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Il Bene nostro. Nasce una rete nazionale per la gestione dal basso del patrimonio culturale

Quello del 23 febbraio a Firenze è stato un evento che alcuni hanno definito epocale. Padre Antonio Loffredo, parroco del Rione Sanità, ispiratore e promotore di una straordinaria esperienza, quella delle Catacombe di San Gennaro, diventata un modello e un caso di studio a livello nazionale e internazionale, per la capacità di gestione di un bene culturale dal basso, creando occupazione, sviluppo locale, partecipazione e coinvolgimento della comunità locale (anche se recentemente messa a rischio dalla Pontificia Commissione di Archeologia Sacra del Vaticano), dopo aver scaldato la platea con il suo entusiasmo e la sua passione, in un messaggio inviatomi ha così commentato l'evento:

"Grazie della bellissima giornata ... è sempre bello forzare l'aurora. Oggi tutte le esperienze con un unico denominatore. A volte penso che stiamo vivendo un momento storico bellissimo, di grande cambiamento. Avverto come una gestazione, come una vita nuova prossima a manifestarsi. Ogni parto è accompagnato da sangue e lacrime... ma una volta venuta alla luce la vita c'è solo gioia".

Non a caso proprio dall'esperienza delle catacombe è nata l'idea degli stati generali.

Come sempre don Antonio sa esprimere con parole semplici e forti il pensiero di tutti noi. La fatica nello studio e nella creazione di qualcosa di nuovo, le difficoltà enormi nel contrastare la stupida burocrazia che sa solo bloccare e dire di 'no', la preoccupazione nel constatare spesso lo scarso sostegno o il disinteresse delle istituzioni e anche, a volte, del contesto locale ('chi ve lo fa fare?', 'ci sono cose più importanti di cui occuparsi', 'non ce la farete mai', 'chissà quali interessi ci sono dietro!': sono le cose che più spesso si sentono dire coloro che tentano di prendersi cura di un bene culturale abbandonato e di occuparsi della sua gestione), il disappunto e anche la disperazione di tanti disoccupati dopo anni di studio e di sacrifici propri e delle famiglie.

Ma anche la capacità visionaria e il coraggio di alcuni che non si rassegnano e vogliono mettersi in gioco, l'entusiasmo per i risultati positivi che si conseguono progressivamente, la gioia per il sostegno che cresce tra le persone di un quartiere, di una città, di un territorio e per l'interesse di alcuni imprenditori o fondazioni, la felicità per un bando vinto non per l'elemosina di un politico ma per un progetto di qualità, l'ottimismo che sa dare il pubblico quando visita un luogo interessante con la guida di una persona che sa comunicare anche passione culturale e civile.

A Firenze, nell'ambito di tourismA 2019, c'è stato tutto questo e molto di più. In una sala piena di centinaia di persone venute da tutta Italia, abbiamo ascoltato, oltre alle parole emozionanti di don Loffredo, i contributi di chi questi fenomeni li studia da tempo (Stefano Consiglio dell'Università di Napoli Federico II, Claudio Bocci di Federculture), di chi gestisce realtà ormai consolidate, come il FAI (Andrea Carandini) o la Fondazione RavennAntica (Giuseppe Sassatelli), di chi si occupa dell'enorme patrimonio ecclesiastico (don Valerio Pennasso), di chi da anni si occupa di comunicazione e informazione culturale (Francesco d'Ayala della RAI).

Ma sono stato soprattutto le decine e decine di testimonianze diverse, in rappresentanza di realtà distribuite dal Nord al Sud, dalla Sicilia alla Sardegna, a dare il senso dell'iniziativa. Siti e monumenti archeologici, piccoli musei, chiese, palazzi storici, grotte, catacombe e altri spazi ipogeici, parchi, aree marine: un insieme di beni strappati all'incuria, al degrado, all'indifferenza e all'ignoranza, recuperati, curati, gestiti con competenza e passione, organizzando visite guidate, laboratori per i bambini, conferenze, spettacoli teatrali e musicali, mostre e un'infinità di altre iniziative prodotte dalla creatività dei vari soggetti coinvolti. Realtà spesso piccole e piccolissime, che però offrono sempre più occasioni di lavoro, che creano indotto, ma che soprattutto costruiscono giorno per giorno quelle 'comunità di patrimonio' di cui parla la Convenzione di Faro.

È un mondo di persone che alle sterili polemiche e alla facile protesta preferisce l'impegno di chi non vuole assistenza (o peggio assistenzialismo) ma chiede dignità e rispetto, non invoca un passo indietro dello Stato e delle istituzioni pubbliche ma uno in avanti nel senso dell'indirizzo, del coordinamento, del sostegno, della valutazione delle tante capacità e energie presenti nel Paese. Sono persone, giovani e meno giovani, che intendono operare nel campo del patrimonio culturale, favorendo il lavoro qualificato e forme di sano sviluppo locale.

