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Intervento di Francesca Valbruzzi sulla Riforma Mibact e sulle polemiche

Caro Giulio, mi spiace di doverti esprimere nuovamente, dopo alcuni mesi, il mio sentimento di indignazione per gli sconcertanti attacchi personali che stai subendo, per il ruolo istituzionale che rivesti quale presidente del Consiglio Superiore dei beni culturali del Mibact. Penso che tali vergognosi insulti siano squalificanti proprio per coloro i quali li rivolgono verso chi rappresenta, con grande dignità e onestà intellettuale, un organo "storico" di presidio alla tutela del patrimonio culturale e paesaggistico della "Nazione". Chi ogni giorno afferma di operare in difesa della Costituzione come può, poi, offendere le stesse Istituzioni cui la Repubblica ha affidato l'attuazione dei principi democratici fondamentali sanciti dall'articolo 9!  Dovremmo tutti sperare nella durata e resistenza delle Istituzioni oltre noi stessi, quindi averne cura, al di là delle polemiche del presente, e trasmetterle con rispetto alle future generazioni. Possiamo avere idee diverse, come tu dici, su come "innovare" le Istituzioni di tutela, perchè vengano "rinnovate" e acquistino un senso nel presente. Ma il salutare confronto democratico deve servire a rafforzare le Istituzioni e non a delegittimarle, perchè una volta demolita questa "casa comune" che ci ospita non ne avremo più un'altra dove andare a discutere. Per questo io ti ringrazio nuovamente per l'opportunità che hai offerto agli archeologi e storici dell'arte siciliani, spalancandoci generosamente, per la prima volta, le porte della bellissima sala del Consiglio Superiore al Collegio Romano, dove lo Stato postunitario collocò il cuore pensante della tutela del patrimonio culturale italiano.

Come tu sai io nutro, insieme a molti altri archeologi siciliani, forti timori per l'adozione delle Soprintendenze "uniche" nello Stato, non perchè ritengo sia sbagliato il modello teorico multidisciplinare sviluppato dalla innovativa legislazione regionale degli anni settanta in Sicilia, ma per i rischi che esso comporta di sottomissione ai Governi, in virtù della nomina politica dei dirigenti. Purtroppo, il fallimento del sistema regionale siciliano di tutela, che tu hai denunciato più volte, ne è la prova lampante e costituisce un monito alla prudenza. Allora dovremmo fermarci e lasciare tutto com'è? No, anche perchè l'inerte conservazione dello status quo non fa che aggravare la crisi della azione istituzionale di tutela. Io penso anzi che occorra "rifondare" il sistema nazionale di tutela con un pensiero forte che "ripensi" la complessità del patrimonio culturale italiano e metta in campo le forze attive, professionali e scientifiche, per poterlo "trasmettere", salvo nei suoi valori storici e culturali, al Paese "che verrà". Ma per costruire un "pensiero forte" di cambiamento occorre, io credo, una discussione aperta a tutti i soggetti coinvolti a qualunque titolo. Occorre avere coraggio e mettersi in gioco senza riserve! Io so che sei fortemente convinto dell'abbattimento di ogni steccato pregiudiziale e per questo spero che la tua azione istituzionale possa dare la spinta propulsiva all'apertura di un dibattito a tutto campo sul "patrimonio della Nazione". La discussione di Firenze potrebbe essere l'occasione propizia per l'avvio di questo "ripensamento" collettivo.  A proposito, poi, della "fatica quotidiana della tutela", spesso ignorata da chi predispone sulla carta le riforme del sistema di tutela, penso che sia fondamentale in tutto questo l'apporto di esperienze maturate all'interno della dolorosa situazione siciliana. Da più parti, ormai, si chiede, e lo abbiamo fatto anche noi archeologi e storici dell'arte siciliani in Consiglio Superiore, che si metta fine a quel "mondo a parte" che ha prodotto solo alcune rendite di posizione ed impedito il corretto ricambio generazionale che avrebbe consentito il rinnovamento metodologico delle forme di tutela e valorizzazione dell'importante patrimonio culturale e paesaggistico "nazionale" conservato in Sicilia. Nel momento in cui il "modello siciliano di tutela" viene adottato nel sistema nazionale del Mibact, sarebbe ben strano che proprio la Sicilia venisse abbandonata ad un incombente degrado istituzionale, in ragione di un malinteso principio di "autonomia", che non può mai "assolvere" l'amministrazione regionale dal rispetto della Costituzione repubblicana e del Codice dei beni culturali e del Paesaggio che da essa discende. Sarebbe utile, in questa direzione, proporre l'adozione al Mibact di un "Ordinamento dei ruoli tecnico-scientifici dei funzionari del patrimonio culturale italiano", valido su tutto il territorio nazionale, con i requisiti e i titoli qualificanti, le mansioni, le funzioni amministrative e le postazioni direttive e dirigenziali da ricoprire, in attuazione del principio di "buon andamento e imparzialità" della Pubblica Amministrazione, come è espresso dall'articolo 97 della nostra Costituzione.>

Un caro saluto

Francesca Valbruzzi


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