retribuzione), oltre l’impegno medio di un universitario, nelle giornate faticose degli scavi, nella documentazione post-scavo, ma anche nel semplice spostare centinaia di cassette di reperti per riordinare il laboratorio; di far passare, ancora, l’importanza che ha quel corso di laurea nel difendere la storia e la cultura di un territorio che, in genere, le ignora e le distrugge e ha un bisogno estremo di essere amato, non dimenticato, perché vive una realtà peggiore della già triste situazione italiana.
Per far passare tutto questo non è sufficiente però scrivere post arrabbiati su Facebook, o qualche slogan da urlare. Non ve lo dico per presunzione, ma perché in questo modo tutto finisce nel chiasso di qualche giorno a cui senatori e accademici non prestano orecchio perché sono distratti, lontani dalla realtà degli studenti. Inoltre, un corso di laurea non può essere mantenuto, purtroppo, solo per evitare agli studenti di spostarsi lontano da casa (le università sono costrette giocoforza a ragionare con logiche aziendali di razionalizzazione dei costi).
Per far capire la necessità del corso di laurea, la professionalità e anche l’entusiasmo di chi studia lì, riflettete veramente sull’urgenza della vostra protesta; riunitevi un’ora soltanto, prima di mercoledì, e mettete a tema la vostra esperienza nell’università; chiedete (e insistete!) di partecipare ai professori di archeologia, a chi si è laureato negli ultimi anni e sta vivendo l’impatto con il mondo del lavoro, e anche a chi conosce altre realtà universitarie; raccontatevi perché l’archeologia può servire alla società, perché è più bello per chi abita in un paesino sperduto del Subappennino sentire narrare (e vederla concretamente nelle pietre delle ‘evidenze archeologiche’ o nelle ricostruzioni 3d) la storia del proprio paese o della campagna che coltivavano i nonni. Raccontatevi (e chiedete di raccontarvi) tutto, a che può servire imparare a riparare una carriola a cui è saltato un bullone, a che serve curare in tutti i dettagli una pubblicazione scientifica, come lavora una società o una cooperativa archeologica, a che serve saper scrivere un progetto finanziato dalla Comunità Europea. Riflettete in particolare su tre temi: quanto vale la vostra formazione, come fare ricerca utile (e a basso costo) in questo momento di crisi, in che modo potete aiutare il territorio della vostra provincia a migliorarsi, a generare cultura ed economia viva.
Fare questo non cambierà di una virgola l’esito della decisione del senato accademico, attenzione! Però ha per voi un’importanza infinitamente maggiore, ovvero capire il senso della vostra protesta. Se lo fate, potrete mettervi la maschera di Medusa davanti al Rettorato come studenti consapevoli di quello che chiedono, come studenti che si muovono con una ragione, senza rischiare di essere presi per liceali che scioperano per saltare un giorno di scuola.  
Un’ultima cosa: se decidete davvero di creare il momento di confronto proposto, fate sì che sia un momento veramente costruttivo. State attenti a lasciar perdere i bilanci e i processi al corso di laurea (al massimo saranno utili dopo la decisione del senato), diffidate della retorica vuota di chi inventa slogan che non dicono niente, lasciate perdere chi ha posizioni di pregiudizio (archeologia va difesa a prescindere, lottiamo!; archeologia non fa lavorare, si chiuda!), ma cercate seriamente di riflettere sulla ragione della vostra protesta, sulla necessità che ha quel corso di laurea a Foggia. 

Non considerate quanto ho scritto come una serie di idee presuntuose, ma come semplici riflessioni di chi ha già vissuto il vostro stesso percorso.


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