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Al Tropea Festival

Oggi sono stato a Vibo Valentia al Tropea festival. Prima considerazione: tantissima gente, sale tutte piene per le varie presentazioni-conversazioni che si succedono al ritmo di un'ora per ognuna, dalle 9 della mattina alle 21 della sera, e soprattutto tantissimi ragazzi. Sono molto contento di come sia andata la mia lectio magistralis, seguita con attenzione in sala e tramite uno schermo anche in una sala attigua, e - pare - molto apprezzata. Sono stato introdotto da Maria D'Andrea, attiva archeologa di Vibo, e dal Fabrizio Sudano, un ottimo funzionario della Soprintendenza, che conoscevo ma che non avevo mai incontrato, molto aperto, capace di avviare collaborazioni e molto apprezzato (un funzionario come ce ne vorrebbero dappertutto). Tanti i ragazzi che anche dopo la conferenza mi hanno avvicinato e che ho sentito carichi di entusiasmo e di passione. Ho anche conosciuto altre esperienze molto interessanti di gestione di siti archeologici, come quella di una associazione di archeologi, Mnemosyne, e di Musei, come nel caso del museo civico di Cosenza. Ho poi avuto il piacere di rivedere cari amici, come Chiara Raimondo. Insomma, nonostante la fatica (12 ore di automobile in due giorni) e il tempo non proprio bello, ne è valsa veramente la pena. Sono contento di aver potuto parlare di patrimonio culturale e conoscere altre realtà in movimento, che fanno ben sperare. Sento che qualcosa sta cambiando, vedo più persone impegnate in un vera innovazione del rapporto tra specialisti, beni culturali e cittadini, riscontro consenso verso i nostri tentativi (senza mai nascondersi i problemi, i ritardi, gli errori) di entrare finalmente in una visione del patrimonio culturale più partecipata, più inclusiva, più democratica. Infine mi ha fatto un enorme piacere ricevere un vero regalo: poter visionare direttamente lo straordinario codice Carratelli, con splendidi disegni di torri costiere calabresi.
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