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Dopo un anno di Bonisoli è tempo di bilanci

È trascorso un anno dall’insediamento del Governo sedicente ‘del cambiamento’. Un anno da quando Alberto Bonisoli ha assunto il ruolo di Ministro dei Beni e delle attività culturali. È giunto dunque, forse, il tempo per un primo bilancio. Senza preconcetti e critiche aprioristiche. Anzi, non nascondo che ho provato e provo una certa simpatia per il nuovo ministro, perché mi sembra una persona ragionevole, pacata, aperta.

A proposito del mio (unico) incontro con il Ministro, un anno fa, quando gli ho consegnato la relazione finale del mio mandato di Presidente del Consiglio superiore ‘Beni culturali e paesaggistici’ e una nota con una serie di scadenze e di ‘suggerimenti’:

“Confesso che mi ha fatto una buona impressione: persona colta, attenta, curiosa, prudente, desiderosa di ascoltare, animata dalle migliori intenzioni. Mi ha assicurato – e ha più volte ribadito pubblicamente – che non intende demolire il lavoro fatto negli ultimi anni, affermando di voler solo correggere alcune disfunzioni, migliorare alcuni aspetti, investire sul personale e potenziare la tutela. Ne sono felicissimo. Un’azione di manutenzione e correzione delle riforme è assolutamente necessaria: ne ho indicato alcuni aspetti anche nella relazione che gli ho consegnato .... Trovo sbagliato un atteggiamento preconcetto nei confronti di questo Ministro, come l’ho considerato sbagliato da parte di tanti nei confronti del suo predecessore”.

Ho insomma ritenuto che fosse opportuno attendere prima di esprimere giudizi, con il beneficio attribuito a chi si è trovato quasi per caso e in maniera inaspettata a dirigere un Ministero e un settore, molto complessi e problematici, senza averne una conoscenza diretta e approfondita.

Come, infatti, precisa il suo breve CV pubblicato sul sito web istituzionale, Bonisoli, laureato alla Bocconi, ha diritto la NABA-Nuova Accademia di Belle Arti di Milano (un’Accademia privata) ed è un esperto di moda e design, con una buona attività internazionale in tale ambito. Peraltro al Ministero è affiancato da persone che non possono essere definite propriamente specialisti del settore. Per esempio, il Segretario Generale, da sempre figura centrale nella gestione del ministero, Giovanni Panebianco, è un laureato in economia, ex ufficiale della Guardia di Finanza ed ex dirigente alla Presidenza del Consiglio.

A un anno dalla decadenza del precedente Consiglio superiore BCP (che, lo ricordo, è il massimo organo di indirizzo scientifico del Ministero), il nuovo Consiglio, pur ricostituito, e con la presidenza assegnata a un autorevole professore di diritto amministrativo, Marco D’Alberti, non si è ancora insediato.

Anche per le programmazioni economiche, che per legge dovrebbero essere esaminate e approvate dal Consiglio, si è proceduto facendone a meno. Eppure sono tante le iniziative del Consiglio superiore avviate che meriterebbero di essere riprese e portare avanti, prima fra tutte un rapporto di collaborazione più organico e sistematico tra MIUR e MiBAC.

Allo stesso modo, i sette Comitati Tecnico Scientifici, uno per ogni settore, da poco finalmente ricostituiti (ma non tutti, manca inspiegabilmente ancora quello degli Archivi), hanno eletto i rispettivi Presidenti, ma non hanno ancora avviato le loro attività.

Cosa è successo in questo anno? Direi abbastanza poco. Il Ministero, come mi hanno confermato in tanti, dirigenti e funzionari, è sostanzialmente fermo, quasi paralizzato, con tempi decisionali assai lenti.

Molti gli annunci, pochi finora i risultati. Si pensi al tormentone delle domeniche gratuite, che prima si diceva di voler eliminare. È stata annunciata una riorganizzazione del Ministero, che nella road map annunciata avrebbe dovuto concludersi il mese scorso. È una (ennesima!) riorganizzazione che rischia di creare non poca confusione: si conservano (fortunatamente) le soprintendenze uniche territoriali, si modificano i Segretariati regionali e i Poli museali regionali che diventeranno interregionali, si moltiplicano le Direzioni Generali e si accresce l’impostazione centralistica e burocratica.

