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Intervista a FoggiaToday

Giuliano Volpe candidato Sel al Senato in Puglia: intervista

Uno sguardo ai quattro anni appena passati, l'altro ad un possibile futuro in politica. Insomma, da Magnifico a (probabile) Onorevole. Giuliano Volpe, il rettore dell'università degli studi di Foggia, a partire da oggi si autosospende dall'incarico in vista dei suoi prossimi impegni elettorali.

Il "numero uno" dell'università degli studi di Foggia, infatti, è candidato al Senato - secondo in Puglia dopo Stefàno - con il partito del governatore della Puglia, il suo amico e concittadino Nichi Vendola. In questo giorno "di passaggio" abbiamo raccolto il punto di vista di Volpe circa il suo rapporto con gli studenti, il lavoro svolto in ateneo, il "Foggianesimo" coniato da Vendola e i costi della politica.

Rettore, partiamo dalla fine, ovvero dall'inaugurazione dell'anno accademico . Dopo le pubbliche ed insistenti richieste di "dimissioni immediate" arrivate da parte degli studenti lei non si è mostrato né turbato, né sorpreso. Ma - non può negarlo - è apparso evidentemente seccato: da quale aspetto di tutta la vicenda è stato maggiormente offeso, ferito, indignato?

Sinceramente mi dispiace partire da questo argomento che - lo capisco - attrae un'attenzione un po' morbosa, ma mette in secondo piano le cose fatte, i risultati raggiunti, i problemi aperti. In ogni caso non mi sottraggo, come ho sempre fatto: non sono stato turbato e sorpreso, perché mi attendevo quell'attacco, era annunciato, nonostante abbia discusso per alcune ore con il Consiglio degli Studenti per spiegare i motivi della mia scelta.

Certo, ho sperato fino alla fine che si non ponesse questa questione, non perché non ami essere criticato, ma perché ancora una volta ho trovato improprio il luogo: di queste cose si parla in senato accademico (dove gli studenti hanno una rappresentanza significativa, 5 componenti, tra le più alte in Italia, cosa di cui vado fiero), nel Consiglio degli Studenti e negli incontri in rettorato, come avevamo già fatto.

In ogni caso, più che offeso o indignato sono amareggiato per l'atteggiamento assunto in occasione di un momento così importante, anche solenne, della comunità accademica come l'inaugurazione dell'anno accademico, l'ultima del mio mandato. Amareggiato, soprattutto, perché resto convinto che quell'attacco fosse strumentale e - temo - anche sollecitato da altri, per altri fini. Ho provato anche delusione - non lo nascondo - nel ritrovare su alcuni organi di stampa un'enfasi quasi esclusiva riservata a tale protesta, francamente marginale e minoritaria, rispetto a tutto il resto.

 

Allora ci spieghi i motivi di questa scelta così duramente criticata

E' una decisione assunta solo per senso di responsabilità nei confronti dell'università. L'autosospensione (che, forse è bene precisarlo, prevede anche la sospensione dell'indennità di carica) consiste nella totale mia esclusione da ogni decisione ed atto riguardante l'università durante tutto il periodo della campagna elettorale: sono convinto che sia non solo una scelta eticamente ineccepibile ma anche, lo ribadisco, un atto di responsabilità nei confronti dell'istituzione.

Al contrario, le invocate dimissioni sarebbero solo un atto irresponsabile di fuga improvvisa, di egoismo e di opportunismo (facile anche da 'vendere' sul piano mediatico ed elettorale). Lo statuto della nostra università prevede, infatti, che in caso di impedimento del rettore (come per l'autosospensione), tutte le funzioni vengano svolte dal prorettore: tutte le attività, quindi, possono proseguire regolarmente, gli organi di governo possono operare, si possono emettere decreti, deliberare su spese, progetti, e altro.

Nel caso di dimissioni, al contrario, subentra il decano dei professori ordinari "fino alla nuova elezione e limitatamente all'attività di ordinaria amministrazione e all'adozione degli atti urgenti e indifferibili" (art. 13, c.2): in sostanza si verifica un blocco amministrativo, alquanto grave in una fase così delicata. In queste settimane, infatti, sono previste decisioni molto importanti ed io, alla politica del rinvio, non mi sono mai rassegnato.

