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Intervento di Federico Marazzi sulla Riforma Mibact
È un vezzo costante di buona parte del mondo italiano che si occupa di Beni Culturali quello di schierarsi sempre e comunque contro qualsiasi cosa si muova e muti. È sempre un "si stava meglio quando si stava peggio" la risposta che sento a qualsiasi cosa che tenda a rivedere ciò che è percepito come consolidato e tradizionalmente acquisito: "queta non movere". Io francamente non partecipo a questa attitudine e credo che le cose vadano esaminate caso per caso. È difficile trovare ragioni serie contro l'idea di rendere unitaria e coordinata la gestione della tutela del patrimonio culturale. Parlando nello specifico da archeologo (e da medievista in particolare), mi limito a portare un esempio: molti si dimenticano delle bestemmie e delle maledizioni profferite di fronte ad interventi di restauro su siti e monumenti dalle soprintendenze architettoniche, compiuti nella totale inconsapevolezza di quelle archeologiche, che hanno comportato la vera e propria distruzione di intere stratigrafie e di pezzi di storia compromessi per sempre. Ognuno lavorava per conto proprio e situazioni con una storia unitaria che avrebbe dovuto essere esaminata contestualmente sotto diversi profili scientifici venivano scempiate da interventi scriteriati in nome della specificità delle competenze. Basterebbe tenere presente solo questo per ragionare un po' più a mente fredda su quello che ora si sta prospettando. Altra e diversa cosa è ragionare sulla situazione agonizzante e invecchiata di molti uffici, dell'esigenza di rimetterli in condizione di funzionare con nuovi concorsi, ma anche e soprattutto su quella di ripensare la struttura stessa dei ruoli all'interno del MIBACT che, in presenza di cambiamenti così profondi, dovrebbe anche superare in modo definitivo la struttura ottocentesca, imperniata sulla piramide sopritendente/ispettori/geometri. Su questo punto, che riguarda veramente il futuro, sento meno calore rispetto alle presunte "perdite di specificità" che la riforma delle soprintendenze comporterebbe. Forse per molti si stava evidentemente meglio quando si stava peggio...
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