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Cosa non funziona della proposta di Calenda sul museo unico di Roma antica

Ho ascoltato con curiosità le dichiarazioni del candidato sindaco di Roma Carlo Calenda a proposito dei Musei Capitolini, dei Fori e dell’area archeologica centrale di Roma e del progetto di un museo unico di Roma antica. Viste le numerose imprecisioni suggerirei a Calenda maggiore cautela e il necessario ascolto della comunità scientifica. Innanzitutto sarebbe opportuno studiare la relazione della Commissione istituita nel 2014 dal ministro della cultura Dario Franceschini e dall’allora sindaco Ignazio Marino, presieduta da chi scrive e composta da autorevoli studiosi con competenze multidisciplinari (Michel Gras, Tiziana Ferrante, Adriano La Regina, Eugenio La Rocca, Laura Ricci, Claudio Strinati e Jane Thompson) che contiene una serie di proposte per un piano strategico integrato per l’area archeologica centrale di Roma.

Nel Natale di Roma del 2015 fu anche sottoscritto un accordo per una gestione congiunta. Purtroppo il progetto, non ebbe seguito e fu bloccato dalla Giunta Raggi. L’esigenza di una gestione congiunta Stato-Roma Capitale era già stata sottolineata allora, ma non si può ignorare che nel frattempo è stato istituito il Parco Archeologico del Colosseo, che ha competenza su tutta l’area centrale e che sta molto ben operando. A Roma peraltro sono ormai attivi vari altri musei archeologici dotati di autonomia scientifica e gestionale, come il Museo Nazionale Romano o il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.

Il documento del 2014 avanzava anche l’idea di un museo della storia della città dalle origini ad oggi (non limitato cioè alla sola storia antica, come propone Calenda), utilizzando un qualificato progetto multimediale.

La proposta di Calenda di un museo unico romano (e per la verità anche le altre sue sui temi relativi al patrimonio culturale), appare insomma alquanto approssimativa e frettolosa, priva cioè dell’approfondimento necessario per temi così delicati relativi a musei, parchi archeologici, luoghi della cultura che hanno storie secolari, in alcuni casi risalenti già ai periodi preunitari. Oggi le nuove tecnologie consentono di raccontare a tutti in maniera chiara ed efficace la storia della città (le proiezioni multimediali di Piero Angela nei fori di Cesare e Augusto lo hanno dimostrato), senza dover sconvolgere collezioni storiche, che pure necessitano di opportuni aggiornamenti (come si sta facendo nei musei statali). Non si possono smantellare e riorganizzare in maniera semplicistica musei, che, peraltro, sono di competenza dello Stato, del Comune e di altre istituzioni pubbliche e private.

Ben diverso sarebbe ragionare su un sistema museale integrato, con servizi, bigliettazione, promozione, comunicazione e gestione comuni, sulla base di precisi accordi tra le diverse istituzioni, in primis Stato e Roma Capitale, come quelli previsti nel 2014-15. Va bene innovare e semplificare, ma solo se si opera sulla base di progetti ben costruiti e fondati sullo studio e sull’apporto di competenze specialistiche.

Pubblicato in https://www.huffingtonpost.it/entry/cosa-non-funziona-della-proposta-di-calenda-sul-museo-unico-di-roma-antica_it_6120eff8e4b0e8ac791e860c?utm_hp_ref=it-blog
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