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Massimo Montella, un grande studioso e un grande amico, non c'è più


Ho appena appreso la tristissima notizia della scomparsa di un grande amico, di un grandissimo studioso, di una persona da sempre impegnata nello studio, nella politica e nella gestione del patrimonio culturale, Massimo Montella. 
Con una formazione umanistica (era laureato in lettere) aveva effettuato importanti ricerche nel campo dell'economia della cultura, a partire dalla sua lunga esperienza come dirigente della Regione Umbria, dove aveva dato vita a un innovativo sistema museale regionale, un vero modello, tanto da diventare professore ordinario di economia aziendale. Fondamentali i suoi lavori, le sue riflessioni, le sue proposte in particolare nel campo delle professioni museali e in genere della gestione del patrimonio culturale. Fondatore e animatore della bella rivista 'Il capitale culturale' e recentemente curatore di un'opera fondamentale: 'Economia e gestione dell’eredità culturale. Dizionario metodico essenziale' (CEDAM 2016). Ma tanti sono i suoi libri importanti: da 'Musei e beni culturali' (Electa 2004) a 'Valore e valorizzazione del patrimonio culturale storico' (Electa 2009), 'Il capitale culturale' (EUM 2009). 
L'ho conosciuto personalmente abbastanza tardi, intorno al 2012. Fu a Foggia per il convegno sui beni culturali del 2013 dove presentò, con Daniele Manacorda, una importante relazione dal titolo emblematico: 'Per una riforma radicale dei beni culturali'. Poi ho avuto l'enorme piacere e onore di averlo nel Consiglio Superiore dei beni culturali e paesaggistici e in una importante commissione del CS e del CUN, dove, pur essendo già malato. ha dato un contributo straordinario per definire le professioni museali. Era finalmente contento che il suo lavoro avesse un esito positivo, che poi purtroppo non c'è stato, come era successo già per altre commissioni ministeriali alle quali aveva lavorato negli anni passati. 
Mi onorava la sua stima e il suo pieno sostegno, per me preziosissimo. Massimo era una delle persone più competenti che conoscessi. Fui felicissimo quando accettò di far parte di un progetto PRIN da me coordinato, Archeologia al futuro, per integrare con le sue competenze economiche il nostro approccio all'archeologia pubblica.
Ultimamente lo sentivo stanco e deluso perché ancora una volta tanto lavoro non avesse prodotto il risultato sperato. Era stanco ed esausto per la malattia, e anche preoccupato per il clima di 'restaurazione' che avvertiva nel mondo dei beni culturali. 
Anche per questo, anche per Massimo, bisognerà continuare il suo impegno nel rinnovamento delle politiche dei beni culturali. 
Massimo ci mancherà molto. Per fortuna restano i suoi studi, la sua scuola, la sua rivista.
Non potrò mai dimenticare una sua telefonata di alcune settimane fa, fatta quasi per un addio. Mi addolorò molto e il dolore oggi è molto molto più forte.

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