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L'arena diventi una "piazza" per riavvicinare i cittadini al Colosseo

È stato presentato il progetto risultato vincitore nel bando, pubblicato nello scorso mese di dicembre, per la realizzazione dell’arena del Colosseo. Si è aggiudicato questo ambizioso progetto la proposta presentata da Milan Ingegneria.

Com’è ormai noto, l’idea fu lanciata nel 2014 da Daniele Manacorda in un suo breve articolo. Fu poi mia la responsabilità (secondo alcuni la ‘colpa’, come per altre vicende), in qualità allora di presidente del Consiglio superiore ‘Beni culturali e paesaggistici’, illustrare questa idea, che sarebbe rimasta relegata al massimo nel dibattito tra gli addetti ai lavori come un’ipotesi puramente teorica, al ministro Dario Franceschini, che ne fu subito folgorato, tanto da rendere pubblico subito il suo sostegno con un tweet il 2 novembre del 2014. Accade raramente che un politico sposi una proposta lanciata da uno studioso, la faccia propria e la renda attuabile: bisogna dare atto al ministro Franceschini di aver dimostrato coraggio lungimirante e determinazione nel portare avanti questo progetto. Sono passati tanti anni da allora e non poche sono state le discussioni e anche polemiche, nel quadro del confronto e dello scontro sulle varie riforme Franceschini, che hanno previsto nel frattempo la nascita del Parco del Colosseo insieme a vari altri musei e parchi autonomi.

Ora è stato finalmente presentato il progetto, preferito tra gli undici presentati da una commissione qualificata, della quale hanno fatto parte vari studiosi e specialisti (Salvatore Acampora, Alessandro Viscogliosi, Stefano Pampanin, Michel Gras e Giuseppe Scarpelli). Le soluzioni adottate sembrano molto raffinate e innovative, anche sotto il profilo tecnologico, oltre che esteticamente gradevoli, prive di impatto, a conferma della notevole capacità progettuale italiana nel campo del patrimonio culturale. Il pavimento sarà in legno di Accoya trattato von particolari accorgimenti. Notevole il sistema di ventilazione, con 24 unità meccaniche che consentono un completo ricambio di aria in soli trenta minuti. La possibilità di coprire e scoprire gli ambienti sotterranei, attraverso lo scorrimento lungo dei binari di listelli di legno posti di taglio o di piatto, offre flessibilità e consente anche di superare alcuni dei timori espressi da alcuni critici.


Le critiche finora presentate da varie parti sono state, com’era prevedibile, numerose, alcune delle quali anche legittime e condividibili; possono essere così riassunte, anche per valutarle, in maniera più serena e meno ideologica:

1. I locali sotterranei fanno parte ormai della percezione e della visione storicizzata del monumento.
2. La copertura potrebbe danneggiare le strutture ipogeiche.
3. Non si potranno più osservare i locali ipogeici dall’alto.
4. Ci sono strutture tardoantiche poste a una quota più alta la cui conservazione potrebbe essere problematica.
5. In realtà si vuole realizzare l’arena per organizzare spettacoli e manifestazioni, con il rischio di ‘mercificazione’ del Colosseo.
6. Ci sono ben altre esigenze per cui utilizzare 18 milioni per questo progetto è uno spreco.
Ho sempre avuto il massimo rispetto per le idee diverse, anche quelle lontanissime dalle mie. Pertanto mi permetto di replicare brevemente e pacatamente a queste obiezioni anche alla luce del progetto appena approvato, che ovviamente tiene conto delle indicazioni previste dal bando predisposto dal Parco dopo una lunga attività di studio.


