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La mia relazione all'inaugurazione del Polo bio-medico
Onorevole Presidente della Camera Laura Boldrini,
Presidente della Regione Nichi Vendola, Sindaco di Foggia Gianni Mongelli, Commissario Straordinario della Provincia di Foggia Fabio Costantini,
autorità civili e militari, cari cittadini
Cari colleghi Direttori di Dipartimento, cari colleghi docenti e tecnici-amministrativi, cari studenti
Oggi è una giornata importante per la nostra Università. Lo è in particolare per l’area bio-medica; ma è l’intera comunità accademica a festeggiare. Un progetto avviato alcuni anni fa giunge a compimento, anche se – ne siamo consapevoli - resta ancora molto da fare per attuarlo del tutto. L’edificio è completo e pronto per l’uso ma non è stato ancora possibile trasferire materialmente laboratori e aule, cosa che avverrà nelle prossime settimane. Il progetto della nuova sede di Medicina è stato avviato dal primo Rettore dell’Università prof. Antonio Muscio, che saluto, e dal primo Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia prof. Luigi Ambrosi, dall’allora Prorettore prof. Matteo Di Biase e dal compianto Preside prof. Emanuele Altomare [DIA 2], nel cui caro ricordo oggi inauguriamo la struttura. Si trattò di un mio preciso impegno elettorale assunto con l’intera Facoltà di Medicina. [DIA 3] Appena eletto nel giugno del 2008, fui subito coinvolto dal mio predecessore nell’assunzione di questo impegno in seno al Consiglio di Amministrazione e diedi immediato seguito a quell’impegno, assumendo l’onere, in un momento di particolare difficoltà a causa dei tagli al FFO avviati proprio in quel momento, di stipulare un mutuo con la Cassa Depositi e Prestiti per un importo di 7 milioni e di utilizzare lo strumento dell’auto-mutuo per una somma di circa 8,5 milioni. [DIA 4] L’importo totale a base d’asta era di € 18.677.861,30, ma, a seguito di un ribasso d’asta del 41,63%, l’importo è sceso a € 11.389.919,46, ed infine si è stabilizzato, a seguito di una perizia di variante del 31.5.2012, in € 13.040.253,61. [DIA 5] L’opera che oggi inauguriamo è stata realizzata con fondi propri della nostra Università, in parte integrati recentemente da circa 2,5 milioni quale contributo di cofinanziamento del PON infrastrutture, grazie al nostro progetto PLASS relativo alla ricerca nel campo dell’alimentazione e della salute. Inoltre, la somma disponibile grazie al ribasso d’asta ci ha consentito di programmare i lavori di ristrutturazione delle due palestre ex GIL nel frattempo cedute in comodato gratuito dalla Regione e destinate al Dipartimento di Economia.
Si trattò, dunque, di una decisione coraggiosa, effettuata in una fase di grandi difficoltà finanziare. [DIA 6] Eppure nel momento di decidere di dar vita a questa struttura non tutti forse compresero la portata strategica dell’operazione, [DIA 7] tanto che il CdA la approvò con una risicata maggioranza e incontrammo poi forti opposizioni, che sfociarono – lo dico senza il minimo rancore ma esclusivamente per memoria storica – nella mancata approvazione nel dicembre 2008 del bilancio preventivo 2009. [DIA 8] Oggi tutti festeggiamo, ed io sono sinceramente felice di questo esito positivo, anche se per nulla scontato. Quando si hanno responsabilità di governo è necessario avere il coraggio delle scelte e, dopo aver prestato attenzione alle ragioni di tutti, bisogna saper decidere nell’interesse generale e non certo a vantaggio di una sola parte o addirittura di una sola persona.
