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Tutte le falsità dette sulle mie scelte di Rettore

È finalmente giunta la bella notizia della sottoscrizione dell’accordo di programma tra il Ministero della Coesione, il Ministero dell’Università e la Regione Puglia relativo alle infrastrutture per le università pugliesi. È una notizia che attendevamo da molti mesi, dal 30 settembre 2011, data della delibera CIPE; in realtà l’attendiamo da anni, visto che è dal mio insediamento come rettore nel 2008 che perseguo questo obiettivo. Si tratta di ben 315 milioni, 270 per interventi strutturali che porteranno alla realizzazione di una grande residenza universitaria per l’Università e il Politecnico di Bari (80 milioni) e di una parte del nuovo campus a Valenzano per la facoltà di Agraria (75 milioni), oltre al completamento del CIASU-Centro alti studi universitari a Fasano per l’Università di Bari (5 milioni), di varie strutture universitarie a Lecce (80 milioni) e, per la nostra Università, la ristrutturazione delle due palestre GIL di via Galliani e di via Ammiraglio da Zara (5 milioni) e all’acquisto e ristrutturazione della Caserma Miale (25 milioni). I restanti fondi saranno destinati alla ricerca: con queste risorse abbiamo previsto, di comune accordo tra le Università e la Regione, l’attivazione di almeno 200 posti di ricercatore a tempo determinato in tutti i settori disciplinari, una ventina dei quali almeno saranno destinati all’Università di Foggia: una boccata d’ossigeno in questi tempi assai tristi per i nostri giovani ricercatori. Ma, più in generale si tratta di un tassello importante per la costruzione dell’Università di Foggia dei prossimi anni.

C’è ora da sperare di non dover attendere altri mesi o anni, visti i limiti legati al rispetto del Patto di Stabilità, che di fatto impedisce alla Regione di erogare i finanziamenti. Nel caso della Caserma Miale, oltre all’interesse specifico dell’Università di Foggia c’è quello del Ministero degli Interni, desideroso di interrompere l’emorragia dell’inutile pagamento del canone di ben 1.200.000 euro all’anno per una struttura ampiamente sottoutilizzata. Si tratta di 3.000 euro al giorno pagati dai contribuenti, del tutto inutilmente, per un immobile che, com’è noto, fu ceduto per 11 milioni nel 2005 e contestualmente fu preso in locazione fino al 2023: un vero e proprio scandalo tutto italiano che ha richiamato l’attenzione anche della stampa nazionale, da Gian Antonio Stella a Ballarò. La stessa ministra Cancellieri ha in più occasioni manifestato il suo interesse per l’acquisizione da parte dell’Università di Foggia, in modo da porre fine a questo assurdo esborso di danaro pubblico a carico della Questura di Foggia.

La caserma Miale, monumento simbolo della città di Foggia, potrebbe non solo ospitare il rettorato e tutte le strutture amministrative, ma anche i servizi centralizzati per gli studenti, le residenze per studenti e docenti, la biblioteca economico-giuridica, gli spazi culturali. Potrebbe, inoltre, garantire una sede adeguata anche per il Dipartimento interateneo di ‘Ingegneria del territorio, dell’agroalimentare e della salute’ (non quindi una generica struttura di Ingegneria, ma una realtà originale e fortemente integrata con le vocazioni scientifiche dell’Università di Foggia e con il tessuto imprenditoriale della Capitanata), al quale anche in questi mesi continuo a lavorare con il collega e amico rettore del Politecnico di Bari.

Certamente la mia attenzione principale si è concentrata, in questi anni, nella realizzazione di strutture edilizie per la didattica e la ricerca, poiché la situazione strutturale rappresentava, e rappresenterà ancora nell’immediato futuro, il problema principale del nostro ateneo

Siamo in periodo elettorale per scegliere il/la collega che mi sostituirà alla guida della nostra Università: certamente mi guardo bene dall’intervenire nel dibattito, che, però, ovviamente seguo con attenzione e grande interesse, se non altro perché in questa Università continuerò a svolgere la mia attività di docente. Trovo naturale, quasi ovvio, che si rivolgano critiche all’attuale amministrazione e ritengo inevitabile, quasi fisiologico (anche se non condivido affatto questa pratica, sia nelle campagne elettorali politiche sia e soprattutto nel caso di un luogo di formazione, di studio, di elaborazione critica e di approfondimento dei problemi qual è l’Università) che in una campagna elettorale si facciano promesse di tutti i tipi (fondi per le attività più varie, posti, progressioni, ecc.), salvo poi non indicare in nessun modo con quali risorse e con quali strumenti normativi, al momento assai restrittivi, queste promesse potranno essere mantenute.

