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Il concorso del MiBACT: le testimonianze dei concorrenti

Il secondo approfondimento firmato da Giuliano Volpe sul Concorso del MiBACT per l’assunzione di assistenti alla fruizione, accoglienza e vigilanza: le testimonianze di concorrenti.

L’8 gennaio ha avuto inizio il concorsone per 1.052 posti di “Assistenti alla fruizione, accoglienza e vigilanza”, in linguaggio meno politicamente corretto “custodi”. Ciò che colpisce a prima vista è la lunga ed estenuante fila per entrare nei gelidi padiglioni della Fiera di Roma. Uno spaccato dell’Italia di oggi. In fila tanti ragazzi di 18 anni al loro primo concorso, universitari e laureati, molti 30-35enni (soprattutto giovani donne), ma anche cinquanta-sessantenni. 
Ci sono i professionisti dei concorsi pubblici. Negli ultimi anni li hanno provati tutti: dal concorso in polizia, a quello della Regione Campania, ai TFA per il sostegno, a Poste Italiane. Si sentono commenti degni di Checco Zalone: «vincere questo posto è come vincere alla lotteria, prendi il posto fisso e non fai più nulla fino alla pensione». Un posto “fisso” che, molto probabilmente, costringerà i vincitori a stare seduti in silenzio in un angolo di una galleria, ticchettando sul cellulare in attesa che passino le 8 ore.

Tantissimi anche i dottori di ricerca, laureati in materie umanistiche, professionisti che lavorano in ambito culturale già da anni, precari e sottopagati. Tutti alla ricerca di un minimo di stabilità.

Mi raccontano alcuni di loro: «Dopo 3 ore, si comincia la prova. La cosa più faticosa sono proprio le attese e il freddo all’interno dei padiglioni, tanto che c’era una signora con una coperta isotermica addosso!».

Il test prevede 60 domande40 di tipo logico-deduttivo e matematico e 20 di nozioni di patrimonio culturale, sicurezza sul lavoro, legislazione. Nozionismo puro (con una netta prevalenza di storia dell’arte, quasi nulla di archeologia o altro), del tipo «A quale anno si fa risalire l’entrata nella collezione del Cardinale Scipione Borghese della Caccia di Diana e della Sibilla di Domenichino? (con risposte possibili 1628-1622-1617)». Quasi meglio quelle sul calcolo combinatorio per risolvere quesiti come questo: «Quante parole anche prive di senso possono esser composte anagrammando la parola GIOVANOTTO che inizino per O e NON finiscano per GIO?».

Il morale tra i partecipanti non è molto alto. C’è chi mi dice: «Chi vincerà questo concorso? Qualche ‘fortunato’, quelli che da mesi si esercitano e provano a ripetizione tutte le prove di questo tipo, tra cui anche tanti bravi che non credo si accontenteranno, una volta assunti, di fare "l’usciere". È questo che il MiBACT vuole? Francamente mi sembra un gioco al ribasso e pieno di controsensi: si permette l’accesso ai diplomati, si alzano le competenze necessarie per entrare con quiz complessi, si offre un lavoro pagato poco e che necessita bassissime competenze quando invece si dovrebbe alzare l’asticella, cambiare il profilo del “custode” trasformandolo in un componente di una squadra di lavoro che oltre a funzioni di vigilanza, in base alle proprie competenze, potrebbe curare i social, realizzare siti web (quasi il 50% dei musei italiani non ha un sito internet!), organizzare eventi, ecc.».

Un altro dottore di ricerca mi comunica la sua amarezza: «assumere personale dovrebbe significare investire in competenze mentre con questo concorso il MiBACT mantiene lo status quo: ripropone le assunzioni di massa degli anni Settanta e Ottanta non si adegua alle nuove professioni che nel frattempo si sono formate e propone un gioco al ribasso, al quale però alla fine ti ritrovi anche tu a partecipare: perché se non lo fai sei choosy, ma se lo fai sei uno dei tanti alla ricerca di un minimo di serenità economica, nella speranza che un lavoro da custode si trasformi in qualcosa di meglio nei prossimi anni».

Pubblicato in https://www.fondoambiente.it/news/concorso-mibact-testimonianze
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