[DIA 9] La nuova struttura costituisce il primo lotto di un progetto originario ancor più ampio e ambizioso, articolato in tre blocchi destinati rispettivamente alla ricerca, alla didattica e all’amministrazione. Concepita inizialmente solo per ospitare i laboratori, la struttura è stata successivamente adattata, per prevedere anche le aule, in attesa della realizzazione di uno specifico edificio per la didattica. Sono grato ai colleghi per il senso di responsabilità dimostrato nell’aver accettato la mia proposta di sacrificare numerosi laboratori per utilizzare quegli spazi per le lezioni, sia pure con soluzioni non ideali – ne sono consapevole – ma mettendo fine ad una stagione di grandi disagi per studenti e docenti.
[DIA 10] Architettonicamente innovativo ed esteticamente assai gradevole, l’edificio è articolato in tre blocchi collegati da ponti aerei e si sviluppa su di una superficie complessiva di circa m2 10.800 distribuita su cinque livelli. Ospiterà 47 laboratori (didattici, scientifici ed informatici), 68 studi ed uffici, 18 aule di diverse dimensioni con una capienza complessiva di oltre 700 posti a sedere, locali accessori (depositi, locali frigo, locali tecnici, sala destinata a mensa, ecc.), uno stabulario e la biblioteca.
Il progetto è opera dell’Associazione Temporanea di Professionisti Studio Valle di Roma (Capogruppo), RPA Srl di Perugia e Arch. Alessandro D’Onofrio. L’impresa che ha eseguito il lavori è stata l’A.T.I. Christian Color S.r.l. di Taranto e Guastamacchia S.p.A. di Ruvo di Puglia.
L’opera è anche un successo in relazione ai tempi di realizzazione, meno di tre anni, certamente un record nel contesto delle opere pubbliche: il contratto è stato stipulato il 26 gennaio 2010, [DIA 11] la cerimonia della posa della prima pietra si è svolta il 5 marzo dello stesso anno e a fine luglio del 2013 i lavori sono stati completati. La prima pietra fu posta da una nostra studentessa, Maria Antonietta Borrelli, prima classificata nei test di ammissione a Medicina in quell’anno; dopo poco più di tre anni lei e tutti gli altri studenti potranno frequentare i nuovi laboratori e aule, oltre ai reparti degli Ospedali Riuniti.
[DIA 12] Sono particolarmente grato alla direzione dei lavori e alle imprese per la serietà, la competenza e la passione manifestate nel corso di tutti i lavori, soprattutto nei momenti di grave difficoltà, che non sono mancati. [DIA 13] Gli imprevisti sempre in agguato, la necessità di fare i conti con un ribasso particolarmente accentuato, alcune incomprensioni, [DIA 14] insieme alle note difficoltà del momento per tutte le imprese, ci hanno fatto temere, ad un certo punto – non lo nego, soprattutto ora che l’edificio è completato - che questa diventasse una delle tante opere pubbliche incompiute. [DIA 15] Un rischio evidenziatosi in particolare agli inizi del 2012: anche allora, [DIA 16] con un’opera di mediazione condotta personalmente con il supporto prezioso del direttore generale Costantino Quartucci e del RUP Antonio Tritto, siamo riusciti a riannodare i fili, grazie al senso di responsabilità e di fiducia dimostrato da tutte le parti, ciascuna chiamata a fare alcuni sacrifici per il bene dell’opera. [DIA 17] Un grazie particolare mi sia consentito rivolgere all’ing. Antonio Tritto, che ha svolto la difficile opera del RUP e che ha continuato a seguire i lavori con la stessa attenzione e lo stesso rigore fino alla fine, anche dopo aver lasciato l’incarico di dirigente presso la nostra Università. [DIA 18]
[DIA 19] Un grazie sentito al Consorzio di Bonifica del Gargano che ci ha aiutati a sistemare le zone a verde, utilizzando rigorosamente essenze locali con l’obiettivo di riprodurre alcuni modelli dei paesaggi vegetali della Capitanata.
