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Diritto allo studio, il diktat del ministro Profumo

In questi giorni sta per essere emanato un decreto che potrebbe modificare sensibilmente le condizioni di studio per migliaia di ragazzi e ragazze appartenenti a famiglie non agiate. Il ministro Francesco Profumo, con una determinazione degna di miglior causa, intende emanare il decreto sul diritto allo studio, pur contro il parere della stragrande maggioranza delle associazioni studentesche e addirittura con il veto delle regioni italiane, che peraltro del diritto allo studio hanno la competenza. In Conferenza Stato-Regioni l’opposizione allo stravolgimento del diritto allo studio è guidata dalla Regione Puglia. Nonostante tutto questo, Francesco Profumo intende ugualmente approvare il decreto il prossimo 21 febbraio, pochi giorni prima delle elezioni politiche e della fine del suo mandato di ministro. Un atto grave e arrogante, che avrà forti ripercussioni nei prossimi anni. Ecco perché bisogna bloccarlo e affidare al nuovo governo il compito di deliberare in una materia così delicata per la vita di tante persone, di tante famiglie, di tanti giovani.

Per sottolineare in maniera ancor più evidente la gravità della situazione, mi riferisco alla nostra Università d Foggia. Attualmente, sugli oltre 11.000 studenti iscritti, sono circa 1.600 quelli che per motivi di reddito hanno diritto all’esonero totale dalle tasse, alla borsa di studio e alla possibilità di un alloggio presso le residenze studentesche. Quest’anno la Regione Puglia, facendo un notevole sforzo, riuscirà a garantire la borsa di studio al 92% degli aventi diritto a livello regionale, mentre a Foggia il 100% otterrà la borsa. Un risultato straordinario, in linea con una politica di investimento nella formazione, nella ricerca e nel diritto allo studio. Per la prima volta la Puglia primeggia anche in questo settore rispetto a molte regioni del nord. Inoltre sono in fase di realizzazione nuove residenze studentesche, a Lecce, a Bari, a Taranto, e anche a Foggia. Lo scorso anno è stata inaugurata la residenza ‘Marina Mazzei’, che attualmente è interamente utilizzata dagli studenti. A breve sarà completata la nuova residenza nell’area dell’IPAB Maria Cristina. Finalmente Foggia potrà disporre di un numero adeguato di posti letto e offrire così un reale servizio agli studenti idonei, degno di una città che ambisca a diventare sempre più una città universitaria.

Ebbene, mentre nella nostra regione e nella nostra città si ottengono questi risultati, il Ministro Profumo predispone un decreto che rappresenta di fatto una riduzione del diritto allo studio, in particolare per le fasce sociali più deboli e per le regioni meridionali. Lo spirito ‘leghista’ che caratterizza il provvedimento emerge chiaramente dal tentativo di voler introdurre fasce di reddito diversificate per macroregioni (calcolate sulla dichiarazione ISEE): 14.300 euro al Sud, 17.100 al Centro, 21.000 al Nord. L’attuale limite per accedere all’idoneità è costituito da 17.000 euro ISEE, che rappresenta già ora un limita alquanto basso, perché riguarda principalmente a famiglie monoreddito che stanno soffrendo moltissimo le conseguenze della crisi. Pertanto, quegli studenti che attualmente hanno un reddito compreso tra il 14.300 e i 17.000 euro perderanno questo diritto, e, non solo non otterranno la borsa di studio, ma dovranno pagare le tasse studentesche e non potranno avere accesso alle residenze studentesche. Con le nuove norme circa 600-700 nostri studenti potrebbero trovarsi in tali condizioni. Questa misura, inoltre, incentiverà ulteriormente gli studenti meridionali che si trovassero in tali condizioni reddituali a preferire il trasferimento a Nord, dove il limite ISEE è più alto, e dove quindi avrebbero diritto a borsa di studio, esonero dalle tasse e posto letto. Ecco un altro intervento di stampo ‘leghista’.

