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Faragola il figlio di mio figlio’
La performance ‘Faragola il figlio di mio figlio’, è bella, breve e emozionante, intensa e coinvolgente. I partecipanti (non semplici spettatori), in piccoli gruppi di circa 30 persone, entrano in teatro ignorando in cosa consista la performance, si accomodano in platea dove uno strano personaggio con il cilindro in testa (il bravo Roberto Galano), dorme e sbadiglia, poi accortosi della presenza di persone si sveglia e comunica che il sito archeologico è chiuso, distrutto, non è visitabile. Quindi racconta un po' della storia del sito e della sua importanza. Invita infine i presenti a seguirlo nella 'cenatio', la sala da pranzo della villa, idealmente ricostruita sul palco. Qui le persone sono poste al centro della scena, accompagnati, spostati, spinti da ballerini e ballerine, quasi delle menadi esagitate, che corrono dappertutto, si dimenano, rotolano a terra, battono contro le pareti. Si raccolgono frammenti bruciati, si cerca di ricomporli, ci si dimena al ritmo di una musica incalzante, mentre le immagini dei mosaici e dei pannelli di marmo e paste vitree in opus sectile scorrono velocemente sulle pareti, prima di un pianto straziante e della danza quasi bacchica di una ballerina (un riferimento alla scena della danzatrice dionisiaca presente sull'oscillum che decorava il divano, lo stibadium, per i banchetti). Il pianto viene interrotto dalla calda voce dell'ottimo Paolo Sassanelli che recita i versi di Christian Di Furia sul senso della memoria, della conoscenza, della trasmissione di padre in figlio, del significato del ricordo e dell'oblio. Una performance che suscita emozioni, che fa riflettere, che sollecita la curiosità a sapere e a capire. Il significato più profondo sta nel trasformare le persone da semplici spettatori a protagonisti, nel porli al centro della scena sottolineando la necessità della partecipazione attiva di tutti. Nessuno deve sentirsi escluso. Se il patrimonio è di tutti, tutti devono partecipare alla sua conoscenza, alla sua tutela, alla sua valorizzazione.Bravi gli attori e i ballerini, belle le musiche, eccellenti le immagini e le elaborazioni multimediali di Andrea Pontone. Brava la scenografa e regista Michela Casiere, di Ascoli Satriano, che ha voluto fortemente questo progetto come atto di amore verso il patrimonio culturale della sua città: sono felice di averle dato fiducia come sempre si dovrebbe sempre fare con chi ha buone idee e dimostra di avere la capacità di realizzarle.Spero che anche questa iniziativa (che mi auguro abbia un seguito con altre edizioni in altre parti della Puglia e d'Italia), voluta dalla Fondazione Apulia felix e sostenuta con parte dei contributi raccolti, serva a non dimenticare Faragola, a sollecitare l'avvio dei lavori di restauro e sistemazione dell'area archeologica e, in generale, a riflettere sulla fragilità del nostro patrimonio culturale e sulla necessità di farlo sentire come una cosa viva, preziosa, necessaria, da parte di tutti.
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