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La Federazione delle Consulte Universitarie di Archeologia per l’archeologia della Sicilia

La Federazione delle Consulte Universitarie di Archeologia (FCdA) sta seguendo con vivo interesse e preoccupazione le vicende relative all’istituzione dei nuovi Parchi archeologici in Sicilia e, più in generale, alla gestione del Patrimonio archeologico nell’isola. I docenti archeologi delle Università italiane hanno infatti nell’amministrazione pubblica del Patrimonio culturale della Nazione, ai sensi del dettato costituzionale, il proprio punto di riferimento obbligato per le attività istituzionali di ricerca e di formazione nell’ambito dell’Archeologia.

A fronte delle nomine dei Dirigenti dei Parchi rese note nei giorni scorsi dagli organi di stampa, con un’accelerazione impressa dal Governo della Regione Siciliana all’iter di istituzione dei nuovi Parchi, a quasi vent’anni dall’approvazione della legge 10 del 2000, è difficile sminuire l’impatto negativo dei numeri:

  • sono appena 5 i Direttori archeologi rispetto ai 13 Parchi archeologici,
  • la composizione dei Consigli tecnico-scientifici, carente proprio degli specialismi scientifici necessari e in particolare degli Archeologi, non assicura un indirizzo adeguato sotto il profilo scientifico-culturale, indispensabile per una programmazione di qualità e per una continuità delle azioni al di là della rotazione dei Dirigenti.
  • la rotazione di tutti i Dirigenti dovrebbe seguire tempistiche ragionevoli in relazione agli incarichi da svolgere e ai progetti da realizzare, per non produrre effetti controproducenti in fase esecutiva di progetti o operazioni complesse.

Data l’esiguità dei Dirigenti archeologi, lo stesso conferimento della direzione di un Parco archeologico, in sé dato positivo, può comportare la scopertura ipso facto della Sezione archeologica di una Soprintendenza, ovvero di un Polo museale-archeologico: funzioni altrettanto specialistiche per le quali il mancato possesso di adeguate e comprovate competenze disciplinari, com’è facile intuire, va a scapito dell’efficacia e dell’autorevolezza dell’azione di indirizzo e della qualità dei risultati che si richiedono a un Dirigente. Non ci riferiamo ai Dirigenti posti a capo delle Soprintendenze uniche, che la Sicilia ha sperimentato in largo anticipo rispetto allo Stato, ai quali è richiesta sia una sicura competenza in una delle branche del Patrimonio culturale, sia una capacità di visione d’insieme, ma alle strutture specialistiche, cui solo l’elevato profilo tecnico-culturale del Direttore può dare garanzia di autorevole coordinamento e gestione adeguata alla natura dei Beni amministrati. In tal modo:

  • i principali Musei Archeologici Regionali potrebbero restare privi di un Direttore competente di Archeologia;
  • le Sezioni archeologiche delle Soprintendenze di Messina, Trapani, Enna, Caltanissetta, Agrigento, Ragusa, e tra qualche mese Palermo, sono avviate sulla stessa china;
  •  è grave la carenza degli stessi Funzionari archeologi nelle strutture deputate alla tutela e valorizzazione del Patrimonio archeologico: nei Parchi archeologici (da Morgantina a Selinunte, da Tindari a Gela) è assolutamente indispensabile la presenza nello staff di un Funzionario archeologo.

Ciò che più preoccupa è il futuro immediato: a fronte di un’età media superiore a 62 anni per i Dirigenti archeologi e a 57 anni per i Funzionari archeologi, a causa del ventennale blocco delle assunzioni, è facile prevedere la totale débâcle del settore di qui a breve, se non si cambia immediatamente la rotta. L’assenza di specialisti di un ambito di tale rilevanza strategica per la Sicilia non potrà e non dovrà infatti essere compensata attingendo ad altri Dirigenti privi di specifica formazione, grazie alla dirigenza unica, né riallocando personale non qualificato in esubero. Anche in Sicilia è necessario tenere conto della definizione dei profili professionali, coerentemente con la politica di qualificazione perseguita dall’Italia ormai da decenni (dagli ordinamenti universitari e dalle Scuole di Specializzazione, al recentissimo Decreto sulle professioni dei Beni culturali). A tale proposito, non si vede come i Funzionari archeologi possano prendere il testimone dei Dirigenti, assicurando la necessaria continuità dell’azione amministrativa in una fase di improcrastinabile ricambio generazionale, se si continua a impedirne in toto l’accesso ai compiti dirigenziali, mortificando le aspettative e le competenze anche dei più capaci.

 

Alla luce delle criticità rilevate, la FCdA, confermando la piena disponibilità del mondo universitario alla fattiva e proficua collaborazione, sollecita la Regione Siciliana a intervenire con tempestività e coerenza in vista della:

  • assegnazione degli incarichi dirigenziali specialistici (quali quelli inerenti Parchi archeologici, Musei archeologici-Poli archeologici-museali, Sezioni archeologiche delle Soprintendenze) in relazione alle competenze specifiche possedute dal singolo Dirigente;
  • individuazione di un organico standard adeguato per le strutture previste, onde programmare le future assunzioni in tempi rapidi, e avvio dell’iter necessario per le procedure concorsuali per l’assunzione di Archeologi, indispensabili per rivitalizzare l’organico ormai gravemente carente;
  • valorizzazione delle competenze esistenti all’interno dell’Assessorato, eventualmente anche attraverso selezioni su progetto dei destinatari di incarichi dirigenziali, riservate ai Funzionari archeologi;
  • predisposizione di una durata degli incarichi dirigenziali più consona alla natura degli incarichi e delle relative progettualità (4 anni rinnovabili, previa valutazione intermedia).
  • Individuazione di forme innovative di gestione, da sperimentare in alcuni parchi archeologici appena istituiti, che prevedano il coinvolgimento delle competenze e delle energie presenti nel locale mondo dei professionisti archeologi, che l’Università contribuisce a formare adeguatamente con impegno e dedizione.

 

Una rivitalizzazione dell’organico improntata a criteri di competenza, trasparenza e merito è difatti un passaggio urgente e imprescindibile per il rilancio dell’archeologia siciliana e per la valorizzazione dello straordinario potenziale che i Beni archeologici e il Patrimonio culturale nel suo insieme rappresentano per la Sicilia e per l’Italia, in termini di crescita culturale ed economica: obiettivo, questo, che sta certamente a cuore a chi governa la Regione Siciliana e all’intera collettività.

 


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