Ringrazio anche l’Azienda ospedaliera-universitaria Ospedali Riuniti di Foggia, nella persona del suo commissario Tommaso Moretti, che ci ha sempre sostenuti in questa come in tutte le iniziative che hanno riguardato l’area medica. La nostra sede si integrerà perfettamente, e non solo sotto il profilo topografico, nell’area degli Ospedali e, insieme alle nuove strutture in costruzione, contribuirà non poco allo sviluppo di una realtà moderna, innovativa, efficace di formazione, ricerca e assistenza sanitaria nel secondo Policlinico pugliese.
La costruzione del nuovo Polo Bio-Medico è parte di un progetto complessivo tendente ad un deciso potenziamento delle strutture dell’Ateneo. [DIA 20] Nelle prossime settimane inaugureremo due nuove strutture: il Dipartimento di studi umanistici il 30 di settembre, in occasione di un convegno sui Beni Culturali [DIA 21] alla presenza del ministro per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo on. Massimo Bray e del Presidente Vendola, [DIA 22] e ad ottobre la nuova residenza studentesca che abbiamo voluto intitolare a Francesco Marcone [DIA 23] vittima della mafia foggiana e simbolo della battaglia per la legalità. Ma molti altri progetti e altri cantieri sono in corso: lasciamo in eredità anche parecchi nastri da tagliare.
[DIA 24] Basti pensare che negli ultimi cinque anni siamo passati da una superficie complessiva di 46.000 m2 e 12 strutture, a oltre 80.000 m2 e 21 strutture, con investimenti complessivi pari a oltre 38 milioni. Per gli spazi didattici passiamo da 5.500 ad oltre 8.000 posti a sedere in aula.
In questo percorso di crescita - voglio sottolinearlo con forza - abbiamo sempre avuto al nostro fianco gli Enti locali, il Comune, la Provincia e la Regione, che hanno messo a disposizione dell’Università strutture cedute in comodato gratuito. [DIA 25] Ricordo in particolare il ruolo della Regione, che oltre a contributi straordinari per coprire almeno in parte i tagli governativi, ha recentemente ceduto le già ricordate due palestre ex GIL [DIA 26], prevedendo nell’accordo di programma da poco stipulato con il MIUR e il MISE, a seguito della delibera CIPE del 30 settembre 2011, 5 milioni per la loro ristrutturazione, e ha messo a disposizione le strutture dell’IPAB Maria Cristina di Savoia per la costruzione della citata nuova casa dello studente (ringrazio per questo in particolare l’assessore Elena Gentile): cosa che ci ha consentito di ottenere un finanziamento di oltre 5 milioni dal MIUR, con fondi della legge 338. [DIA 27] Questa nuova residenza si aggiunge a quella inaugurata solo un anno fa e intitolata ad un’altra grande personalità foggiana, Marina Mazzei.
[DIA 28] Il coronamento di questo ampio progetto di costruzione di un vero campus urbano è rappresentato, com’è noto, dalla prossima acquisizione della Caserma Miale, grazie ai 25 milioni previsti dalla citata delibera Cipe. La Caserma Miale, monumento simbolo della città di Foggia, potrebbe non solo ospitare il rettorato e tutte le strutture amministrative, ma anche i servizi centralizzati per gli studenti, residenze per studenti e docenti, la biblioteca economico-giuridica, spazi culturali. [DIA 29] Potrebbe, inoltre, garantire una sede adeguata anche per il Dipartimento di ‘Ingegneria’ interateneo con Politecnico di Bari, che mi auguro venga a breve istituito, grazie anche all’intervento della Regione per iniziativa dell’assessore Leo Di Gioia, che ha garantito l’erogazione del finanziamento entro l’anno. Anche in questo caso, l’interesse dell’Università si intreccia fortemente con quello della città e dell’intera collettività, se consideriamo che tuttora il Ministero degli Interni è tenuto al pagamento del canone di ben 1.200.000 euro all’anno per una struttura ampiamente sottoutilizzata. [DIA 30] Si tratta di 3.000 euro al giorno pagati dai contribuenti, del tutto inutilmente, per un immobile che, com’è noto, fu ceduto per 11 milioni nel 2005 e contestualmente fu preso in locazione fino al 2023: un vero e proprio scandalo italiano. È per questo che colgo l’occasione per chiedere pubblicamente il sostegno della Presidente Boldrini, oltre a quello del Presidente Vendola, perché le procedure per l’acquisizione, dopo anni di attesa, giungano rapidamente a conclusione, superando gli ultimi ostacoli burocratici e formali.