Infine, in coincidenza con la mia autosospensione, il decano provvederà ad indire le nuove elezioni, fissando i tempi più opportuni per la presentazione delle candidature, per lo svolgimento di una campagna elettorale che consenta ai candidati di illustrare i propri programmi, per le varie tornate. Si voterà in aprile. In tal caso il 'blocco' sarà di un mese circa; con le mie dimissioni immediate sarebbe stato di tre mesi: una follia!

Il rapporto con gli studenti, come ricorderà, si era rivelato rovente ben prima di entrare nel clima elettorale. In tempi non sospetti, infatti, era stato aspramente accusato per la sua esposizione pubblica al fianco del governatore Vendola nel periodo precedente alle primarie del centrosinistra Alla luce della sua candidatura, alcuni potrebbero ritenere lecito pensare che quegli studenti che l'avevano così duramente accusato avevano colto nel segno e precorso i tempi. Come risponde, oggi, a tali accuse?

Preciso che il mio rapporto con gli studenti è sempre stato splendido: chiedetelo ai miei allievi, ai ragazzi che partecipano ai miei scavi, ai miei ex studenti divenuti miei collaboratori e ora anche ricercatori e docenti dell'università. Ho avuto alcune difficoltà solo con alcuni rappresentanti di una associazione studentesca.

Anzi, anche con questa stessa associazione ho avuto significative collaborazioni, a dimostrazione che, nonostante i loro frequenti attacchi, non ho mai perso la speranza di poter realizzare con loro iniziative positive, come la riorganizzazione del C.U.S., la nascita del C.U.T. ed infine la nascita di Unifg Store, che, caso unico nelle università italiane, è stato dato in gestione ad una società costituita da studenti.

Quanto alla mia candidatura, al momento delle primarie io ho solo dichiarato pubblicamente il mio personale sostegno a Vendola, perché è l'unico che da sempre pone i temi della scuola, dell'università, della ricerca, della cultura al primo posto. La mia candidatura è nata quando a livello nazionale SEL ha selezionato alcune personalità rappresentative di vari ambiti programmatici: sono lusingato d essere stato scelto per rappresentare, appunto, formazione, ricerca e beni culturali.

Mi si contesta l'uso dell'università come serbatoio di voti e trampolino di lancio: trovo l'accusa impropria, perché se così fosse, tutti i rettori sarebbero candidati, ma così non è, mi sembra. Forse bisognerà tener conto di quanto ho fatto come docente, come rettore e come archeologo a livello locale e nazionale nel corso degli anni: in tal senso mi piacerebbe che anche i colleghi, gli amministrativi e gli studenti siano orgogliosi che il loro rettore sia stato scelto per rappresentare il mondo dell'università in Parlamento (e sono certo che siano tantissimi a pensarlo).

Per quattro anni è stato il "numero uno" dell'ateneo dauno e ci sono grandi probabilità che lascerà presto il rettorato: che tipo di università consegnerà nelle mani del suo successore?

Lascio una università molto più solida, più matura, più strutturata (e non solo per lo straordinario incremento delle strutture edilizie promosso in questi anni), con un bilancio sano, senza debiti, anzi con piccoli tesoretti (come i 5 milioni di fondi FAS che andranno nel bilancio di questo o del prossimo anno, coprendo interamente l'investimento per la ristrutturazione delle palestre ex GIL fatto grazie ad un mutuo).

Una università che certamente ha ancora molti problemi ma che ha superato la fase forse più difficile, quella durante la quale qualcuno ha tentato addirittura di cassarla con un tratto di penna dalla geografia universitaria nazionale. Una università che si è conquistata una credibilità ed un ruolo importanti a livello nazionale, come dimostrano i grandi riconoscimenti ricevuti e gli incarichi di responsabilità svolti in CRUI con grande apprezzamento da parte di tutti i rettori (e la folta delegazione presente quest'anno e negli anni passati lo conferma!).

Sono soddisfatto, anche se ci sarebbe ancora tantissimo da fare, ci sono tanti progetti che non ho avuto il tempo e la possibilità - soprattutto in termini di risorse - di realizzare. Confesso una cosa: se il mio mandato non fosse giunto ormai al termine e se avessi avuto la possibilità di ricandidarmi e di proseguire il lavoro (cosa che la legge Gelmini non consente) credo che non mi sarei candidato al Parlamento.

Qual è stato il momento più importante (o che ricorda con maggiore emozione) del suo rettorato?

