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L'ingegnere dei libri che guardava lontano.

Il nome dell’ing. Renzo Ceglie è intimamente legato a Edipuglia, la piccola e qualificata casa editrice barese specializzata nell’editoria scientifica nel campo delle scienze umanistiche, dall’archeologia alla storia, dalla cristianistica alle letterature antiche.

Dopo una breve esperienza lavorativa nelle ferrovie, Ceglie si dedicò all’editoria, collaborando anche con un altro grande editore, Raimondo Coga. Ceglie era uno straordinario innovatore, uno sperimentatore, un pioniere: intuì prima di tanti altri le straordinarie potenzialità dell’informatica e dell’editoria elettronica, spesso elaborando personalmente i programmi. Diede vita ad una società di composizione elettronica e un’altra specializzata nei fotoliti e nel trattamento delle immagini, formando negli anni tanti specialisti, una vera scuola di alta editoria. Delle sue straordinarie competenze tecniche si sono avvalsi negli anni molti importanti editori, come Laterza, De Donato, Dedalo.

Nel 1979 fondò la sua casa editrice, Edipuglia, con la quale pubblicò inizialmente volumi di storia e tradizioni pugliesi legati ad alcuni personaggi della vita culturale locale come Vito Maurogiovanni. Il passaggio all’editoria scientifica negli anni Settanta fu stimolato da alcuni studiosi dell’Università di Bari, Antonio Quacquarelli e in particolare due allora giovani ricercatori di storia e archeologia cristiane, con i quali il sodalizio non si è mai interrotto, Giorgio Otranto e Carlo Carletti: risalgono a quegli anni i volumi sul santuario micaelico di Monte Sant’Angelo, la collaborazione con la rivista Vetera Christianorum, l’edizione del primo manuale di archeologia cristiana, ancora oggi ristampato, di Pasquale Testini. Dopo l’esperienza nel 1988 del catalogo della grande mostra sull’archeologia di Bari, che raccolse un gruppo di studiosi dell’Università di Bari e della Soprintendenza Archeologica, legata in particolare al nome di Giuseppe Andreassi, la scelta di campo per l’editoria scientifica fu definitiva.

Fu in quel momento che si avviò anche il rapporto di collaborazione con chi scrive, cui Ceglie volle affidare la direzione editoriale con il lancio di nuove collane di archeologia, storia, filologia e storia della letteratura. Da allora, grazie alla collaborazione di tanti studiosi e di molte università italiane e straniere, Edipuglia ha pubblicato centinaia di volumi, ampliando l’attività editoriale, dotandosi di direttori e comitati scientifici di alto profilo e di rigorose norme di valutazione della qualità scientifica, tanto da affermarsi come una delle realtà più qualificate e apprezzate a livello internazionale.

Il cuore di questa attività era lui, che questo lavoro ha amato come pochi, curando personalmente la realizzazione di ogni singolo libro, con una competenza tecnica straordinaria e un’autentica passione, rimasta intatta fino alla sua scomparsa, e con un’irraggiungibile capacità di lavoro. Sono famose le bozze corrette e gli impaginati inviati all’alba, anche la domenica, agli autori. Gli piaceva realizzare i libri, curare le immagini, impaginare opere complicatissime.

Ceglie è stata soprattutto una persona onesta, perbene, enormemente modesta, ottimista e straordinariamente generosa. Per lui era importante più di ogni cosa il rapporto con gli autori: era soddisfatto quando ne riceveva gli apprezzamenti. Con Edipuglia ha rappresentato un esempio mirabile di una piccola casa editrice, con una sua specifica caratterizzazione settoriale, al servizio della ricerca scientifica, con un rapporto diretto e personale tra autore-studioso e editore: un patrimonio prezioso, pugliese e italiano, da difendere contro l’affermarsi progressivo di colossi monopolisti internazionali.

Riservatissimo. Non ha mai voluto apparire, preferendo il lavoro nell’ombra. Anche per questo motivo forse non volle dare il suo nome alla casa editrice, secondo una consuetudine assai diffusa tra gli editori, ma preferì quella denominazione legata alla sua terra così tanto amata. E quando anche chi scrive gli propose di cambiarlo, quel nome, lui rifiutò. Ebbe anche allora ragione lui, perché quel nome e quel logo tratto da una decorazione della basilica di San Nicola, pur legati a una regione, sono poi diventati noti e apprezzati a livello internazionale, con l’orgoglio di un uomo del Sud e la capacità di guardare lontano.

 

Giuliano Volpe

Articolo pubblicato in La Gazzetta del Mezzogiorno, 29 aprile 2016, p. 31.
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