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Una bella scoperta napoletana: Il museo delle arti mediche agli Incurabili

Ancora una straordinaria scoperta a Napoli, città vivace e contraddittoria, di straordinaria vitalità culturale. Volevo da tempo visitare la celebre farmacia dell'ospedale degli Incurabili, che però è chiusa in questo momento a causa dei cedimenti del pavimento nella vicina chiesa. Ho contattato il prof. Gennaro Rispoli, grazie al contatto dell'amico Roberto Conte, per avere notizie sulla possibilità di effettuare la visita e ho accettato volentieri il suo invito a visitare il museo delle arti mediche, pur nell'impossibilità di visitare la farmacia. Una meravigliosa sorpresa, sotto più profili. Sia per la ricchezza del museo, con una ampia collezione di strumenti medici e di documenti di storia della medicina, soprattutto napoletana e meridionale, di proprietà dello stesso Rispoli, donata al museo, sia per aver avuto la possibilità di conoscere Rispoli e i suoi collaboratori, animati da una passione, da una generosità e da una competenza che rendono la visita una vera esperienza di conoscenza. Meravigliosa la sezione con i pastori napoletani, realizzati appositamente da artigiani secondo le indicazioni di Rispoli, con un campionario di patologie storicamente documentate (sifilide, peste, ecc.). Motivo di orgoglio è stato ritrovare alcuni importanti medici napoletani di origine pugliese, e più precisamente di Ruvo (Domenico Cotugno), Terlizzi (Michele Sarcone) e Grumo (Domenico Cirillo). Toccante la sezione di Giuseppe Moscati, grande medico, allievo del Cardarelli, santificato per la sua grande generosità che lo portava a curare tutti, in particolare i poveri, senza mai chiedere nulla. Infine molto interessante la sezione odontoiatrica curata dal prof. Fernando Gombos, che abbiamo avuto la fortuna e il piacere di incontrare, che ha donato la sua personale collezione. Ancora una volta, la vera differenza in un museo la fanno le persone che con competenza, professionalità e passione raccontano le storie racchiuse negli oggetti esposti e sanno coinvolgere il visitatore in un vero viaggio di conoscenza.
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