Momenti importanti tanti: ma, non lo nascondo, quest'ultima cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico, il momento dei ringraziamenti ai miei tanti collaboratori che, in quegli istanti di emozione, vedevo intorno a me, il lungo, caloroso, affettuoso applauso che ha accompagnato la conclusione della mia relazione, hanno costituito un momento di grande commozione perché ho avvertito che quell'applauso non era rituale, era sincero, e coinvolgeva tutti, docenti, amministrativi, studenti, rappresentanti istituzionali, cittadini, anche chi in questi anni non ha condiviso le mie scelte o le ha addirittura contrastate.

In che modo continuerà ad apportare il suo contributo scientifico-didattico all'ateneo dauno?

Continuerò certamente a lavorare con e per l'Università, manterrò il coordinamento del PRIN-Progetto di rilevante interesse nazionale, appena vinto, che coinvolge altre 11 università italiane. In realtà mi piacerebbe conservare, a titolo gratuito, almeno un corso di lezioni, ma la legge non lo consente, per cui potrò tenere solo conferenze e seminari.

Il mio gruppo di ricerca è qui e continuerò a lavorare con i miei collaboratori in tutti i progetti. Anche in questo mi piacerebbe ispirarmi a personalità del passato, che hanno continuato a studiare, insegnare, fare ricerca anche nel corso di incarichi parlamentari e addirittura di governo. Un modello straordinario al quale guardare con ammirazione, tentandone l'emulazione.

E' un periodo di generale disaffezione politica da parte dei cittadini. Lei va controtendenza avvicinandosi a questo mondo. Cosa l'ha spinta a farlo?

La mia passione 'politica' e civile non mi ha mai abbandonato, fin da ragazzo, anche in questi anni di studio, ricerca, insegnamento. È una voglia di contribuire al cambiamento e al miglioramento, in tutti i luoghi nei quali ho operato, università, mondo dei beni culturali e dell'archeologia. Conservo una idea alta della politica, non mi rassegno nel vederla ridotta ad affarismo o spettacolo o folklore.

Non voglio fare retorica, odio le ipocrisie e la demagogia e non vorrei apparire ingenuo: ma resto convinto che senza la buona politica questo paese sia finito, ed oggi più che mai ci sono le condizioni per cambiare e, pertanto, serve che chi ha competenze documentate, passione civile e rigore etico si spenda in prima persona.

Candidatura "blindata" ed investitura ufficiale da parte del suo concittadino Vendola. Quando ha maturato la scelta di correre al Senato?

Conosco Nichi dalla nostra infanzia a Terlizzi, abbiamo fatto tante attività insieme, un giornale (io ero direttore, lui la firma principale), battaglie contro l'abusivismo e la corruzione, abbiamo anche discusso spesso animatamente perché militavamo in partiti diversi (lui PCI-FGCI, io MLS e poi PdUP).

Ma non credo proprio che sia stato scelto perché amico di lunga data: Nichi ha moltissimi amici e non mi sembra che siano stati tutti selezionali nella lista nazionale. Credo che abbiano contato la mia esperienza e le mie posizioni in campo universitario e culturale.

Peraltro la scelta è stata fatta dall'Assemblea Nazionale di SEL, non dal solo Presidente Vendola. La scelta è maturata negli ultimi tempi ed è stata formalizzata a dicembre, poco prima di Natale: l'ho appresa da un sms e poi dalla conferenza stampa, cui ha fatto seguito una lunga serie di telefonate di amici e colleghi.

 

Negli ultimi periodi ha partecipato nelle vesti di rettore e/o privato cittadino a numerose manifestazioni in città, eventi più o meno pubblici: quali sono, secondo lei, le criticità più rilevanti in questo territorio?

Sarò telegrafico: affermazione della legalità diffusa, contrasto alle mafie, miglioramento deciso delle infrastrutture urbane e territoriali senza massacrare il territorio, qualificazione dell'agroalimentare, del patrimonio culturale e paesaggistico, del turismo. Soprattutto servirebbe una capacità progettuale, che non si inventa con idee estemporanee: servirebbe saper allargare gli orizzonti, spesso troppo angusti e localistici. Servirebbe, cioè, costruire una classe dirigente (non solo politica) adeguata alle sfide.

 

Il leader del suo partito, Nichi Vendola, in passato fece molto scalpore parlando di "Foggianesimo"… Cosa pensa di questa affermazione Lei che da anni oramai vive e si impegna per questo territorio pur non essendoci nato?

