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Radio Siani a Ercolano: la cultura che sconfigge la camorra

Sono a Ercolano per presentare il mio libro a Villa Campolieto, sede di STOA, su invito dell’amico Gino Nicolais, e ovviamente non posso non fare un salto al parco archeologico (da poco diventato autonomo e diretto da Francesco Sirano). Ma questa volta mi interessa maggiormente conoscere la Ercolano che sta al di là del muro di recinzione del Parco e in particolare una di quelle realtà di cui ho sentito parlare da tempo, Radio Siani, collocata in un appartamento sequestrato ad uno dei boss camorristici, nel cuore della città.
Ci vado con Francesca del Duca, laureata in economia della cultura, collaboratrice del Herculaneum Conservation Project, (http://www.herculaneum.org), per conto del quale si occupa proprio dei contatti con la comunità locale, in particolare i bambini. Mi racconta delle difficoltà, delle resistenze, dei problemi in questa difficile attività, ma anche dei successi, dei bambini, figli di camorristi e reclutati dalla camorra per piccole attività illegali, che partecipano ai loro laboratori, al doposcuola, ai giochi, del campo di calcetto realizzato proprio a ridosso dell’area archeologica, dei murales realizzati da artisti locali, del progetto di abbattere quell’alto muro che separa la Ercolano romana dalla Ercolano attuale, di tante altre iniziative. Attraversiamo il centro storico, vediamo i bei palazzi vanvitelliani ridotti in uno stato di degrado, il mercato per metà illegale e per metà con venditori che hanno scelto di regolarizzare le proprie attività commerciali.
Arriviamo a Radio Siani (http://www.radiosiani.com), una web radio della legalità intitolata alla memoria del giovane cronista e pubblicista napoletano Giancarlo Siani, ucciso sotto casa all’ età di 26 anni per i suoi scomodi articoli pubblicat su 'Il Mattino', gestita da una associazione e da una cooperativa. Incontro alcuni ragazzi della radio, che mi parlano delle loro attività, delle produzioni agricole, dei loro ottimi pomodori, con il sapore della legalità. Mi fanno visitare questa brutta casa, blindata e schermata, ma decisamente squallida, dal cui balcone il boss ordinava gli assassini e gli agguati, perché tutti capissero chi comandava in quel luogo.
Facciamo una breve intervista sul ruolo del patrimonio culturale per affermare legalità, partecipazione, lavoro, sviluppo sostenibile.
Alla fine mi ringraziano. Ma in realtà sono io a ringraziare loro, per avermi fatto conoscere quest’altra bella realtà meridionale, animata da giovani capaci, appassionati, attivi quotidianamente nel sociale e nella cultura. E soprattutto per il loro impegno.
E mi convinco ancor di più di quante energie straordinarie sono presenti nel nostro Paese, spesso poco note, valorizzate e sostenute. E di come la cultura e il patrimonio possano essere la chiave per un Sud diverso.

 


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