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Includere, riscoprire, valorizzare: la lectio magistralis di Giuliano Volpe

Inclusione, riscoperta, valorizzazione: queste le parole chiave della lectio magistralis tenuta da Giuliano Volpe, Presidente del Consiglio superiore per i Beni culturali e paesaggistici del MiBACT, nell’ambito del Festival Leggere&Scrivere. Maria D’Andrea e Fabrizio Sudano, partendo da una riflessione sulle problematiche che interessano la gestione del patrimonio culturale nella città di Vibo, chiedono quale possa essere la ricetta per affrontare e superare questi problemi.

Volpe apre la sua lectio con la tragica immagine del rogo di Faragola in Puglia: il sito, in seguito a uno scavo accurato e volto a interventi di ricerca e musealizzazione, è stato successivamente distrutto da un incendio dovuto all’assenza di una gestione che si occupasse principalmente di salvaguardia e protezione dello stesso. Eventi di questo genere invalidano gli sforzi profusi e le risorse investite in ricerca, formazione e valorizzazione. Ne deriva un’attenta e amara riflessione sulla discontinuità che ha caratterizzato per anni il Ministero dei Beni culturali (con ben 26 Ministri in 40 anni) e sul mancato rinnovamento di un’istituzione la cui struttura organizzativa risale al 1909. Come Volpe ci ricorda, il riformismo è un processo lungo e faticoso, fatto di piccoli passi e inevitabile per il rinnovamento della società.

Archeologia e patrimonio sono tuttora intese come “un insieme di oggetti da proteggere”, in primo luogo proprio dai cittadini, che dovrebbero esserne al contrario i principali difensori, in quanto proprietari e fruitori di tali beni: “siamo così immersi nel patrimonio” ci dice Volpe “da non essere più in grado di riconoscerlo” e questo ci porterà inevitabilmente a distruggerlo. L’archeologia va invece intesa come “un sistema di relazioni, un contesto omogeneo da riconoscere e trasformare senza distruggerlo”.

L’inclusione è dunque il primo importante passo per la valorizzazione del patrimonio: inclusione dei cittadini nelle operazioni di tutela con il passaggio da una tutela basata sui vincoli a una di tipo sociale, che cancelli il baratro tra pubblico e specialisti.

Seguendo i dettami della Convenzione europea di Faro (2005), basata sull’idea che la conoscenza e l’uso dell’eredità culturale fanno parte dei diritti di ciascun individuo, potremmo attuare una vera e propria rivoluzione culturale che ci permetta di avvicinare i cittadini alla conoscenza del patrimonio, modificare il linguaggio specialistico per riuscire a comunicare efficacemente col pubblico, senza banalizzare ma rendendo chiaro ciò che dovrebbe essere alla portata di tutti e che risulta spesso inaccessibile, allontanarci da una visione sacralizzata e isolata dei Musei, non intesi come sistemi chiusi ma come ambienti comunicativi e vivi.

Da: http://www.tropeafestival.it/news/includere-riscoprire-valorizzare-la-lectio-magistralis-di-giuliano-volpe/


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