Il documento del 2014 avanzava anche l’idea di un museo della storia della città dalle origini ad oggi (non limitato cioè alla sola storia antica, come propone Calenda), utilizzando un qualificato progetto multimediale.
La proposta di Calenda di un museo unico romano (e per la verità anche le altre sue sui temi relativi al patrimonio culturale), appare insomma alquanto approssimativa e frettolosa, priva cioè dell’approfondimento necessario per temi così delicati relativi a musei, parchi archeologici, luoghi della cultura che hanno storie secolari, in alcuni casi risalenti già ai periodi preunitari. Oggi le nuove tecnologie consentono di raccontare a tutti in maniera chiara ed efficace la storia della città (le proiezioni multimediali di Piero Angela nei fori di Cesare e Augusto lo hanno dimostrato), senza dover sconvolgere collezioni storiche, che pure necessitano di opportuni aggiornamenti (come si sta facendo nei musei statali). Non si possono smantellare e riorganizzare in maniera semplicistica musei, che, peraltro, sono di competenza dello Stato, del Comune e di altre istituzioni pubbliche e private.
Ben diverso sarebbe ragionare su un sistema museale integrato, con servizi, bigliettazione, promozione, comunicazione e gestione comuni, sulla base di precisi accordi tra le diverse istituzioni, in primis Stato e Roma Capitale, come quelli previsti nel 2014-15. Va bene innovare e semplificare, ma solo se si opera sulla base di progetti ben costruiti e fondati sullo studio e sull’apporto di competenze specialistiche.