Un elemento fortemente caratterizzante del nostro progetto di Campus urbano è stato rappresentato da precisa scelta politica: privilegiare la ristrutturazione di edifici esistenti contribuendo al recupero di monumenti storici e alla rivitalizzazione di strutture degradate, in netta controtendenza rispetto al bulimico consumo di territorio: [DIA 31] una scelta che ha garantito alla nostra Università il prestigioso Premio Gubbio 2012 per i Centri Storici.
Certamente la nostra attenzione principale si è concentrata, in questi anni, nella realizzazione di spazi per la didattica e la ricerca, poiché la situazione strutturale rappresentava finora il problema principale del nostro ateneo. Fu l’impegno prioritario da me assunto candidandomi come rettore e credo di averlo rispettato. [DIA 32] Questi investimenti sono stati possibili grazie alle scelte di grande rigore dei conti, di eliminazione di ogni sia pur minimo spreco o privilegio, che ci hanno consentito, nonostante i tagli subiti, di conservare, tra mille sacrifici, un bilancio sano, in equilibrio, senza debiti. Considero, infatti, il rigore dei conti e la responsabilità un dovere etico, prima ancora che amministrativo, per chi governa un ente pubblico: uno dei danni del nostro Paese è sempre consistito nella irresponsabilità nel moltiplicare i debiti, lasciati sulle spalle dei successori; in tal modo si sono addossati a figli e nipoti debiti enormi che loro non hanno mai contratto.
Al tempo stesso abbiamo ritenuto necessaria, oltre che opportuna, una politica di consistenti investimenti nella realizzazione di strutture che consentano di operare a livelli europei nella ricerca e nella didattica, producendo un progressivo sviluppo della qualità dei servizi e il raggiungimento di risultati sempre più elevati.
Questi investimenti, i cui effetti saranno ancor più visibili nel prossimo futuro, certamente contribuiranno a guadagnare ulteriori posizioni in quelle graduatorie, che finora ci hanno penalizzato. [DIA 33] Nel caso specifico di Medicina, la disponibilità di aule e soprattutto di laboratori avrà certamente risvolti positivi sulla crescita della qualità della didattica e della ricerca, finora costretta in spazi inadeguati, quando non addirittura degradati.
Ci attendiamo, dunque – se si vorrà proseguire sulla strada già tracciata - risultati ancor più positivi rispetto a quelli più che lusinghieri certificati dall’ANVUR nella recente VQR-Valutazione della Qualità della Ricerca, che ha visto l’Università di Foggia conquistare un positivo 12° posto in Italia tra le università di medie dimensioni e una posizione di assoluta rilevanza in Puglia (primi) e nelle regioni meridionali (secondi), con risultati di tutto rispetto in molte aree disciplinari, tra cui, in campo medico, le Scienze biologiche (6°/58 assoluto e 6°/20 P) e le Scienze mediche (18°/49 assoluto, 12°/19 P), con primati assoluti conquistati da specifici settori disciplinari come Biochimica e Medicina Legale. A questi si aggiungono risultati rilevanti anche negli altri ambiti, in particolare nelle scienze agrarie, in quelle giuridiche, in quelle umanistiche, con posizionamenti al primo posto assoluto in Italia, oltre ai due settori medici appena citati, di alcuni altri ambiti disciplinari specifici come letteratura cristiana antica e (mi scuso per l’ineleganza della citazione) archeologia, e il secondo o terzo posto per diritto internazionale, diritto tributario, zootecnia, tecnologie alimentari, meccanica agraria. Ma è l’intera Università di Foggia ad essere uscita a testa alta da questa valutazione.