Il prossimo passo? La costruzione, più organizzata, di una rete nazionale, che possa dare più forza alla voce, alle esigenze, ai progetti di ogni singolo soggetto, che finalmente potrà uscire da una condizione di isolamento che rischia rendere tutti più deboli. Si spera, con il sostegno del MiBAC, del MIUR, degli Enti locali, della buona politica e dell'imprenditoria più innovativa e intelligente.

Ecco il documento finale della riunione:

I partecipanti agli 'Stati Generali della gestione dal basso del patrimonio culturale', svoltisi a Firenze nell'ambito di tourismA il 23 febbraio 2019, con la partecipazione di un alto numero di rappresentanti di associazioni, fondazioni e società impegnate in tutto il territorio italiano nell'azione di conoscenza, ricerca, tutela, valorizzazione, comunicazione e gestione del patrimonio culturale italiano, con una particolare attenzione alla partecipazione attiva dei cittadini, sulla base del confronto sviluppato a partire dalle tante esperienze diverse:

  • Sono convinti che un patrimonio così articolato e diffuso come quello italiano non possa essere tutelato e valorizzato se non con il pieno coinvolgimento dei cittadini, delle associazioni del terzo settore, delle fondazioni, delle società e dei singoli professionisti dei beni culturali, nel quadro di un'azione pubblica coordinata di indirizzo, valutazione e monitoraggio della qualità dei progetti e dei soggetti proponenti.
  • Sottolineano la qualità e l'efficacia dell'azione svolta da numerosi soggetti presenti in ogni parte del territorio italiano nel recupero di beni culturali e paesaggistici, spesso condannati all'abbandono e al degrado, nella loro restituzione alle comunità locali, nell'inclusione sociale, nella creazione di occasioni di lavoro qualificato e di promozione di forme di economia sana, pulita e sostenibile, di promozione sociale, anche in termini di sicurezza e di vivibilità di porzioni di città e di territori e di miglioramento della qualità della vita.
  • Sottolineano, altresì, come da una primissima indagine preliminare emerga la portata del fenomeno, che vede impegnate molte centinaia (ma, più probabilmente, molte migliaia) di persone con contratti di lavoro di vario tipo, con risvolti economici di tutto rilievo, valutabili, escludendo le attività indotte, in molte decine di milioni di euro.
  • Auspicano che tutte le istituzioni pubbliche, centrali e periferiche, conoscano, valorizzino e sostengano lo straordinario patrimonio di energie, passioni e competenze presenti nel Paese, impegnate, in varie forme, nella 'promozione dello sviluppo della conoscenza e della ricerca' e nella 'tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione' (art. 9 della Costituzione).
  • Auspicano, altresì, un sempre maggiore rapporto di collaborazione con il mondo della Scuola e dell'Università e con le strutture periferiche del MiBAC, in particolare le soprintendenze, i poli museali e i musei- parchi autonomi, riconoscendo come fondamentale il loro ruolo nella tutela e valorizzazione del patrimonio culturale.
  • Sollecitano un reale impegno nell'applicazione di quanto previsto dall'art. 118 della Costituzione in materia di sussidiarietà, favorendo "l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale" anche nel campo del patrimonio culturale.
  • Invitano il Parlamento a ratificare, senza ulteriori indugi e rinvii, la Convenzione di Faro sul valore del patrimonio culturale per la società e soprattutto a fare in modo che i suoi principi ispirino le norme, l'organizzazione e la prassi di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale italiano.

Sulla base di tali considerazioni, i partecipanti agli Stati Generali ritengono opportuno dare vita a una rete nazionale, con referenti regionali, costituita dai soggetti impegnati nella gestione dal basso del patrimonio culturale, nella quale coinvolgere il maggior numero possibile di realtà.

Attualmente, infatti, ogni realtà, impegnata nel proprio territorio, opera singolarmente e isolatamente: una rete nazionale potrà dare più forza a ogni componente, condividere buone prassi e opportunità, scambiare esperienze. Pertanto rivolgono un invito a sostenere tale impegno al Parlamento e al governo, in particolare al MiBAC, alle Regioni e agli Enti Locali, alle Università, al sistema delle imprese, alle grandi Fondazioni e Associazioni nazionali impegnate nel campo della cultura e dell'ambiente, alle organizzazioni politiche e sindacali, ai cittadini italiani, oltre che agli organismi internazionali, primi fra tutti, l'UNESCO e l'ICOM.

Pubblicato in https://www.huffingtonpost.it/giuliano-volpe/il-bene-nostro-nasce-una-rete-nazionale-per-la-gestione-dal-basso-del-patrimonio-culturale_a_23677359/?fbclid=IwAR0h6TMRKLecQ1BmsbORlHPYcSvFMKiqkkMpYQYjmD_JQdRxNy8VbfH2nA0


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