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L’idea che i parchi archeologici sono riconoscibili perché delimitati da una cinta muraria, non vale per il nostro Paese.

In Italia la piaga dell’incuria molto spesso sanguina, ma potrebbe facilmente rimarginarsi se tutti i cittadini realizzassero di abitare veri e propri musei a cielo aperto e li rispettassero come tali. Napoli, da questo punto di vista, racconta una storia ad ogni angolo. Visitare il suo magico Parco Sommerso della Gaiola significa respirare millenni di storia umana e naturale, troppo spesso dissacrati a semplice luogo per la balneazione.
L’emergenza Covid e il turismo di prossimità, che caratterizzerà l’estate di molti italiani, rappresentano un pericolo non indifferente per quest’area, sul quale ha puntato i riflettori la lettera aperta per la salvaguardia della Gaiola, sottoscritta da esperti del settore fra cui Giuliano Volpe, Professore di Archeologia dell’Università di Bari e Presidente della Federazione delle Consulte Universitarie di Archeologia, col quale abbiamo chiacchierato per conoscere meglio fragilità e punti di forza di questa meravigliosa area della nostra regione.
Zona residenziale di notevole prestigio, la Gaiola era legata all’area flegrea, cuore pulsante dell’antica Roma, con porti di fondamentale importanza, quali Puteoli e Miseno.

«L’uomo – ci racconta il Prof. Volpe – nel corso dei millenni ha forgiato il paesaggio che vediamo oggi dal I sec. a.C. In occasione della costruzione della futura villa imperiale del Pausilypon, furono realizzati numerosi monumenti, teatri, porti. Nei secoli successivi, una significativa alterazione del territorio fu legata alle cave di tufo presenti lungo tutta la costa, materiale edile di facile reperimento e di agevole trasporto marittimo». Tappa immancabile per i viaggiatori del Grand Tour, la Gaiola viene prima acquistata da privati, per poi essere affidata alla gestione pubblica dalla fine degli anni ’80, che segnano l’inizio del suo declino. Soltanto il recupero dal basso promosso da un gruppo di ricercatori, fondatori del Centro Studi Interdisciplinari Gaiola onlus, ha permesso al sito di riacquisire dignità e bellezza: «Il caso della Gaiola e del CSI Gaiola onlus è uno tra i migliori modelli attivi in Italia di “gestione dal basso del patrimonio”: persone competenti che gestiscono da anni in maniera sostenibile un territorio di altissimo pregio, per anni condannato al degrado».

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Da questo punto di vista, l’emergenza Covid sembrerebbe essere stata il trampolino di lancio per regolamentare la fruizione di questa zona, grazie all’adozione di un protocollo di sicurezza capace di garantire il rispetto delle norme sanitarie vigenti e dell’area stessa, adibendola a zona balneabile nel pieno rispetto del suo valore storico-culturale: «Deve essere ben chiaro che nuotare in quel luogo significa “nuotare nella storia”, in un parco archeologico sommerso, da rispettare in quanto tale».
Ma allora, quale potrebbe essere la formula vincente per restituire appieno a quest’area la dignità di bene, prima ancora che naturalistico, archeologico?
«Garantire la continuazione del lavoro condotto dagli studiosi del CSI Gaiola onlus è la formula vincente: laboratori, corsi, conferenze e un ventaglio di attività di educazione al patrimonio a partire dai bambini.
L’obiettivo è quello di costruire una “comunità di patrimonio”: uso non a caso le parole della Convenzione di Faro sul valore del patrimonio culturale per la società».
Una Convenzione rivoluzionaria da più punti di vista, che mira ad affermare il diritto, per tutti i cittadini, di «trarre beneficio dal patrimonio culturale e contribuire al suo arricchimento» e che va oltretutto a braccetto con la nostra Costituzione, che si impegna ad affidare alla Repubblica la tutela del nostro patrimonio culturale, da tutelare però anche tramite interventi dal basso.
«L’esperienza della Gaiola è una magnifica applicazione dei principi costituzionali e delle indicazioni della Convenzione di Faro: per questo è dovere di tutti noi garantire un sostegno attivo a questo progetto». È ora, dunque, di mostrarsi cittadini civili e attivi: salviamo il Parco della Gaiola.

di Teresa Coscia
TRATTO DA MAGAZINE INFORMARE N°208
AGOSTO 2020

Pubblicato in https://informareonline.com/nuotare-nella-storia-il-parco-sommerso-della-gaiola/
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