Non intendo, infatti, prestarmi al becero gioco delle classifiche, ma sottolineare come l’Università di Foggia, a soli 14 anni dalla sua autonomia, sia una realtà sempre più consolidata nella ricerca e nella didattica, oltre che nella sua terza missione di sostegno allo sviluppo locale, e proseguirà, ne sono certo, nel suo percorso di crescita (rivolgo a tale proposito un augurio di buon lavoro al rettore eletto Maurizio Ricci, oggi assente per altri impegni).
Recentemente il solito Francesco Giavazzi dalle pagine del Corriere della Sera è tornato a battere il tasto sulla presunta necessità di chiudere alcune università, un progetto per quale da anni si battono precisi centri di potere accademico, politico e mediatico, soprattutto del Nord. Ha provocato, anche per questo, un certo stupore l’allineamento con queste posizioni oggettivamente leghiste da parte del governatore dell’Abruzzo Gianni Chiodi, che, utilizzando impropriamente i dati dell’ANVUR, è arrivato a chiedere assurdamente la chiusura di grandi importanti università storiche come Bari e Messina. Diciamolo senza giri di parole: una vera stupidaggine! Non oso immaginare quale tipo di richiesta avrebbe avanzato se malauguratamente l’Università di Foggia si fosse collocata agli ultimi posti nella VQR!
[DIA 34] In questi anni abbiamo dovuto difendere l’Università di Foggia da attacchi di questo tipo condotti da parte di chi ritiene, a torto, che le Università in Italia sarebbero troppe e che alcune, ovviamente al Sud, andrebbero chiuse. È falso! [DIA 35] Il nostro Paese vanta una serie di primati negativi rispetto agli altri paesi più sviluppati: ha meno università per milione di abitanti rispetto a Spagna, Regno Unito, Paesi Bassi, Germania, Francia, USA. [DIA 36] Ha anche il più basso numero di ricercatori per 1000 abitanti, ha i minori indici di investimento di ricerca e innovazione, ha il più basso numero di laureati. [DIA 37] Le politiche di questi ultimi anni, insieme agli effetti della crisi economica, stanno riducendo il numero degli iscritti all’Università e dei laureati, [DIA 38] ancora oggi posizionati intorno ad un misero 20% (ben lontano dall’obiettivo assunto con la Commissione Europea di portare al 40% il numero dei laureati rispetto alla popolazione di età compresa tra 30 i 34 anni entro il 2020), espellendo in particolare masse di studenti appartenenti a famiglie disagiate, e tentando di condannare soprattutto le università meridionali a condizioni di sotto-finanziamento e di marginalità. [DIA 39]
Non si è ancora compreso che non è salvando alcune università che sarà possibile raggiungere risultati rilevanti, ma facendo crescere la qualità dell’intero sistema universitario, con le sue diversità , con la sua complessità, con le sue tante diverse missioni. L’Italia, evitando di scimmiottare acriticamente e superficialmente modelli americanizzanti relativi a realtà completamente diverse, dovrebbe saper difendere e potenziare il proprio modello di università democratica e di qualità. [DIA 40]
Le Università italiane in questi ultimi anni hanno invece rischiato di commettere lo stesso grave errore di certa classe politica italiana, che ha pensato di salvare il Nord abbandonando il Sud, privandolo di risorse, ritenendo che così il Nord si sarebbe sviluppato autonomamente e avrebbe raggiunto gli standard dei paesi nord-europei, per poi rendersi amaramente conto che la crisi ha colpito tutti, anche le regioni settentrionali, che pensavano di poterne essere risparmiate.
