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Un ricordo di Renzo Ceglie

Al profondo dolore per l’improvvisa notizia della scomparsa dell’ing. Ceglie si aggiunge il dispiacere e il rammarico di non poter essere presente al suo funerale e condividere con la famiglia, i collaboratori e gli amici questo momento assai triste. Un viaggio da tempo programmato mi costringe lontano, all’estero, in un luogo che avevamo anche pensato negli anni scorsi di visitare insieme.

Non posso non riservare un ricordo molto personale, perché all’ing. Ceglie mi lega da oltre un venticinquennio un rapporto quasi filiale. È stata e resta (anche nel ricordo) una di quelle persone che hanno veramente contato nella mia vita, un vero punto di riferimento. Il nostro rapporto si avviò alla fine degli anni Ottanta quando decise di lanciare una nuova collana di archeologia, Adrìas, il cui primo numero coincise il mio primo libro. In quell’occasione mi propose di collaborare con Edipuglia per curare la politica editoriale: una collaborazione che non si è mai interrotta, anche negli anni in cui sono stato forzatamente meno presente per altri impegni. Con l’ing. Ceglie, e grazie alla collaborazione di tanti amici e colleghi, Edipuglia ha creato da allora molte nuove collane scientifiche, pubblicando centinaia di volumi, ha ampliato l’attività editoriale a livello internazionale, tanto da affermarsi in Italia e all’estero come una delle realtà più qualificate e apprezzate nell’editoria scientifica in campo umanistico.

Il cuore di questa attività era lui, che questo lavoro ha amato come pochi, curando personalmente la realizzazione di ogni singolo libro, con una competenza tecnica straordinaria e un’autentica passione, rimasta sempre intatta, anche negli ultimi tempi di stanchezza e malattia, e, infine, con un’incredibile e irraggiungibile capacità di lavoro. Sono famose le bozze corrette e gli impaginati inviati all’alba agli autori. A me è capitato tante volte di inviagli un testo il venerdì o il sabato e di riceverlo già impaginato la domenica. Gli piaceva realizzare i libri, curare le immagini, studiare le soluzioni migliori per legare testo a immagini, per impaginare opere complicatissime. Era uno straordinario innovatore, uno sperimentatore, un pioniere: è stato lui a lanciarsi prima di tanti altri nell’editoria elettronica, è stato sempre lui a studiare e a ricercare le soluzioni più avanzate per realizzare bei libri, che associassero qualità scientifica a qualità editoriale. Ha formato negli anni tanti specialisti, una vera scuola di alta editoria. Delle sue straordinarie competenze tecniche si sono avvalsi negli anni anche molti altri editori, come Laterza, De Donato, Dedalo.

L’ing. Ceglie è stata soprattutto una persona onesta, perbene, enormemente modesta, inguaribilmente ottimista e straordinariamente generosa. So per certo quanto fosse per lui importante ricevere gli apprezzamenti di un autore soddisfatto del suo lavoro. Riservatissimo e timido (e per questo a volte poteva apparire burbero), evitava le occasioni pubbliche. Non ha mai voluto apparire personalmente. Credo che anche per questo motivo non volle dare il suo nome alla casa editrice, secondo una consuetudine assai diffusa tra gli editori, ma preferì quella denominazione legata alla sua terra così tanto amata. E quando anch’io gli proposi di cambiarlo, quel nome, per rendere la casa editrice meno legata al contesto locale, lui si rifiutò. Ed ebbe anche allora ragione lui, perché quel nome e quel logo tratto da una decorazione della basilica di San Nicola, pur legati a una regione, sono poi diventati noti a livello internazionale, con l’orgoglio di un uomo del Sud e la capacità di guardare lontano.

Dopo quel mio primo libro, l’ing. Ceglie ha poi pubblicato altri libri miei e dei miei collaboratori, e di tanti molti colleghi, seguendo e segnando le tappe delle carriere mia e di tanti altri e anche le vicende belle delle nostre vite. Era per me sempre un piacere incontrarlo e sentirlo anche solo al telefono. E so bene che era un piacere e una gioia per lui, che spesso mi rimproverava affettuosamente di incontrarci troppo poco. Voleva che mi fermassi a pranzo con lui e la sua famiglia e anche in questo mi regalava momenti di affetto.

Per tanti motivi sarà un impegno di tutti coloro che gli sono stati vicini continuare a credere in Edipuglia, il progetto principale della vita lavorativa dell’ing. Ceglie, perché il suo impegno continui. Non sarà facile senza di lui, ma dovremo farlo. L’ing. Ceglie lo merita. Sarà certamente anche un mio impegno preciso, per la famiglia Ceglie, per i collaboratori di Edipuglia, per i direttori delle collane e i tanti autori, le università e le istituzioni scientifiche che da anni hanno affidato la propria produzione scientifica ai tipi di Edipuglia.

È con grande tristezza che mando da lontano un caro saluto a una persona a me sempre così vicina ed è con profondo dolore che abbraccio sua moglie Anna, da lui tanto amata, i suoi adorati figli Gianna e Carlo, tutta la sua famiglia, i suoi collaboratori, gli studiosi, che devono tanto all’ing. Ceglie e che da lui avrebbero potuto ricevere ancora moltissimo.
Giuliano Volpe 

(testo letto in mia assenza da G. Disantarosa durante la cerimonia funebre a Santo Spirito il 28 aprile 2016) 

 

 

 


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