Positivo, però, è stato il metodo adottato dal ministro che ha voluto una fase di ascolto, recependo il parere di varie associazioni, dopo aver presentato il progetto. Se si fosse adottato un sistema analogo per le riforme degli anni passati forse si sarebbero evitati alcuni errori e si sarebbe registrata meno opposizione e una migliore accettazione e attuazione dei cambiamenti introdotti.

Un dato molto positivo. Sono stati annunciati concorsi per molte migliaia di posti, prima 6.000, poi 4.000, anche se al momento nella legge finanziaria sono stati previsti 500 posti nel 2020 e 500 nel 2021, solo la metà dei quali per funzionari tecnico-scientifici. Il Ministero si sta svuotando per effetto combinato della fuoriuscita di massa degli assunti con la legge 285 sull’occupazione giovanile degli anni Settanta del secolo scorso e di quota 100; se non si interviene presto la situazione sarà drammatica, nonostante le 1.016 immissioni di funzionari negli anni scorsi.

Il sottosegretario Gianluca Vacca ha ora annunciato per luglio i primi bandi di concorso per l’assunzione di 2.052 nuovi dipendenti, che con l’approvazione del Ddl Concretezza raggiungerebbero un totale di 3.600 unità. Staremo a vedere e applaudiremo in caso di successo, sperando anche che si adottino procedure concorsuali migliori di quelle usate nel passato.

Un dato molto negativo. Si è persa, senza battere ciglio, la competenza sul Turismo, trasferita al Ministero dell’Agricoltura per volontà del ministro Gian Marco Centinaio, di professione tour operator, molto legato a Salvini. Che il turismo in Italia sia soprattutto turismo culturale dovrebbe essere chiaro a tutti, ma evidentemente non è bastato.

Si sta procedendo alla nomina dei direttori dei musei autonomi. Si è nel frattempo del tutto perso l’apporto di specialisti stranieri (che ormai non si candidano più alle selezioni, avendo colto l’aria sovranista che si respira nel nostro Paese) e non mancano tentennamenti anche nella conferma di direttori che pure hanno dimostrato di fare benissimo, solo perché nominati dal precedente governo, come nel caso del direttore di Pompei Massimo Osanna, per la cui conferma si sono attesi molti mesi (durante i quali tutti i progetti a Pompei sono rimasti fermi) e sono stati necessari ben due colloqui con lo stesso ministro, dopo la selezione fatta dalla Commissione nominata dal ministro. Se un tecnico è bravo e fa bene, dovrebbe importare poco chi lo ha nominato.

Un risultato positivo è stato senza dubbio il recente decreto sulle professioni dei beni culturali, ai sensi della legge 110 del 2014, a conclusione di un lavoro durato anni e che già un anno fa era di fatto completato. Si è portato a conclusione un processo avviato dal precedente ministro e atteso da tempo soprattutto dai professionisti dei beni culturali. Un plauso a Bonisoli per questo.

Più in generale, non sfugge a nessuno il minor peso attribuito al patrimonio culturale, ai musei, al paesaggio e alla cultura in generale, che sono quasi fuoriusciti dall’agenda del governo e dal dibattito.

Credo che abbia ragione l’ex sottosegretaria Ilaria Borletti Buitoni, che molto si è impegnata per la tutela del paesaggio, quando denuncia: 

“Non so se qualcuno ha realizzato che le parole ‘cultura’ ‘patrimonio culturale’ ‘paesaggio e territorio’ sono da un anno completamente scomparse dal teatrino della politica nostrana! Sostituite da ‘condoni’ ‘sanatorie’ ‘tagli’”.

A prescindere dalle diverse idee e valutazioni che ognuno legittimamente può avere, è innegabile che il peso politico, le iniziative, la spinta che abbiamo conosciuto con il precedente ministro Franceschini siano solo ormai un debole ricordo rispetto alla debolezza, alle cautele e all’attendismo attuali.

Sembra quasi di essere tornati ai tempi di un Vernola, di un Vizzini, di un Facchiano, di una Bono Parrino (qualcuno se ne ricorda?).

Pubblicato in https://www.huffingtonpost.it/entry/dopo-un-anno-di-bonisoli-e-tempo-di-bilanci_it_5cf4cc58e4b0a1997b6cc94b?fbclid=IwAR3cP062R42n9nhThil9FcNvZjUUQp0Lv2j7Gqq0gaTEc29TCoveX-jydx8
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