Come al sistema Paese serve un Sud sviluppato, economicamente produttivo, dotato di infrastrutture e capace di valorizzare la sue tante risorse, così al sistema universitario italiano servono Università meridionali vitali, capaci di mettere a frutto tutte le capacità di formazione e ricerca, di valorizzare i giovani meridionali e di attrarre anche studenti e docenti da tutto il mondo, di stimolare lo sviluppo del tessuto imprenditoriale e di costituire presidi di legalità e di qualità nel Mezzogiorno. [DIA 41]
Ecco perché è necessario proseguire la battaglia per la difesa e la crescita dell’Università di Foggia e delle altre università meridionali, soprattutto per salvaguardare i diritti di quegli studenti che altrimenti sarebbero espulsi dalla possibilità di accedere alla formazione superiore e contrastare il disegno in atto di un ritorno ad una università d’élite, sostanzialmente classista. Oggi anche per una famiglia del ceto medio è diventato quasi impossibile garantire gli studi universitari ai propri figli. Anche per questo motivo la nostra Università è stata tra le prime a prevedere forme di aiuto per i cd ‘figli della crisi’, studenti appartenenti a famiglie in difficoltà con genitori esodati, licenziati, in mobilità o in cassa integrazione. È un dovere garantire a tutti il diritto allo studio universitario, nel rispetto della nostra bella Costituzione, troppo spesso disattesa.
Non mi stancherò mai di ricordare, a costo di apparire noioso, che la Provincia di Foggia, prima della nascita dell’Università di Foggia, aveva la percentuale più bassa rispetto a tutte le altre province italiane nel rapporto laureati-popolazione lavorativa. Nel corso di questi ultimi anni abbiamo riequilibrato il rapporto per lo meno nella fascia dei giovani tra i 18 e i 25 anni e siamo rientrati nella media italiana. E ribadisco ancora un volta due dati emblematici relativi alla provenienza sociale dei nostri laureati, oltre 12.000, in netta prevalenza ragazze: il 34% appartiene alla classe operaia, rispetto al 24,2% della media italiana; l’84% dei nostri laureati proviene da famiglie in cui entrambi i genitori non sono laureati. Si tratta o no di una vera rivoluzione sociale, oltre che culturale ed economica?
Siamo convinti, infatti, che l’unica vera ricetta per sconfiggere la crisi e per rinnovare il Paese e il Sud consista nella formazione dei giovani, dotati di solide competenze culturali e professionali, con orizzonti aperti al mondo intero. Avremmo bisogno di porre un argine allo tsunami demografico in atto, che porterà il Sud, secondo la Svimez. «a perdere circa due milioni e mezzo di giovani, per calo della natalità o perché costretti a emigrare al Nord non per scelta o preferenza, ma per necessità». Il Sud da terra di giovani e di intelligenze rischia di trasformarsi in un ‘ospizio virtuale’, con un numero di ultraottantenni di gran lunga superiore a quello del Nord. Ma per dare sostanza a questa scelta bisognerebbe investire massicciamente in formazione, in ricerca, in innovazione, e bisognerebbe, soprattutto, garantire peso e spazio reali ai giovani, attraendoli anche da altre regioni e da altri paesi, bisognerebbe considerare la conoscenza (non le ‘conoscenze’) quale diritto irrinunciabile. Le scelte del nostro Paese sembrano ancora oggi andare pericolosamente in direzioni opposte, al di là della retorica d’occasione e delle promesse elettorali.
Quando vedremo in Italia un partito capace di fare le barricate, di ricattare e minacciare la caduta del governo e nuove elezioni per ottenere fondi adeguati per la scuola, per l’università, per la ricerca e per la cultura così come si è fatto per l’eliminazione dell’IMU?
Come non capire che l’unico vero boom economico che il nostro paese ha conosciuto è stato l’esito delle politiche nell’ambito della ricostruzione postbellica di investimento nella formazione, quando cioè fu sempre più offerta concretamente la possibilità ai figli di operai, contadini e artigiani di studiare e diventare ingegneri, medici, avvocati, imprenditori?
