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Storie di muri e di reti

Letture estive. Molto leggere (e per nulla originali). Ma amo i gialli e Camilleri resta un maestro. Non leggevo più suoi libri da molti anni. Ho amato molto i suoi primi Montalbano e anche altri suoi libri, come 'La concessione del telefono'. Poi basta. Quella regolarità di un libro per l'estate o per le vacanze natalizie mi infastidiva. Ma anche non leggere libri di un autore famoso solo perché vende milioni di copie è alquanto stupido. E poi la mia amica Mariuccia Turchiano mi ha detto che quest'ultimo era un po' diverso dal solito. Ora, che un autore ultranovantenne riesca non solo a produrre ancora (questo libro è il primo da lui dettato e non scritto personalmente!) ma addirittura a produrre qualcosa di diverso mi ha molto incuriosito, per cui ho, dopo tanti anni, acquistato un libro di Camilleri. Un libro che si legge, come sempre, in pochi giorni o ore. Effettivamente non c'è la solita 'ammazzatina' mafiosa. Ma due storie che si intrecciano, una nel presente l'altra risalente a tanti anni prima. 
Ovviamente non le svelo. 
La curiosità con la quale il commissario si appassiona a una vicenda apparentemente senza alcun interesse, legata a delle riprese di un pezzo di muro, è uno degli elementi affascinanti di questo riuscitissimo personaggio. Ancora una volta Camilleri in questa storia, come in altre sue precedenti, usa un 'metodo archeologico'. A partire dall'esame attento dell'immagine del muro, e poi, con il metodo indiziario tipico dell'archeologia come dell'investigazione poliziesca, risale ad altri elementi fino a raggiungere una spiegazione di una morte avvenuta molti decenni prima: "quel muro è un pezzo di memoria", dice giustamente la sua fidanzata storica Livia, quando il commissario le parla di questa sua strana indagine. 
L'altra vicenda è più attuale e riguarda il mondo dei giovanissimi, degli adolescenti, della rete, del bullismo, e anche in questa Montalbano non solo dimostra le sue capacità investigative, ma anche la sua profonda umanità e il suo disinteresse ad apparire. 
E poi ci sono i soliti ingredienti, che ho trovato addirittura enfatizzati, come la lingua siculo-camillerese e l'attenzione maniacale al cibo, che evidentemente con gli anni è molto cresciuta. 
Insomma, effettivamente un libro assai piacevole.


 


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