All’obiezione 1 si può rispondere che un monumento è un organismo vivo, le cui funzioni cambiano molto nel corso del tempo; non è pensabile pertanto che non si possano apportare modifiche, alla luce delle esigenze e anche degli inevitabili, e positivi, cambiamenti di idee e visioni culturali, ovviamente sempre nel rispetto delle esigenze di tutela. Il Colosseo è stato tante cose nel corso dei secoli: luogo per spettacoli gladiatori, monumento in abbandono in età tardoantica e altomedievale, occupato da abitazioni sistemate nei corridoi anulari, poi tra XII e XIII fortezza della famiglia Frangipane, cava per recuperare materiali in particolare per la costruzione del San Pietro, luogo di culto, sede anche di una cappella e delle edicole della Via Crucis. Furono gli scavi archeologici ottocenteschi che portarono al disseppellimento degli ambienti ipogeici. Quindi quei locali, inizialmente pensati per essere coperti, solo in tempi relativamente recenti sono stati portati alla luce del sole, per effetto degli scavi archeologici, per decenni esposti alle intemperie e a un grave processo di degrado, con umidità, muffe, parassiti e altri agenti patogeni. La copertura semmai li proteggerà (contrariamente a quanto pensano coloro che avanzano la critica al punto 2), come si può verificare in quella parte già coperta anni fa dal soprintendente Adriano La Regina, che ricostruì una piccola porzione della pavimentazione dell’arena. La soluzione dei listelli di legno girevoli e scorrevoli non solo garantisce una notevole circolazione d’aria negli ambienti sotterranei ma consente anche di poterli osservare dall’alto come accade ora (punto 3): mi auguro, però, che i visitatori possano scendere negli ipogei per visitarli direttamente, avendo una migliore percezione di quegli spazi, coperti, bui, un tempo popolati da gladiatori, belve, schiavi, personale addetto allestimento dei giochi, medici, magari anche con il sussidio di supporti multimediali. Ma soprattutto sarà possibile camminare sulla pavimentazione nel cuore del Colosseo: una sensazione impagabile per percepire la maestosità di quel monumento, con gli occhi di chi si esibiva nell’arena e non solo con quelli del pubblico che li seguiva dall’alto (è un’esperienza che oggi è possibile vivere visitando un grande stadio di calcio, calpestandone il prato – a me è successo, ad esempio, a Barcellona visitando Camp Nou). Il pavimento, insomma, restituisce al monumento una possibilità di comprensione per tutti, non solo agli specialisti. Non conosco ancora nei dettagli il progetto, ma immagino che la pavimentazione sia stata ideata in modo da non danneggiare anche le murature più tarde (punto 4); in caso contrario, si dovrà trovare una soluzione in fase attuativa.


Alle ultime due obiezioni non è semplice rispondere perché in realtà sono quelle più sollecitate da posizioni ideologiche. Il benaltrismo è un antico male italiano: pensare che sia un errore destinare risorse certamente significative (relative peraltro a uno specifico fondo destinato solo a grandi progetti strategici) a un monumento simbolo dell’Italia nel mondo, il più visitato in assoluto, per renderlo meglio comprensibile, più protetto e ancor più fruibile, mi sembra alquanto miope. Quanto ai possibili usi, posso solo auspicare che sia il Parco, con il suo comitato scientifico e il suo Consiglio di Amministrazione, a decidere gli eventuali programmi di iniziative culturali da ospitare nel Colosseo: credo che l’unico vero vincolo, insieme alla qualità e alla coerenza con il progetto culturale complessivo del Parco, debba essere la tutela fisica del monumento, per cui ogni iniziativa dovrebbe essere compatibile con questa irrinunciabile esigenza. Altri limiti (la musica da camera sì, la musica leggera no, il teatro shakespeariano sì, quello comico assolutamente no!) parrebbero tipici di uno Stato etico e non di un paese europeo libero e democratico. Ma soprattutto auspico che, come ha sottolineato Manacorda, più che un’arena si realizzi una ‘piazza’, un po’ com’era nel Medioevo, quando la platea communis era viva e vitale. Spero, cioè, che questa nuova configurazione del Colosseo non sia funzionale solo al turismo di massa ma anche e soprattutto al riavvicinamento dei cittadini, dei romani, immaginandolo come un nuovo spazio urbano di produzione e fruizione culturale.


Pubblicato in https://www.huffingtonpost.it/entry/larena-diventi-una-piazza-per-riavvicinare-i-cittadini-al-colosseo_it_608e82a7e4b0ccb91c32de1c?utm_hp_ref=it-homepage
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