Non voglio fare difese d'ufficio, ma credo che Vendola sia stato male interpretato. La frase sul 'foggianesimo' fu pronunciata, se non mi sbaglio, in occasione dell'ennesima lamentazione da parte di rappresentati foggiani. Quello della lamentazione è - dobbiamo ammetterlo - uno sport molto praticato alle nostre latitudini.

L'idea di essere abbandonati, non curati, maltrattati o, sull'altro fronte, colonizzati, invasi, conquistati, è assai diffusa. È un atteggiamento purtroppo comune al Sud, troppo a lungo abituato al dominio esterno, alla politica dei favori, delle mance e delle regalie.

Quando mi sono trasferito per vivere a Foggia, in un incontro con amici, qualcuno mi racconto il famoso detto del 'foggiano che non sa fare, non vuol fare e non vuole far fare': e fece seguito una risata collettiva che mi lasciò perplesso. Quel detto, che indicava l'indolenza quasi con un carattere antropologico, mi sembrò orribile, ingiustificato, ingeneroso.

Ma ho appreso che gli stessi foggiani si attribuiscono spesso dei difetti che, però, rifiutano indignati, quando è qualcun altro a rimarcarli. Sinceramente non credo affatto a queste generalizzazioni, anche se in qualche occasione ho potuto riscontrare personalmente che la terza parte ('non vuole far fare') ha un qualche fondamento!

In realtà ho conosciuto e conosco tantissime persone, associazioni, movimenti di grande qualità, 'che sanno fare, che vogliono fare, che vogliono far fare': ed è questa parte buona della società foggiana che intendo rappresentare e con la quale vorrei costruire progetti seri per il futuro della Capitanata.

A proposito della disaffezione politica, molti pensano che i costi legati alla politica (indennità per i parlamentari, auto blu, finanziamenti ai partiti) siano eccessivi. Anzi, questo sembra essere ormai un dato assodato e condiviso da tutte le parti politiche. Qual è la sua opinione relativa alla possibilità di abbattere tali costi?

Sono convinto che questi costi siano da ridurre decisamente, senza populismi e demagogie, valutando effettivamente il rapporto corretto tra impegno, costi reali e indennità. Faccio presente che anche in questo non tutti i partiti sono uguali: tra le carte che ho sottoscritto per la candidatura c'è anche l'impegno, che trovo giusto, a devolvere una parte significativa della indennità al partito per l'autofinanziamento.

La democrazia, da Atene in poi, ha i suoi costi e non si può e non si deve ritenere che la politica possa essere fatta solo da ricchi imprenditori o da chi ha altre forme di finanziamento, spesso illecite: ma certamente è necessario garantire un equilibrio etico con i sacrifici chiesti a tutti. Alcuni privilegi sono assolutamente scandalosi e vanno rimossi. Sono, non a caso, tra i candidati sottoscrittori più convinti dell'appello di Libera e di don Ciotti 'Riparte il futuro'.

 

Durante una intervista per la web-tv Foggia Città Aperta ha dichiarato di sentirsi (con un pizzico di vanità?) "Il personaggio foggiano dell'anno". E, dalla sua, ha tutti i buoni motivi per ritenerlo. Cosa si impegnerà a fare per Foggia nel suo possibile futuro da senatore?

Mi fa piacere che mi faccia questa domanda perché mi consente di precisare meglio il mio pensiero, perché quella espressione può essere apparsa, legittimamente, come presuntuosa e un po' narcisistica. Se devo pensare ad un 'foggiano dell'anno' penserei in realtà ad una persona straordinaria come don Michele de Paolis, un anziano giovanissimo, combattivo e passionale, fervente credente 'irregolare'; anzi direi che 'foggiano dell'anno' è troppo poco, perché lui da decenni combatte dalla parte degli ultimi, degli emarginati, di chi è in difficoltà.

Il riferimento a me è nato solo dal recente riconoscimento dato all'Unifg con il Premio Gubbio 2012 per i centri storici, che pareva quasi una assurdità nei giorni tragici dei cumuli di spazzatura in città.

Quanto al mio impegno per Foggia e la Capitanata, se la mia candidatura, con il consenso dei foggiani, avrà successo, come spero, sarà massimo, totalizzante, appassionato, come ho sempre fatto nella mia vita in tutti i ruoli che ho ricoperto, pensando esclusivamente al bene della istituzione e della comunità che rappresento.

http://www.foggiatoday.it/politica/elezioni/politiche-2013/intervista-giuliano-volpe-candidato-sel-senato-puglia.html


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