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Qualche esempio sulle "famigerate" soprintendenze uniche siciliane? di Caterina Greco

Qualche esempio sulle "famigerate" soprintendenze uniche siciliane?
Il recupero del Castello a Mare di Palermo, un lavoro meritorio di recupero sociale di un ambiente degradato e ad alto rischio nel cuore del centro storico e dell'antica porto della cala, che ha coinvolto professionisti di archeologia, di architettura e restauro dei monumenti, di storia urbana, grazie al quale si è riguadagnato alla fruizione uno dei pezzi forti della storia e dell'urbanistica di Palermo. Ancora? La restituzione alla città del castello di Maredolce, premio Benetton per il paesaggio per il recupero del contesto dell'antico giardino arabo-normanno, insieme al restauro del monumento e agli scavi archeologici che hanno consentito di recuperare il disegno dell'antico lago e la fase più antica dell'edificio. Insieme alla prova di coraggioso impegno civile che ha impegnato la soprintendenza palermitana, per anni, allo scopo di guadagnare alla proprietà pubblica, e per salvarlo, un bene e i terreni limitrofi che appartenevano ad una nota famiglia palermitana ( dove famiglia non sta per dinastia facoltosa, ma per mafia). Un altro esempio? Il rifiuto della Soprintendenza di Trapani a far costruire un villaggio Valtur , ovviamente spacciato per risorsa economica cui la comunità locale non poteva rinunciare (posti di lavoro, i giovani che emigrano, l'indotto locale, etc.) sulle colline retrostanti il parco di Selinunte. Dietro il santuario di Malophoros, proprio lì, con vista sui templi e sull'acropoli. Un passo e oplà, dalla piscina del villaggio, volendo, si sarebbe potuto entrare al parco. Motivazioni archeologiche e paesaggistiche spinsero la Soprintendenza a dire no alla sua realizzazione e non fu facile (in precedenza la stessa soprintendenza un progetto di massima non lo aveva respinto con la sufficiente energia, e la questione restava aperta) dire quel no e mantenerlo fermo. Fu fatto e il villaggio non si fece più, né si fece mai. Il costruttore e proprietario dei terreni era un signore di Castelvetrano ora imputato di mafia perché ritenuto prestanome di Matteo Messina Denaro. Non propriamente un angioletto.
Dunque, non solo disfunzioni, non solo degenerazioni. Stiamo attenti.
(.....)
Caterina Greco
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