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“ArT you ready?” Un flashmob digitale per onorare il patrimonio culturale

La maratona lanciata dal MiBACT. "I nostri musei, sebbene momentaneamente chiusi al pubblico, sono vivi e rappresentano l’anima pulsante della nostra identità”

l MiBACT ai tempi del Coronavirus sta dimostrando una vitalità e una creatività che fanno molto ben sperare. I musei, che fino a pochi anni fa ignoravano quasi del tutto la comunicazione digitale e la loro presenza sui social network era assai limitata, sono diventati molto attivi, in alcuni casi dimostrandosi più aperti ora che sono forzatamente chiusi. I direttori propongono visite guidate o approfondimenti di singole opere. Il canale youtube del MiBACT si è riempito di contenuti. La maratona “L’Italia chiamò” ha avuto un grande successo con decine di interventi nell’arco della giornata di venerdì 13 (sfidando anche la superstizione!).

Ora il ministero lancia per domenica 29 marzo il flashmob del patrimonio culturale italiano “ArT you ready?” nel quale si coinvolgeranno gli igers italiani: un termine, non a tutti noto, che indica gli instagramers, i tanti cioè che per professione o per diletto pubblicano foto su Instagram, specialmente su specifiche località o argomenti; sono comunità che raccolgono migliaia di persone. Ma sono invitati anche i semplici cittadini. Siamo infatti tutti un po’ igers quando fotografiamo un monumento, una scena, un luogo, e condividiamo l’immagine su Instagram o altri social network.

L’obiettivo dichiarato dell’iniziativa è raccogliere, con gli hashtag  #artyouready e #emptymuseum, migliaia di “foto realizzate all’interno di musei, parchi archeologici, biblioteche e archivi d’Italia, dando preferenza a quelle prive di persone”. Foto che “servono a ricordare che il patrimonio culturale, sebbene momentaneamente chiuso al pubblico, è vivo e rappresenta l’anima pulsante della nostra identità”.

Questa bella iniziativa assume, però, anche un altro significato di straordinaria importanza. Non voglio perdere l’occasione per rimarcarlo: l’uso e il riuso delle immagini del patrimonio culturale. Forse non si ricorderà (in tempi di memoria assai labile) che fino al 2014 non era possibile fotografare nei nostri musei, al cui ingresso erano ben evidenti i cartelli di divieto. Solo da pochi anni, insomma, grazie alla legge sull’Art Bonus, i visitatori di musei, gallerie, pinacoteche, aree archeologiche possono scattare liberamente fotografie, con l’unica limitazione che non si utilizzi il flash e che le immagini siano utilizzate per finalità personali e culturali. Quella norma, peraltro, prevedeva che la liberalizzazione delle foto non riguardasse i beni librari e archivistici, per cui si è dovuto attendere il 2017, per una liberalizzazione generale, anche a seguito dell’iniziativa di un attivissimo movimento.

Tra le varie riforme promosse dal ministro Dario Franceschini, questa, che potrebbe apparire ‘minima’, è certamente tra le più rilevanti e segna una svolta quasi epocale. Quel divieto, infatti, era figlio di un’idea proprietaria dei beni culturali, che ci ha tenuto lontani dall’Europa e dalla totalità dei paesi avanzati, dove musei, archivi, biblioteche non solo consentono di fotografare liberamente ma spesso mettono anche a disposizione sui propri siti web, ad alta risoluzione, immagini dei beni. Sempre di più anche i musei italiani (si pensi all’Egizio di Torino) compiono passi da gigante in tale direzione, consapevoli che anche i possibili rientri economici non sono tanto quelli, del tutto risibili, dei canoni per l’uso di una immagine (a fronte di operazioni farraginosissime, tra richieste, risposte di diniego o autorizzazione, tempi lunghi, pagamenti con bollettini postali, costi del personale impegnato in tali operazioni) ma quelli ben più significativi derivanti dall’indotto legato alla promozione del patrimonio, all’interesse che suscita nel pubblico, al desiderio di visitare un sito, un museo, una città, un territorio.

La battaglia, infatti, ora riguarda sia la totale liberalizzazione delle immagini per uso personale e per finalità di studio (si pensi ai costi sostenuti da un settore in difficoltà come quello editoriale, spesso con piccole case editrici specializzate che fanno fatica a sopravvivere) sia, anche se in maniera più problematica, il possibile riuso anche commerciale. Nell’epoca di Instragam e della condivisione di miliardi di immagini, si può pensare che l’immagine del bene culturale possa essere sottoposta al vincolo di canoni e di regole burocratiche? È non è forse questo il vero atteggiamento mercificatore e un po’ ‘bottegaio’?

Il patrimonio è una grande risorsa culturale e civile e lo è certamente anche sotto il profilo economico e sociale, perché può garantire forme di economia pulita e sana, di sviluppo e di lavoro: oggi più che mai sappiamo quanto ce ne sia bisogno. Ma i risvolti in termini di sviluppo si amplierebbero non certo con le poche migliaia di euro che quei burocratici canoni producono ma anche con la completa liberalizzazione dell’uso delle immagini, sfruttando tutte le potenzialità del digitale, che in questi giorni drammatici tutti stanno scoprendo.

La liberalizzazione delle immagini produce inoltre forme di fruizione ‘allargata’ del patrimonio e sollecita la creatività e la partecipazione attiva, potenziando il ruolo dei professionisti dei beni culturali, dell’associazionismo e delle forze più vive della società civile.

In questi giorni una domanda ricorre frequentemente: cosa ci insegna questa drammatica esperienza? Come saremo dopo? Migliori o peggiori? Avremo dimenticato rapidamente e tutto tornerà come prima? Un insegnamento, tra i tanti, emerge con forza: il valore e il significato del patrimonio culturale, sentito da tutti e non solo da una piccola élite; per questo serve aprire, liberare energie, includere, coinvolgere.

La liberalizzazione delle immagini e l’apertura ai dati non sia limitata solo alla fase dell’emergenza ma diventi un caposaldo di un nuovo modo di dare valore al nostro patrimonio.

Ecco perché “ArT you ready?” di domenica 29 assume un significato ancor più forte e più alto di una semplice maratona delle immagini. È un invito alla partecipazione, alla creatività, alla sperimentazione di nuove forme anche di gestione del patrimonio culturale


Pubbliocato in https://www.huffingtonpost.it/entry/art-you-ready_it_5e7faaf3c5b6cb9dc1a1697b?utm_hp_ref=it-blog
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