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Il Museo Archeologico L. Bernabò Brea di Lipari

E' indissolubilmente legato al nome del grande archeologo Luigi Bernabò Brea. E a quello di altri come Madeleine Cavalier o anche Nino Lamboglia per l'archeologia subacquea. E' un museo molto ricco e bello; per i materiali che espone, per il luogo, e anche per essere in qualche modo il museo di se stesso, perché racconta la storia di una fase dell'archeologia italiana e dell'impegno di ricerca e di narrazione storica di un grande archeologo come Bernabò Brea, in particolare per la preistoria di Lipari e delle isole Eolie, ma anche per la fase classica, per la splendida collezione di maschere teatrali e di terrecotte messe in relazione con il mondo del teatro greco. Le sale 'storiche' lasciate con le vecchie vetrine, con straordinarie ricostruzioni della stratigrafia o con le innovative ricostruzioni in museo di parti delle necropoli, sono affascinanti; certamente più difficili da capire per i non specialisti, per cui sarebbe necesasario un maggiore supporto didattico, sono un pezzo di storia dell'archeologia (peccato solo per il gran caldo che si soffre in queste sale ricavate nel monastero posto accanto alla cattedrale sull'acropoli della città). Più moderne (e ben climatizzate), con belle ricostruzioni di una capanna e ottimi disegni, è la sezione inaugurata da pochi anni. Notevole tutta la sezione sulla fase classica, greca e romana; più sacrificata quella sulla tarda antichità e il medioevo, frutto di una impostazione che dava minore attenzione alle fasi postclassiche; quindi da sviluppare certamente. 
Per non parlare poi della sezione subacquea, con l'esposizione dei materiali di alcuni importanti relitti eoliani, Capo Graziano, Filicudi, Capo Crapazza, Le Formiche. Con quelle anfore impilate come nella stiva di una nave che da sole meritano una visita. Grande suggestione offre anche il carcere nel quale si è allestita una bella e ricca collezione di arte contemporanea, con nomi e opere ispirate alle Eolie, di grande qualità. 
Una bella visita, anche se fatta nei tempi stretti concessi dai traghetti, resa ancora più piacevole dall'incontro con la mia cara amica Maria Clara Martinelli, con cui ho condiviso gli anni della formazione universitaria a Bari, e che da allora si è trasferita a Lipari svolgendo importanti ricerche di preistoria e dedicandosi pienamente a questo bel museo. Grazie anche alla direttrice Maria Amalia Mastelloni per la cortese ospitalità. Insomma: un museo da non perdere, che finalmente sono riuscito a visitare. Ci tornerò!

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