Ma non accetto le falsità sulle mie difficili scelte compiute da rettore, avendo vissuto il periodo forse peggiore della storia dell’università italiana, in anni in cui molti hanno tentato di ridimensionare, emarginare, fondere con altri atenei o addirittura chiudere questa nostra giovane realtà.

Ingiusta e ingenerosa considero, ad esempio, la critica di chi accumuna le politiche da me adottate a quelle del governo Monti, che ho al contrario sempre combattuto a livello locale e nazionale in ogni sede: rigore dei conti, equilibrio di bilancio e nessuna attenzione alla crescita. È falso! Considero certamente il rigore dei conti e la responsabilità un dovere etico, prima ancora che amministrativo, per chi governa un ente pubblico: uno dei danni del nostro Paese è sempre consistito nella irresponsabilità nel moltiplicare i debiti, lasciati sulle spalle dei successori; in tal modo si sono addossati a figli e nipoti debiti enormi che loro non hanno mai contratto. È sufficiente leggere i giornali, anche di questi giorni, per comprendere quanti danni hanno prodotto in altre università certe gestioni ‘allegre’, per il cui risanamento sono stati necessari draconiani piani di rientro. I debiti sono necessari, ed anche opportuni, solo se si effettuano investimenti nella costruzione di strutture e di beni e servizi che consentano lo sviluppo e la crescita del patrimonio. In caso contrario, è evidente che si ritenga che sia un bene provocare il dissesto di un ente, oppure accumulare debiti non pagando canoni, fornitori o addirittura lo stipendio del personale (com’è avvenuto in altre università). Non mi risulta, infatti, che un’Università possa battere moneta in proprio per far fronte alle tante promesse! Bisognerebbe dire dove si pensa realisticamente di trovare le risorse, e dove non sono state finora cercate e reperite, oppure da quali capitoli di bilancio si recuperano i fondi da destinare ad altro.

Ricordo che la nostra università, nonostante le significative e drammatiche riduzioni di personale in questi ultimi anni (circa 120 unità, compresi i precari), ha tutt’ora il peggiore rapporto tra entrate e costo del personale, cosa che di fatto riduce i margini di ogni futura programmazione in termini di assunzioni e/o progressioni, rese ancor più restrittive dalle norme recenti.

Personalmente ho ritenuto che l’esigenza principale per la nostra Università fosse quella di dotarsi di spazi e di strutture didattiche e scientifiche adeguate per una vera Università. E abbiamo anche contratto mutui e prestiti per dotarci di queste strutture.

In questi cinque anni siamo passati da una superficie complessiva di 46.197,50 m2, con 12 strutture a 80.147,50 m2 e 21 strutture disponibili prossimamente, non appena saranno completati, tra alcuni mesi, una serie di cantieri. A queste superfici si aggiungeranno i 15.000 m2 della Caserma Miale. Per gli spazi didattici passiamo dai 5.500 posti a sedere in aula ad oltre 8.000. Ma soprattutto vado fiero della scelta politica di privilegiare la ristrutturazione di edifici esistenti contribuendo al recupero di strutture degradate, cosa che ha garantito alla nostra Università la menzione d’onore della giuria del prestigioso Premio Gubbio 2012.

Mi limito solo a qualche cifra per indicare l’entità degli investimenti effettuati: 9,2 milioni (fondi della Regione e dell’Università) per la ristrutturazione degli ex Ospedali di via Arpi, 17,5 milioni per la costruzione della nuova facoltà di Medicina (mutuo e fondi dell’Università), 5 milioni (fondi Unifg, che prossimamente saranno recuperati al bilancio grazie ai citati fondi FAS) per la ristrutturazione delle due palestre ex GIL per il Dipartimento di Economia, 5,1 milioni (fondi MIUR, legge 338 con progetto dell’Università) per la costruzione della nuova casa dello studente in via G. Di Vittorio, 500 mila euro per la ristrutturazione della palestra dell’ENAIP-ACLI per la nuova sede della clinica odontoiatrica e del corso di laurea in Odontoiatria, 1,2 milioni di euro per la locazione e la sistemazione di laboratori scientifici del Bioagromed, 900 mila euro per l’adeguamento del Rosati per le aule di Medicina. Totale oltre 38 milioni nel corso di questi ultimi 4 anni, in una fase di tagli drammatici al finanziamento pubblico e di crisi economica. E certamente dimentico molte altre cose, limitandomi solo agli interventi strutturali. Altro che poco coraggio e scarsa capacità d’investimento nella crescita! Mi chiedo quale altra Università abbia fatto, proporzionalmente al proprio bilancio, investimenti di tale entità in questi anni ed anche quale sia stata in grado di portare a termine i cantieri in tempi così rapidi, se si considerano i mille problemi burocratici e finanziati legati agli appalti per le opere pubbliche. Questi investimenti, i cui effetti saranno ancor più visibili nel prossimo futuro (il mio successore taglierà molti nastri di nuove strutture realizzate o programmate in questi anni), certamente contribuiranno a guadagnare posizioni nelle graduatorie, che finora ci hanno penalizzato.