L’uso della residenza studentesca, inoltre, sarà impedito anche a quei studenti che attualmente sono considerati fuorisede e che invece il provvedimento di Profumo trasformerà in pendolari, cioè coloro che risiedono in una località la cui distanza dalla sede universitaria non superi i 75 minuti di percorso. Immaginiamo le conseguenze per gli studenti di aree periferiche come il Gargano o i Monti Dauni. Potremmo dunque trovarci in questa situazione paradossale: avere finalmente residenze studentesche nuove, ma vuote vuote per mancanza di studenti idonei a poterne fare uso!

Il modello che da alcuni anni si sta cercando di realizzare in Italia, non come esito di un progetto o di una riforma, ma attraverso un insieme di misure, come questa sul diritto allo studio, prevede la sopravvivenza di poche Università pubbliche e private considerate di qualità, sulle quali concentrare le risorse e una serie di Università, prevalentemente meridionali, lasciate al loro destino di marginalità, di licealizzazione o di definitiva chiusura, per agonia.

La sperequazione che questo decreto introduce è, peraltro, in linea con l’attuale assurda situazione del finanziamento statale distribuito in maniera fortemente iniqua tra le Università in rapporto al numero degli studenti, quasi che ci siano cittadini-studenti di serie A, B, C. Nel 2012 si è registrata un’oscillazione tra un massimo di € 6.050 ad un minimo di € 2.065 per studente, con un valore medio standard di € 4.218 (era di € 4.306 un paio di anni fa): la nostra Università si pone nella parte bassa della lista con € 3.523 per studente.

Questo un provvedimento è, quindi, perfettamente coerente con le politiche di questi ultimi anni, finalizzate a promuovere il ritorno ad una università di élite, ad espellere dall’università masse di studenti appartenenti a famiglie disagiate (e il crollo delle immatricolazioni a livello nazionale sta a dimostrarlo), a condannare le università meridionali a condizioni di sotto-finanziamento e di marginalità, a chiudere una serie di università, soprattutto le più piccole e più giovani, come quella di Foggia. Ecco perché si insiste spesso su un dato assolutamente falso, spesso sostenuto dai soliti grandi giornali, secondo cui le Università in Italia sarebbero troppe e alcune andrebbero chiuse. Falso! Il nostro Paese ha meno università per milione di abitanti rispetto a Spagna, Regno Unito, Paesi Bassi, Germania, Francia, USA.

Le Università italiane rischiano di commettere lo stesso grave errore di certa classe politica italiana, che ha pensato di salvare il Nord abbandonando il Sud, privandolo di risorse, ritenendo che così il Nord si sarebbe sviluppato autonomamente e avrebbe raggiunto gli standard dei paesi nord-europei, per poi rendersi amaramente conto che la crisi ha colpito tutti, anche le regioni settentrionali, che pensavano di poterne essere risparmiate. È lo stesso drammatico errore che rischia di fare l’Europa nei confronti della Grecia, della Spagna e della stessa Italia.

Come al sistema Paese serve un Sud sviluppato, economicamente produttivo, dotato di infrastrutture e capace di valorizzare la sue tante risorse, così al sistema universitario italiano servono Università meridionali vitali, capaci di mettere a frutto tutte le capacità di formazione e ricerca, di valorizzare i giovani meridionali, di stimolare lo sviluppo del tessuto imprenditoriale e di costituire presidi di legalità e di qualità nel Mezzogiorno.

Ecco perché è necessario proseguire la battaglia per la difesa e la crescita dell’Università di Foggia e delle altre università meridionali. Ed è quello che intendo continuare a fare, con ancora più forza e incisività, anche per salvaguardare i diritti di quegli studenti che oggi il ministro Profumo tenta di colpire ingiustamente.

Come ha detto recentemente Barack Obama nel suo bel discorso di insediamento per il secondo mandato, in un momento di crisi un paese che non investa sulla formazione, sulla ricerca, sui giovani è come il pilota di un aereo in avaria che per alleggerire il peso del velivolo e salvarlo, decida di gettare il motore e il carburante!

Articolo pubblicato in L'Attacco, 14.2.2013, pp. 1, 22. 

 


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