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Serve una Protezione Civile per il patrimonio culturale

Lo spettacolo drammatico e doloroso dell’acqua alta a Venezia con le chiese, i musei, le biblioteche, oltre alle abitazioni e agli esercizi commerciali, allagati, ripropone ancora una volta il tema della fragilità del nostro patrimonio culturale. E anche il fango che ha invaso Matera nell’anno in cui è capitale della cultura lancia un segnale inquietante circa la fragilità delle nostre città d’arte e in generale del nostro patrimonio culturale.

I rapidi cambiamenti climatici, l’innalzamento progressivo del livello del mare, le bufere, le alluvioni, le inondazioni, gli straripamenti di fiumi e torrenti, insieme al dramma antico dei terremoti e agli incidenti legati al terrorismo e al vandalismo, o semplicemente all’incuria, moltiplicano le occasioni di pericolo per il nostro patrimonio.

Oltre ai disastri provocati negli ultimi anni dai terremoti dell’Abruzzo, dell’Emilia e delle regioni centrali d’Italia, la lista dei danni per cause diversissime sarebbe lunghissima: senza dover ricorrere agli esempi più risalenti nel tempo (dall’alluvione di Firenze alla bomba all’Accademia dei Georgofili e agli incendi del Petruzzelli della Fenice di Venezia o del Museo della Scienza di Napoli) si pensi solo al crollo di una pietra nella chiesa di Santa Croce a Firenze nel 2017 che ha provocato la morte di un turista tedesco, o (si perdoni il riferimento a un episodio che riguarda direttamente l’autore di queste righe) l’incendio che nello stesso anno ha distrutto il sito archeologico di Faragola in Puglia.

Pochi esempi questi che ripropongono il tema, antichissimo e attualissimo, della sicurezza del patrimonio culturale, sia per gli eventi naturali, sempre più devastanti, sia per cause dolose o colpose, sia nel corso di lavori di restauro o manutenzione o anche di normali attività di fruizione o addirittura.

Le fiamme che hanno colpito il tetto di Notre Dame hanno tragicamente dimostrato che si tratta di un problema non solo italiano, ma che in Italia assume caratteri particolari per la peculiarità di un patrimonio tanto ricco quanto diffuso dappertutto.

Come affrontare un problema così complesso? Non esistono risposte semplici e univoche. Non c’è un manualetto per risolvere questioni tanto articolate, che richiedono risposte di sistema. L’acqua alta di Venezia è certamente legata a fenomeni naturali, ma gli effetti sono enfatizzati da una gestione devastante e insensata della laguna, dalla preferenza per opere faraoniche (e costosissime) di dubbia utilità invece degli interventi manutentivi più naturali adottati per secoli, dall’apertura di profondi canali per le grandi navi turistiche e commerciali e dalle tante altre scellerate scelte effettuate negli ultimi decenni.

Almeno due, però, sono gli elementi irrinunciabili per affrontare questi problemi. Il primo riguarda la prevenzione, la manutenzione ordinaria, la preferenza per l’intervento quotidiano di monitoraggio e di cura, al posto del solo restauro (da sempre da noi preferito, anche perché comporta bandi e affidamenti a molti zero!), riprendendo la lezione inascoltata e ancora attualissima di Giovanni Urbani.

L’altro elemento riguarda la nostra capacità di affrontare le emergenze con un’adeguata preparazione e con specifiche competenze anche nel campo del patrimonio culturale. Il Consiglio Superiore ‘Beni culturali e paesaggistici’ del MiBACT, allora presieduto da chi scrive, all’indomani del terremoto del centro Italia, nella mozione approvata in una seduta straordinaria e pubblica tenuta a Matelica, avanzò anche alcune proposte operative:

  • “si costituisca, in maniera stabile e strutturata, una vera e propria funzione della Protezione Civile specializzata nel campo del Patrimonio Culturale con il pieno coinvolgimento del MiBACT e la stretta collaborazione del MIUR, in modo da preparare specialisti dei beni culturali, già in sede di formazione universitaria, in grado di operare come pronto intervento e nelle attività di recupero dei beni, analisi delle macerie, restauro e ricostruzione, sia in occasioni di catastrofi sia in ‘periodo di pace’ per una più efficace opera di studio, monitoraggio, prevenzione.

  • si avvii una ampia e sistematica azione coordinata e multidisciplinare di studio e analisi dei territori e che si mettano in campo adeguate misure di prevenzione, messa in sicurezza e di manutenzione programmata del patrimonio culturale italiano, anche attraverso l’aggiornamento professionale degli specialisti dei beni culturali operanti nel MiBACT e dei liberi professionisti e società specializzate”.

Sono queste proposte oggi ancor più valide. Servirebbero, insomma, organismi specializzati all’interno della Protezione Civile e del corpo dei Vigili del Fuoco. In tal modo di doterebbero queste benemerite strutture operative anche di competenze specifiche nel campo dell’archeologia, dell’architettura, delle arti, del restauro, in grado di salvare le opere d’arte o almeno di limitare i danni esattamente come si fa con gli interventi di emergenza in campo sanitario. Si costruirebbero anche nuove opportunità di lavoro per i tanti professionisti dei beni culturali.

A tale proposito, è da segnalare la recente proposta del ministro Dario Franceschini di dar vita a una Protezione civile europea nel campo del patrimonio culturale, che rappresenta il grande patrimonio comune non solo dell’Italia, ma dell’intera Europa. La sua cura, la sua tutela, la sua valorizzazione dovrebbero rappresentare una delle grandi priorità nelle strategie di una Unione Europea che vorremmo più forte, più colta e più vicina ai cittadini e ai loro patrimoni, proprio contro quelle tendenze sovraniste e nazionaliste, che a volte usano strumentalmente proprio il patrimonio culturale per innalzare barriere.

Nelle prossime settimane il Parlamento italiano dovrebbe ratificare finalmente la Convenzione del Consiglio d’Europa sul ‘Valore del patrimonio culturale per la società (Faro 2005)’, che ci invita a:

  • “riconoscere che il diritto al patrimonio culturale è inerente al diritto a partecipare alla vita culturale, così come definito nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.

  • riconoscere una responsabilità individuale e collettiva nei confronti del patrimonio culturale.

  • sottolineare che la conservazione del patrimonio culturale, ed il suo uso sostenibile, hanno come obiettivo lo sviluppo umano e la qualità della vita”.

Ecco il terzo elemento essenziale, il più importante: la partecipazione attiva delle ‘comunità di patrimonio’, dei cittadini, nell’azione di cura quotidiana, di vigilanza contro i danneggiamenti ai beni culturali e al paesaggio, di iniziativa consapevole a sostegno e accanto agli specialisti nella difesa, nella tutela e nella valorizzazione del loro patrimonio culturale.

Come hanno dimostrato di fare i veneziani e i materani anche in quest’ultimo momento difficile delle loro belle città.

Pubblicato in https://www.huffingtonpost.it/entry/una-protezione-civile-per-il-patrimonio-culturale_it_5dd64a2ee4b0fc53f20e1dda


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