Blog

L'incendio del sito archeologico di Faragola e la necessità di reagire

Nella notte tra il 6 e il 7 settembre, intorno a mezzanotte, nell’area archeologica di Faragola (Ascoli Satriano FG) un incendio, che si è poi sviluppato per molte ore, ha interamente distrutto la struttura di musealizzazione realizzata negli scorsi anni, a partire dal 2008-09, e in corso di completamento in questi mesi. Gli scavi di Faragola, condotti dal 2003 in poi, sotto la direzione dello scrivente e di Maria Turchiano, dall’Università di Foggia, con la partecipazione di centinaia di studenti di archeologia di molte università italiane e straniere, hanno portato alla luce un importante sito rurale la cui storia si sviluppò nel corso di oltre un millennio, in età preromana (VI-II secolo a.C. circa) con un villaggio indigeno, daunio, poi con una villa romana che ebbe il suo momento di massima espansione in età tardoantica (IV-VI d.C.), cui fece seguito un insediamento altomedievale (VII-VIII d.C.) interpretato come un’azienda agricola (curtis) longobarda. Particolare rilievo hanno la grande sala da pranzo con pavimenti di marmo e lussuosi pannelli in opus sectile e un divano in muratura per banchetti, da cui fuoriusciva scenograficamente acqua che ricopriva lo spazio centrale dell’ambiente, per dare l’impressione di un pranzo a bordo di un laghetto. E inoltre le grandi terme, con molti vani caldi, tiepidi e freddi, vasche, una piscina e policrome pavimentazioni a mosaico. Data la rilevanza e la buona conservazione dei resti archeologici, pensammo presto di musealizzare l’area, realizzando un’innovativa copertura in legno lamellare e teli di gore-tex, che attribuiva agli spazi non solo un’adeguata protezione e una splendida luminosità ma offriva anche ai visitatori una percezione dei volumi e una migliore comprensione del sito. Nell’ambito del cantiere in corso, si stavano sia completando le strutture, con un centro servizi, biglietteria, spazio didattico, sia allestendo innovativi sistemi multimediali e, finalmente, anche un impianto di allarme e videosorveglianza. L’intero progetto di musealizzazione, sviluppatosi nel corso di tre lotti dal 2008 a oggi, si è avvalso di fondi della Regione Puglia, di Arcus e del MiBACT, per complessivi 3 milioni di euro circa.

L’incendio ha mandato tutto questo in fumo. Le coperture sono state completamente distrutte. Le strutture archeologiche sono state fortemente danneggiate, in particolare le pavimentazioni in marmo (quasi calcificate per le alte temperature) e i mosaici (sollevatisi e letteralmente esplosi in centinaia di pezzi).

Le indagini sono in corso e riponiamo la massima fiducia nel lavoro dei Carabinieri (compreso il Nucleo TPC) e della magistratura. I rilievi dei Vigili del Fuoco, accorsi nella notte, di fatto senza poter intervenire nello spegnimento, sembrano lasciare aperte sia la strada dell’incidente provocato dalle stoppie, sia dell’atto doloso con fiamme appiccate nella struttura.

Se dovessi riferire una mia impressione, maturata dall’esame delle tracce presenti sul sito, oltre che delle foto e dei brevi video del rogo, non potrei non ribadire il carattere doloso dell’incendio. L’erba secca era stata tagliata, tutta l’area circostante la struttura archeologica era ed è tuttora pulita, priva di tracce di bruciato. Tra le stoppie bruciate lungo la strada che costeggia il sito, dal punto in cui secondo alcuni sarebbe partito l’incendio accidentale, e la copertura c’è un muro di recinzione e alcuni alberi, che risultano parzialmente bruciati solo nella parte prospiciente la copertura ma non sul lato da cui avrebbe preso le mosse l’incendio. Inoltre la parte, che pare si sia incendiata per prima e che nelle foto scattate intorno alle due di notte risulta crollata per prima, è posta all’estremo opposto rispetto al punto da cui sarebbe giunto il fuoco accidentale. Ma si tratta solo di osservazioni e di impressioni di chi di mestiere fa l’archeologo (lavoro che però si basa su tracce, indizi, dati materiali) e non l’investigatore.

E difficile anche capire a chi possa giovare questo disastro: alla delinquenza locale? Alla mafia foggiana, che assiste con preoccupazione ad una maggiore pressione da parte dello Stato? A semplici balordi? Attendiamo fiduciosi gli esiti delle indagini, per sapere – ammesso che sia possibile con certezza – se si è trattato di un incidente colposo o di un intervento premeditato. Sperando che chi dovesse avere qualche notizia o nutrire un sospetto parli.

In ogni caso, si tratta di un atto di assoluta gravità, che pone, in generale, il tema della sicurezza dei luoghi della cultura e anche quello, assai doloroso, della frequente mancanza di adeguate forme di gestione di tanti musei e siti archeologici.

Nel frattempo i riflettori si vanno pericolosamente spegnendo. E nonostante la gravità del fatto, il rilievo nazionale mi pare assolutamente sottodimensionato. Penso al contrario che sia necessario tenere viva e alimentare l’attenzione. Reagire subito, come peraltro si sta facendo (il sito è stato bonificato, la messa in sicurezza è in corso, si sta per realizzare una copertura di cantiere necessaria per i lavori di restauro) e progettare presto la nuova sistemazione. Organizzare iniziative e far vivere il sito, anche nelle lunghe fasi di cantiere di restauro e ricostruzione.

Mostrare la massima unità tra le istituzioni, MiBACT, Regione, Università, Comune e mettere da parte polemiche, contrapposizioni, operando con una regia unica e forte.

Fortunatamente si sta anche sviluppando sul posto un movimento. È stata lanciata da poco una raccolta fondi a favore di Faragola dalla Fondazione Apulia felix (http://www.apuliafelix.org/), presieduta da chi scrive e composta da imprenditori, professionisti, cittadini attenti ai temi culturali e sociali in una realtà assai difficile come quella della Capitanata. Un’iniziativa tesa soprattutto a favorire la sensibilizzazione e a far sentire tutti protagonisti di questa rinascita. Stanno mostrando interesse personalità del mondo dello spettacolo e dello sport (compresa la squadra di calcio di Foggia appena promossa in B). E soprattutto tante associazioni e tanti cittadini. Dall’incendio di Faragola potrebbe e dovrebbe prendere le mosse una forte partecipazione dal basso, che reagisca alla distruzione del patrimonio con le armi della cultura e della legalità.

Articolo pubblicato, con alcune mofiche, in http://www.huffingtonpost.it/giuliano-volpe/lincendio-del-sito-archeologico-di-faragola-e-la-necessita-di-reagire_a_23211532/?utm_hp_ref=it-homepage
<< Indietro

Ultimi post

La zone d'interesse

Visto “La zona d’interesse”, film di Jonathan Glazer, duro e doloroso come un pugno nello stomaco ripetuto continuamente con colpi ritmici,...

Killers of the Flower Moon

Visto, giorni fa (e purtroppo non al cinema, dove lo avevo perso) Killers of the Flower Moon, film epico (anche per la durata) di Martin Scorsese, grande...

La società della neve

Visto su Netflix la Società della neve, film drammatico, duro, a tratti sconvolgente, che racconta la nota vicenda del gruppo di ragazzi di una squadra...

L'educazione delle farfalle

Letto L'educazione delle Farfalle di Donato Carrisi, regalatomi da una amica che conosce la mia passione per i Thriller. Non avevo mai letto nulla di Carrisi...