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Un ricordo di Giorgio Otranto

Una personalità dal multiforme ingegno, vulcanica, intraprendente, di grande cultura e di straordinaria umanità. Sono solo alcuni tratti della personalità complessa di Giorgio Otranto, che improvvisamente ci ha lasciati, creando un grande vuoto nella comunità scientifica degli studi cristianistici e tardoantichistici, nella comunità universitaria, nella comunità civica, sociale e culturale. Calabrese di Corigliano Calabro, realtà con la quale ha sempre conservato un forte legame, barese di adozione fin dai suoi studi universitari, aveva fatto dell’Ateno barese il centro della sua enorme, inesauribile, attività scientifica e organizzativa. Uno dei caratteri che distingueva Giorgio era la stretta relazione tra l’impegno di docente e ricercatore e quello di grande e appassionato organizzatore culturale, sempre attento a costruire strutture di ricerca, come biblioteche, laboratori, ricerche sul campo, convegni, seminari, mostre. Anche in questo Otranto era il vero erede della lezione del suo maestro Antonio Quacquarelli. Tra le grandi iniziative non si può non ricordare Vetera Christianorum, fondata nel 1964 da Quacquarelli e per decenni magistralmente diretta da Otranto, con il suo amico e sodale di sempre Carlo Carletti, tanto da farne una delle più prestigiose riviste internazionali di studi cristianistici. Le attività editoriali si sono poi ampliate progressivamente dando vita a numerose collane, come i Quaderni di Vetera Christianorum, Scavi e ricerche e le più recenti Bibliotheca Michaelica, Biblioteca Tardoantica pubblicate da Edipuglia, la casa editrice barese che Otranto ha scientificamente indirizzato, anche per l’affetto che lo ha sempre legato al suo fondatore Renzo Ceglie, o varie altre iniziative, come Nicolaus - Studi Storici rivista promossa dalla Basilica di San Nicola. Partendo da studi filologici e storici sui padri della chiesa e sui rapporti tra ebraismo e cristianesimo, testimoniati da numerose pubblicazioni, tra cui i volumi Giudei e cristiani a Cartagine tra II e III secolo. L'Adversus Iudaeos di Tertulliano (1975) e Alle origini cristiane. L'esegesi biblica di Giustino martire (1976), aveva progressivamente concentrato i suoi interessi sulle origini del cristianesimo in Puglia e in Italia meridionale, sulla nascita e l’articolazione delle diocesi, sui vescovi e le primitive comunità cristiane, con una grande attenzione non solo agli aspetti liturgici, religiosi e istituzionali ma anche al vissuto cristiano. Fondamentali i suoi volumi Italia meridionale e Puglia paleocristiane. Saggi storici (1991) e Per una storia dell'Italia tardoantica cristiana (2009), veri capisaldi di un nuovo modo di indagare il cristianesimo anche in periferia. Otranto infatti era orgogliosamente convinto che si potesse proprio indagando i territori provinciali rinnovare l’analisi del cristianesimo tardoantico e altomedievale. Come fece, provocando non poco scalpore e anche polemiche, oltre a un grande interesse internazionale, con i suoi studi sul sacerdozio femminile, tanto da essere invitato a tenere lezioni e conferenze negli USA nelle Università di Madison, Minneapolis, Chicago, Washington, Boston. Di fatto Otranto ha fondato un nuovo e innovativo filone di ricerche, nel quale testi letterari, opere agiografiche, epigrafi, documenti figurativi, monumenti e materiali archeologici sono stati impiegati in maniera integrata e interdisciplinare, costruendo e coordinando articolati gruppi di ricerca, come quelli sui santuari e sul pellegrinaggio. Se volessimo individuare un elemento centrale nel suo impegno di ricerca e di animatore culturale, questo certamente va cercato sul Gargano, a Monte Sant’Angelo, nel Santuario di San Michele, al quale ha dedicato una quantità impressionante di studi, facendone uno dei luoghi di ricerca più attivi a livello internazionale. Come sempre Giorgio intrecciava lo studio con le amicizie e gli affetti, legandosi profondamente a quella realtà arroccata sul monte, dove ha voluto fondare il Centro di studi micaelici e garganici, diventando anche cittadino onorario di quella città, Patrimonio culturale UNESCO anche grazie ai suoi studi e alle tante iniziative da lui promosse. Il suo impegno internazionale ha riguardato un’altra realtà alla quale si è molto legato, l’Argentina, sviluppando molte collaborazioni con le università ma anche impegnandosi nel mantenere vivo i rapporti con l’Italia da parte delle comunità di italiani residenti nel grande paese latinoamericano. Per l’insieme delle sue molteplici attività, Otranto è stato insignito nel 2013 del Premio Nazionale del Presidente della Repubblica, assegnato dall'Accademia dei Lincei. Giorgio Otranto è stato molto più che un grande studioso. È stato direttore di Istituto e di Dipartimento (non a caso posti nella città vecchia, nel cuore antico di Bari, dove ha sempre voluto operare), componente attivo del governo dell’Università, consigliere comunale a Bari, presidente nazionale della Consulta Universitaria per la Storia del Cristianesimo e delle Chiese e dell'Associazione Internazionale per le Ricerche sui Santuari. E soprattutto è stata una persona dalla simpatia straripante, sempre pronto alla battuta, capace di costruire solidi legami affettivi con i suoi colleghi e con i suoi tanti allievi, semplice e diretto, dotato di profonda umanità e di sincero interesse per gli altri. In particolare per i giovani. Mi perdoneranno i lettori un cenno personale, credo emblematico del suo modo di essere. Io stesso devo a Giorgio, al suo disinteressato sostegno, l’opportunità concreta per iniziare la carriera universitaria. Non ero suo allievo diretto, non avevo mai sostenuto un esame con lui, eppure mi invitò a frequentare il suo Istituto, perché voleva sviluppare le ricerche archeologiche, e ottenne per me una borsa di studio, seguendo poi gli sviluppi dei miei studi. Giorgio ci lascia a un anno esatto dalla scomparsa del suo grande amico Carlo Carletti, quasi un fratello, compagno di innumerevoli iniziative. Una coppia speciale, che si integrava perfettamente, capace di innovare la ricerca storica. Ci lasciano in eredità una lezione di rigoroso studio del passato, di attivo impegno nel presente, di profonda umanità.
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