A fronte di tali investimenti, abbiamo eliminato ogni forma di minimo spreco e abbiamo adottato tagli pesanti su alcuni costi gestione: mentre gli spazi sono cresciuti e le strutture si sono moltiplicate e nonostante i costi energetici siano aumentati in questi anni, le spese correnti sono diminuite sensibilmente (certamente non senza disagi) da € 2.765.000 del 2008 al € 2.280.000 del 2012 con evidenti risparmi conseguiti nei consumi telefonici (passati da € 370.000 euro del 2008 a € 100.000 euro del 2012), per la pulizia degli ambienti (da € 1.700.000 nel 2008 a € 1.200.000 del 2012) e per la vigilanza (da € 285.000 euro del 2008 a € 35.000 del 2012).

Ma anche sul fronte della ricerca la nostra capacità di attrarre risorse ha conosciuto in questi ani un progresso esaltante, passando da 3,8 milioni di euro circa del 2008 a 19,6 milioni del 2012, con un incremento del 518%, che ci pone tra le Università maggiormente capaci di reperire risorse esterne in rapporto al Fondo di finanziamento ordinario. Analoghi successi sono stati raggiunti nel campo dell’internazionalizzazione, con il passaggio in questi anni da 3 a 8 progetti, da 12 a 350 accordi di cooperazione, da 59 a 87 studenti Erasmus all’anno in uscita e  da 72 a 140 in entrata. E mi fermo qui, ma l’elenco potrebbe essere molto più lungo.

Anche su questo giornale sono state raccolte critiche da parte di autorevoli colleghi. Lo trovo normale in una dialettica tra posizioni diverse, anche se non posso nascondere il dispiacere quando gli attacchi sono non solo ingenerosi ma soprattutto ingiusti e infondati, come, ad esempio, quelli espressi da un collega secondo il quale avrei mortificato l’area umanistica (al contrario altri, altrettanto ingiustamente, mi accusano di averla favorita). Strana tesi da sostenere in anni che hanno visto decine di attività culturali di ambito umanistico promosse dall’Università, tra cui, solo a titolo di esempio, il grande convegno internazionale Adrias sulla cooperazione culturale in ambito adriatico e la laurea ad honorem a Dacia Maraini, e, soprattutto, la realizzazione di una bella e ampia sede per il polo umanistico, degna di una struttura didattica e scientifica universitario di livello internazionale, come affermano tutti gli i colleghi ospiti di altri atenei italiani e stranieri che l’hanno visitata in questi mesi. Un Dipartimento con ampi studi, quasi tutti singoli (un vero miraggio in molte università!) per i docenti e il personale tecnico-scientifico, efficienti uffici per il personale amministrativo, numerosi laboratori, un’ampia e comoda aula magna, attrezzata anche per spettacoli (certo non il cine-teatro che avevo sperato di realizzare, pubblicando anche uno specifico bando, ma sono mancati i partner imprenditori), oltre che per le attività didattiche, le conferenze, i convegni, numerose aule ben attrezzate, una splendida biblioteca (un autorevole collega romano l’ha definita bella come uno scriptorium medievale), sempre più ricca di volumi e riviste. So per certo che c’è chi avrebbe preferito continuare ad avere sedi inadeguate pur di disporre di risorse per le proprie attività. Ma bisognerebbe porre la domanda in particolare agli studenti, che pagano le tasse e che dubito preferiscano spazi degradati (come nel caso dei ragazzi di Ingegneria o, per restare nella nostra Università, quelli di Medicina da anni rispettivamente costretti nei fatiscenti sottoscala dell’istituto Altamura o nelle aule, impraticabili in caso di pioggia, del Rosati) ad aule e laboratori confortevoli o ad una biblioteca ben attrezzata.

Articolo pubblicato in L'Attacco, 11,4,2013, pp. 1, 22
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