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Un dibattito vero a Catania sul patrimonio culturale

Serata molto interessante al Monastore del Monastero dei Benedettini a Catania, ben gestito da Officine Culturali, ottimamente dirette da Francesco (detto Ciccio) Mannino. Delle Officine Culturali ho parlato nel mio libro, presentando questa bella e attiva realtà catanese (nata in ambito universitario per iniziativa di un’associazione studentesca – altro aspetto molto interessante) tra i casi positivi di gestione ‘dal basso’ del patrimonio culturale, per cui rinvio a quelle pagine.

Mi limito solo a qualche breve riflessione sulla serata.

Innanzitutto il luogo: un bel bookshop in una sede universitaria, molto frequentato soprattutto dai giovani, con tanti libri e oggetti vari, gestito da giovani molto in gamba, preparati e motivati; una saletta con varie sedie, un tavolino rotondo da bar. Insomma un luogo che invitava alla conversazione.

Poi il clima: più che una conferenza, e meno che mai una lezione universitaria, c’era un clima da ‘assemblea’. Ecco: mi ricordava le assemblee (sì quelle politiche, quelle nelle quali si discuteva veramente, e non di aria fritta!), come mi ha confessato anche Ciccio.

Ancora. La composizione dei relatori e del pubblico: docenti universitari, come la carissima amica Maria Rita Sgarlata, impegnata in politica proprio nel campo dei beni culturali e dell’ambiente, Federica Santagati, docente di museologia, Ciccio Mannino, operatore e organizzatore culturale, ai quali si è poi aggiunto l’assessore Orazio Licandro, collega universitario impegnato nel rilancio culturale di Catania, che ha parlato anche del progetto di collaborazione con il Museo Egizio di Torino (un progetto da sostenere, perché oltre a creare una realtà originale a Catania, e non una mera replica in formato ridotto, punta sulla ricerca e su un ruolo mediterraneo). E poi un pubblico assai eterogeneo, che rappresentava l’intero mondo di quanti in maniera diversa sono e si sentono coinvolti nel patrimonio culturali: docenti universitari, tanti studenti di vario livello, la soprintendente di Catania e vari funzionari, molti professionisti, alcuni volontari e semplici cittadini.

I temi affrontati sono stati tanti, in un confronto svolto sempre in maniera libera, laica, rispettosa anche quando si sono espresso posizioni diverse, frutto di visioni e anche di legittimi interessi diversi. Il ruolo dello Stato e delle istituzioni pubbliche, la funzione, le aspirazioni, le difficoltà, i problemi di chi si spende per tentare forme di gestione del patrimonio (come Officine Culturali), il riconoscimento dei professionisti, il rapporto con il volontariato (con il rischio di sostituzione e non, come dovrebbe essere, di integrazione e supporto, come accade invece in altri ambiti), i problemi e le frustrazioni dei funzionari della tutela, in particolare nella ‘complessa’ situazione siciliana (interessante l’intervento per nulla scontato e molto critico della soprintendente), la passione e la voglia di fare di tanti giovani e di alcuni più anziani volontari da anni , il tema della formazione inadeguata data dalle Università, gli sbocchi lavorativi. Insomma un insieme di questioni fondamentali. A ancora: il ruolo anche sociale, oltre che culturale e civile, di questi progetti di gestione, nel senso di un vero e proprio welfare culturale, nel senso della coesione sociale, della lotta contro le varie forme di marginalizzazione e di degrado. La necessità di sviluppare opportunità di lavoro vero e qualificato, progetti sostenibili, forme di economia pulita sana, così necessaria soprattutto al Sud. E ancora: le persone e non più solo le cose, a partire dalla Convenzione di Faro e dalla nostra Costituzione.

Con queste esperienze di confronto vero cresce in me la consapevolezza del bisogno di continuare questi giri per l’Italia, per incontrare e discutere di questi temi, per affrontare le questioni reali del patrimonio culturale, uscendo dalle logiche ‘separate’ di certa burocrazia ministeriale del tutto autoreferenziale e ‘lontana’ dalla realtà e anche da quelle di certi anacronistici dibattiti accademici di certa accademia e di una parte del mondo dei funzionari ministeriali sempre più chiusi in fortini nei quali si sentono assediati, e infine dalle polemiche tra fazioni di ‘intellettuali’ più o meno legate a diverse strategie politiche e/o personali. Spero che si riesca a giungere a organizzare una grande manifestazione nazionale che raccolta tutte le varie esperienze di ‘gestione dal basso’ del patrimonio culturale, per fare emergere con ancora più forza queste realtà vitali, vivaci e sconosciute del nostro Paese.

Insomma, tre ore piene di dibattito e di confronto. Grazie a Officine Culturali per questa opportunità. E un augurio sincero (oltre al mio sostegno personale) perché proseguano nel loro percorso, con un sostegno ancora più forte e convinto da parte dell’Università, del Comune di Catania, della Soprintendenza e delle altre Istituzioni. 


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