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Panic room e Fight Club
Panic room, del 2002, con una bravissima Jodie Foster, ha un ritmo incalzante, mette ansia e coinvolge nelle vicende di Meg Altman e di sua figlia Sarah, la prima notte in una casa principesca a New York, nella quale entrano tre ladri convinti che la casa sia vuota per un colpo di molti milioni di dollari nascosti in una cassaforte blindata in una stanza blindata. Assolutamente perfetto nella tensione emotiva che procura fino alla fine.
Il secondo è Fight Club, ancora precedente, del 1999, con un giovanissimo bravissimo Brad Pitt, un altrettanto bravo Eduard Norton e una perfetta, nella parte un po' sciroccata, Helena Bonham Carter. Storia di una persona qualunque, con un mestiere qualunque, a dir poco bipolare, che scopre il piacere di picchiare e di prenderle per stare bene, tanto da mettere su, con il suo coetaneo, doppio, Tyler Durden (Pitt) una rete di luoghi di ritrovo-palestre frequentate da persone normali in cerca di una identità trovata nella violenza gratuita, fino a formare un vero e proprio esercito di adepti adoranti e pronti a tutto. Una sorta di neo Arancia Meccanica, di grande qualità cinematografica e non priva di elementi di riflessione.
Unico appunto, se posso permettermi: i finali un po' sdolcinati di entrambi mi sono parsi incongrui con la violenza spesso gratuita dominante nelle due opere.
Ma li consiglio entrambi certamente.
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