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Polemiche infondate sull’Egizio. Il Museo è di tutti

Il Museo Egizio di Torino: un museo per tutti

  Le polemiche che hanno investito in questi giorni il Museo Egizio di Torino lasciano davvero senza parole, e con molto amaro in bocca. Alla radice di quanto sta accadendo c’è prima di tutto una buona dose di disinformazione, unita ad un tentativo di generare un pessimo clima di caccia alle streghe ai danni di un’istituzione di altissimo livello culturale e scientifico.

Perciò sentiamo il bisogno di intervenire, sperando di aiutare i lettori a orientarsi meglio in questa situazione davvero imbarazzante.

  1. Innanzitutto chiariamo il problema dei finanziamenti: dal 2015 il Museo Egizio è completamente autofinanziato. Come? Con gli incassi dei biglietti, delle mostre (in sede e itineranti) e con i progetti europei a cui partecipa. E con quegli stessi incassi il Museo tutela, restaura la sua collezione ed assume giovani ricercatori che hanno già dato un sensibile impulso alla ricerca. Perciò, è evidentemente basato sul nulla uno degli argomenti più usati nelle polemiche degli scorsi giorni: “Il Museo è pagato con soldi pubblici, allora perché gli Arabi entrano gratis e gli Italiani no?”.
  1. Il Museo Egizio di Torino è il secondo museo di questo genere dopo quello del Cairo, ma invece di essere in Egitto si trova nel cuore di un altro continente. In poche parole, si tratta di un caso estremo di contesto dislocato. Ebbene: gli oggetti, le opere d’arte lontane “da casa loro” suscitano da sempre polemiche, lamentele e a volta atti politici: le richieste di rimpatrio. Basti pensare alla perenne disputa sui marmi del Partenone, conservati al British Museum e ciclicamente richiesti dal governo greco. Tutto questo non è mai avvenuto relativamente al Museo Egizio, ma… Non dovremmo mai dimenticare che se il Museo esiste è grazie al patrimonio culturale di un’altra nazione. Così come, del resto, esistono le gallerie di antichità o di opere d’arte italiane nei più grandi musei internazionali.
  1. Proprio considerata questa sua condizione di luogo molto particolare, è evidente che una delle necessità principali per il Museo è quella di dialogare con tutto il pubblico possibile. Di qui, l’idea di aprire le porte agli arabofoni, una delle più consistenti comunità dell’area metropolitana di Torino (circa 200.000). La questione non si riduce all’offerta promozionale sui biglietti, che tra l’altro durerà solo fino alla fine di marzo: stiamo parlando anche di visite guidate in arabo, di didascalie in arabo… Per alcuni (gli Egiziani di oggi) tutto questo aiuta a ristabilire un contatto con il proprio passato; per altri stiamo parlando semplicemente della possibilità di ampliare gli orizzonti della propria conoscenza grazie alla visita di uno dei più ricchi e ben fatti musei del mondo. E infatti: oggi l’offerta è dedicata alla comunità degli arabofoni, in passato ha favorito altre categorie di pubblico e in seguito toccherà ad altre ancora (ed è opportuno dire che già ci sono state, e ci saranno ancora molte iniziative per gli Italiani!). Un museo moderno ha tra le sue missioni quella di ampliare il suo pubblico: anche questa offerta rientra in tale ambito. I membri delle varie comunità potranno sentirsi in questo modo più accolti, più considerati e più inclusi nella città e nel paese in cui sono venuti ad abitare. E, al tempo stesso, si sentiranno cittadini del mondo, ed eredi della sua storia.

Perché in fondo, come ha scritto Neil MacGregor – che è stato un grande direttore del British Museum – “Ora più che mai è sicuramente molto importante insistere sul fatto che il mondo è uno, e che coloro che lavorano nei musei fanno qualcosa che è utile a formare i cittadini di una sola, grande città: il mondo”. Ciascuno con la propria identità culturale e il proprio bagaglio di storia.

Per tutte queste ragioni siamo molto vicini al Museo Egizio, alla Presidente della Fondazione Evelina Christillin e al Direttore, Christian Greco, che fin dal suo insediamento si è adoperato con intelligenza e con successo perché questo sia un museo bello, intelligente ed inclusivo: il museo di tutti.

 

Andrea Augenti

Università di Bologn

Mariarosaria Barbera

Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo

Presidente del Comitato Tecnico-Scientifico per l’Archeologia

Marilina Betrò

Università di Pisa

Daniele Manacorda

Universita di Roma Tre

Valentino Nizzo

Direttore del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia

Carlo Tosco

Politecnico di Torino

Giuliano Volpe

Università di Foggia

Presidente del Consiglio Superiore ‘Beni Culturali e Paesaggistici’ del MiBACT


Pubblicato in La Stampa, 23.1.2018, p. 27
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