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La Cattedrale di San Sabino a Canosa: le origini nell'età di Giustiniano

Sono stati presentati venerdì sera nella cattedrale di San Sabino a Canosa alcuni risultati straordinari dei recenti lavori di restauro effettuati nella chiesa, curati dall’arch. Giuseppe Matarrese, con la cura e la guida di don Felice Bacco, attivissimo, colto e competente parroco della cattedrale. Oltre all’individuazione di murature certamente di età tardoantica e di una serie di altri elementi, tra cui numerosi mattoni sabiniani utilizzati nelle murature e nella copertura del nucleo originario, già effettuata alcuni anni fa, più recentemente asportando l’intonaco che rivestiva l’interno della cupola laterale del presbiterio si è scoperto che è realizzata in tufelli con 33 cerchi concentrici resi con mattoncini, alcuni dei quali con il celebre monogramma del vescovo Sabino, e al centro la croce. Questi elementi inducono a retrodatare la datazione dell’edificio al VI secolo d.C., e più precisamente al periodo di Giustiniano, come hanno dimostrato le amiche e colleghe Gioia Bertelli dell’Università di Bari e Marina Falla Castelfranchi dell’Università del Salento, con le quali mi congratulo per questa nuova importante scoperta. Dunque anche il nucleo originario della chiesa di San Sabino (la chiesa romanica fu dedicata al santo nel 1101 alla presenza di papa Pasquale II) va attribuita al potente e attivissimo vescovo Sabino.  Si tratta di un edificio, straordinariamente ben conservato, con pianta a croce latina, a tre navate, con cupole sulla navata centrale e nel transetto e molto probabilmente un atrio antistante. In questa chiesa, nella cripta posta sotto l’altare intitolato ai ss. Giovanni e Paolo la Vita di san Sabino, un’operetta agiografica redatta da un anonimo agli inizi del IX secolo, dice che fu posto il sarcofago con il corpo di Sabino. Come ha sottolineato Falla Castelfranchi, il vescovo cansino, presente spesso a Costantinopoli, nel 536 addirittura come capodelegazione occidentale, avrà certamente conosciuto personalmente i grandi edifici della capitale orientale, in particolare Santa Sofia, e con essi, con non poca grandeur, volle in qualche modo misurarsi nella sua straordinaria politica edilizia canosina. A Sabino infatti si deve anche la costruzione del monumentale battistero di San Giovanni, costruito accanto alla prima cattedrale canosina dedicata a Santa Maria (scoperta alcuni anni fa e da alcuni anni in corso di scavo da parte della nostra equipe dell’Università di Foggia), abbellita con nuovi mosaici dallo stesso Sabino, che realizzò anche il grande complesso paleocristiano di san Pietro, dove volle la sua tomba (scavi delle Università di Foggia e Bari da me diretti tra il 2001 e il 2006, purtroppo interrotti; l’area, ancora privata, attende di essere acquisita valorizzata), oltre al nucleo originario della chiesa di San Leucio (scavi dell’Università di Roma Sapienza diretti da Patrizio Pensabene), e alla chiesa paleocrsitiana di Canne e quella al di sotto della cattedrale di Barletta.

Certamente si attendono ancora ulteriori dati dai lavori in corso nella cattedrale di San Sabino e dagli altri scavi in corso, ma è evidente che si tratta di una nuova importante scoperta di grande rilevanza. Da alcuni anni cerchiamo di realizzare un nuovo museo, il Museo dei Vescovi, nel bel Palazzo Minerva di proprietà della cattedrale, nel quale illustrare questo patrimonio e raccontare la straordinaria storia tardoantica e altomedievale di Canosa.

Peccato che una città come Canosa, con un patrimonio archeologico straordinario, in particolare con un numero di chiese e di aree cimiteriali paleocristiane (si pensi alle catacombe di Ponte della Lama, indagate dall’Università di Bari), paragonabili, al di fuori di Roma, solo a quelle di città come Ravenna, non abbia ancora quel successo in termini di valorizzazione ed anche di fruizione turistica che meriterebbe

 

 


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