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Arrivo a Chengdu

Arrivo a Chengdu con Daniele Manacorda dopo un viaggio di quasi 20 ore, con scalo a Hong Kong. Il paradosso è stato vedere l’areo che ci portava da Roma a Hong Kong sorvolare Chengdou nella notte, percorrere altri 1300 km per poi tornare indietro con un altro aereo dopo uno scavo di 4 ore. Ma questi sono i collegamenti attuali, basati su hab che ti costringono a volte a giri un po’ assurdi per raggiungere la meta. Praticamente non ho dormito per nulla, in compenso parecchie letture, lavorato al computer finché la batteria lo ha consentito, e visti 5 film abbastanza interessanti (tranne The shape of water che sinceramente mi ha parecchio deluso, pur avendo alcune cose carine e un’attrice sublime).

Arrivati a Chengdu, recuperati in aeroporto da un gentilissimo collega del Chengdu Institute of Cultural Relics and Archaeology, che ci ha invitati, si va in albergo (come spesso accade in Cina, di alto livello, elegante ed efficiente), per una rapida doccia per andare a visitare il Museo-Parco di Du Fu, coincidente con quella che fu la casa di campagna del famoso poeta cinese dell’VIII secolo d.C. che qui ha praticamente un culto. Un bellissimo parco, di circa 24 ettari, con vari padiglioni, pagode, canali, ponticelli, boschetti di bambù.

Girando per la città (che ha 8 milioni di abitanti, capitale del Sìchuan, una provincia grande una volta e mezza l’Italia) si notano le tante costruzioni moderne ma anche la conservazione di una sua fisionomia. Colpisce la pulizia perfetta delle strade: spazzini armati di una scopetta e paletta raccolgono una foglia qui, un pezzetto di carta lì.

Infine una cena deliziosa, con mille sapori e colori, particolarmente piccante (caratteristica dell’ottima cucina del Sìchuan), con colleghi cinesi gentilissimi, accoglienti e simpatici.


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