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Un sindaco in prima linea per salvare il patrimonio culturale

In questi giorni ho avuto vari contatti con Alessandro Delpriori, l'attivo sindaco di Matelica, dottore di ricerca in storia dell'arte, che nei giorni scorsi ha scritto una lettera aperta, pubblicata da La Repubblica, al Ministro Dario Franceschini. 

Ho trovato non solo un sindaco molto impegnato ma anche un tecnico competente nel campo del patrimonio culturale. Il suo intervento è stato immediatamente strumentalizzato da chi usa il terremoto per fini di polemica politica, ma il suo spirito era ed è orientato ad avanzare proposte costruttive (peraltro subito accolte, per quel che è stato possibile immediatamente dal ministro e dal segretario generale del MiBACT Antonia Pasqua Recchia, che sta coordinando le operazioni, che hanno il sindaco al telefono). 

Proposte fondate su una profonda conoscenza del patrimonio del suo territorio e sull'iniziativa in prima linea nella battaglia per la salvaguardia del patrimonio, insieme (anzi indissolubilmente legato) alla salvezza e alla sistemazione dei cittadini per la rinascita di quei territori. 

Le sue proposte paiono molto concrete e condivisibili. Per esempio, l'adozione di procedure più speditive per la messa in sicurezza di beni immobili e mobili: una richiesta non facile in un paese complicato come il nostro, nel quale spesso la rapidità nelle procedure si associa alla corruzione, e la (giusta) lotta alla corruzione impone procedure sempre più farraginose. 

Altro tema è il coinvolgimento di volontari, non generici ma specialisti: docenti, ricercatori e personale tecnico universitario, dottori di ricerca, specialisti e laureati. Il sindaco ha già ottenuto la disponibilità di varie università e di non meno di 150 persone. Ma come impiegarle? Serve innanzitutto un coordinamento, in modo da affidare compiti precisi e da evitare iniziative scollegate e inutili, se non addirittura dannose. Poi servirebbe un breve corso di formazione per fornire ai volontari i rudimenti su come muoversi in un territorio pericoloso, per crolli, strutture pericolanti, etc. 

A partire da questa proposta il sindaco ha lanciato l'idea, molto interessante, di dar vita ad una "protezione civile del patrimonio culturale": un organismo con personale preparato e attrezzato per operare in condizioni di difficoltà e di pericolo per cause naturali, strettamente connesso con il MiBACT. Come dopo il terremoto del Friuli nacque la protezione civile, dopo questo sisma potrebbe nascere una "protezione civile del patrimonio culturale". Questo purtroppo non sarà l'ultimo terremoto (o altra forma di disastro naturale) che colpirà il nostro paese: sarebbe stupido e irresponsabile pensare il contrario. Prepariamoci ad affrontarlo.

Non si tratta, certamente, di togliere occasioni di lavoro (già scarso) ai professionisti dei beni culturali, ma di impiegare nei momenti difficili e di emergenza, come quello che stiamo vivendo, volontari con competenze specifiche nel settore, a supporto e integrazione dei tecnici. Esattamente come accade nella sanità, nell'assistenza sociale e in vari altri campi nei quali l'apporto del volontariato qualificato e ben formato si dimostra assai prezioso. Si tratta anche di uno strumento prezioso per favorire forme di partecipazione attiva della cittadinanza. 

Ma innanzitutto serve un ulteriore investimento nelle dotazioni di personale tecnico del MiBACT, che possa essere impiegato non solo nelle normali attività di tutela ma anche in casi di emergenza come questo. Servirebbe, infine, la predisposizione di linee guida, di protocolli, di manuali operativi, oltre che di specifici corsi di formazione per l'intervento in aree colpite da terremoti e altre sciagure naturali. 

Da questa esperienza drammatica, cioè, potremmo e dovremmo imparare ad affrontare nel futuro situazioni difficili con ancora maggiore preparazione, competenza, rapidità e organizzazione.

tratto da: http://www.huffingtonpost.it/giuliano-volpe/sindaco-salvare-patrimonio-culturale_b_12799546.html
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