[DIA 42] L’immagine più efficace dell’attuale situazione del nostro Paese è quella della nave Concordia, affondata dalla stupidità e dall’incompetenza e riportata a galla dalla conoscenza e dal lavoro di squadra. Come ha giustamente dichiarato il neoeletto Presidente della Crui Stefano Paleari, al quale rivolgo gli auguri di buon lavoro, «Così come la Concordia anche la Nave Italia ha bisogno di conoscenze, coesione e determinazione per rialzare la testa. E l’Università è pronta a fare la sua parte».
[DIA 43] Abbiamo difeso l’Università di Foggia e continueremo a farlo. Una difesa tanto più forte e credibile quanto più si è evitato di offrire il minimo appiglio a chi vuole attaccarci, adottando scelte di rigore etico, di gestione oculata, di investimento sulla qualità, evitando il facile rifugio, tanto caro a certa retorica sudista, nella lamentela, nella recriminazione più o meno consolatoria, nell’autoassoluzione, negli alibi individuali e collettivi. Noi riconosciamo i nostri limiti e anche i nostri errori, ma rivendichiamo anche con orgoglio i nostri risultati positivi e le nostre potenzialità.
Ringrazio i colleghi docenti e amministrativi, gli studenti e le loro famiglie per aver accolto la sfida difficilissima e entusiasmante di dar vita ad una università di qualità qui a Foggia, in Capitanata, al Sud, una università scelta consapevolmente e non come un ripiego per chi non ha altre possibilità, una università dinamica, viva, innovativa. La realizzazione di queste nuove strutture è parte integrante di questo progetto, che richiede ancora molti sforzi per potersi dire compiuto, ma che ha ricevuto in questi anni un’impronta ben precisa. Mi auguro che si voglia proseguire lungo questa stessa direzione. Lasciamo un’Università non solo in buona salute nei conti ma anche con patrimonio strutturale decisamente più consistente, un’Università che non solo ha resistito alle difficoltà ma è anche cresciuta, ma soprattutto un’Università dotata di una grande credibilità e rispettabilità (avvertite forse più all’esterno ed anche a livello nazionale e internazionale, che al suo interno): una credibilità e una rispettabilità che non sono state mai scalfite, nemmeno minimamente, né da un’indagine della magistratura o anche solo da controlli per presunti illeciti o da denunce per vantaggi personali o favoritismi, né da un solo articolo di stampa fondato su dati oggettivamente negativi.
Nel suo bellissimo discorso di insediamento, la Presidente Boldrini ha espresso sentimenti assai sentiti, fondati su una straordinaria tensione etica, invocando un ripensamento profondo della politica «nei suoi costi, nelle sue regole, nei suoi riti, nelle sue consuetudini, nella sua immagine, rispondendo ai segnali che i cittadini ci hanno mandato e ci mandano e ci continuano a mandare». Condividiamo con Lei il sogno che non solo il Parlamento ma ogni istituzione pubblica «diventi una casa di vetro e che questa scelta possa contagiare tutte quante le altre istituzioni».
In questi anni abbiamo cercato di operare esattamente secondo i principi da Lei espressi, coerentemente con la forte domanda di partecipazione, di trasparenza, di onestà, di rigore etico, di competenza, di equità, di giustizia sociale che, sia pure spesso in forme ancora confuse ed anche ambigue, va emergendo con sempre maggiore forza nella società italiana. Abbiamo tentato di dimostrare il coraggio del cambiamento, abbiamo tentato di scrivere pagine di legalità, trasparenza e merito in democrazia, abbiamo tentato di costruire non solo strutture edilizie ma occasioni e spazi per la crescita culturale e sociale individuale e collettiva, abbiamo tentato con fatica di proporre pezzi di un nuovo Sud. Anche per questo La ringraziamo per essere qui oggi con noi a festeggiare la realizzazione di una nuova realtà universitaria e a sostenere i nostri progetti di cambiamento.
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