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Il negoziato non è prova di debolezza

Cosa sta succedendo all’Occidente? È possibile che si pensi di fermare la guerra solo con la guerra? Non sono bastate le esperienze in Afganisthn, in Irak, in Libia? È possibile che oltre a papa Francesco non ci sia quasi nessuno che parli di dialogo e di negoziato? Davvero si pensa di poter fermare Putin solo con le sanzioni e con gli armamenti forniti all’esercito e alla resistenza degli Ucraini? Non si tratta di sposare un pacifismo da salotto, sia ben chiaro. Né di professare un neutralismo del tipo “né con Putin, né con la Nato”, che ricorda tristemente il “né con le BR, né con lo Stato”. Si tratta di stare convintamente con l’Occidente, innanzitutto con l’Europa, che finalmente sta conquistando una sua coesione. Si tratta di far ricorso all’etica della responsabilità, e non solo a quella dei principi, come sempre dovrebbe essere in politica, soprattutto nei conflitti internazionali. Invece quasi tutta la politica italiana pare improvvisamente contagiata dal virus della reazione muscolare, con una preoccupante perdita di razionalità e di lucidità. L’Italia pare sostanzialmente fuori gioco. Per fortuna c’è qualche iniziativa di Macron e Scholz, che hanno ben chiaro che uno dei pochi a poter svolgere una funzione di intermediazione e di contenimento è Xi Jinping. Si abbia l’intelligenza di offrire un ruolo importante alla Cina, non delegando, ma certamente non escludendo. Il dialogo si fa con tutti, ma il negoziato si fa con i nemici non certo con gli amici. John Fitzgerald Kennedy lo fece con Nikita Chruščëv in occasione della crisi dei missili a Cuba e dimostrò grande capacità diplomatica, salvando la pace. In cambio della rinuncia ai missili sovietici a Cuba, smantellò i missili Jupiter ben presenti anche in Italia, oltre che in Turchia. Per risolvere un conflitto, non si può umiliare il nemico, bisogna saper concedere un risultato, o almeno una via di fuga che eviti di perdere la faccia. L’eventuale adesione alla UE dell’Ucraina ma non alla NATO, con l’impegno che resti territorio neutrale, potrebbe essere una soluzione ragionevole, che eviti un drammatico bagno di sangue degli Ucraini, oltre che una pericolosa escalation dagli esiti imprevedibili. Negoziare non è prova di debolezza, né una rinuncia a condannare e anche a colpire con le sanzioni. E si affermi la democrazia. All’origine di questa guerra c’è il nazionalismo, il sovranismo, che negli anni passati ha guadagnato molti consensi anche dalle nostre parti. Oggi questa tragedia ha almeno il merito di chiarire che i nazionalismi hanno sempre avuto e sempre avranno come esiti conflitti e le guerre.
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