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La tragedia degli ulivi pugliesi

Lo ammetto. Non sono specialista del tema complicatissimo che mi permetto oggi di porre all’attenzione dei lettori dell’Huffington Post. Non sono un agronomo né un patologo agrario né un esperto di fitosanità. Sono, però, un archeologo che si occupa di paesaggi storici e che ha lavorato al Piano Paesaggistico Territoriale della Puglia, il primo elaborato in Italia ai sensi del Codice dei Beni culturali e del Paesaggio. Un modello nel nostro Paese, legato all’iniziativa del grande urbanista, fondatore della scuola territorialista, Alberto Magnaghi, di recente scomparso, e dell’allora ottima assessora al Territorio della Giunta Vendola, Angela Barbanente, insieme a una articolata équipe multidisciplinare di studiosi.

Come potrei restare insensibile, come peraltro tanti pugliesi (e non solo), di fronte alla sciagura provocata dalla Xylella fastidiosa, che da oltre un decennio colpisce la Puglia, il cui paesaggio rurale ha subito e continua a subire, con una progressione che pare inarrestabile, una metamorfosi devastante?

La Xylella, com’è noto, è un batterio patogeno altamente virulento in grado di infettare oltre 500 specie di piante e che in Puglia ha aggredito, con varie sottospecie e grazie all’attività di insetti vettori, come la sputacchina (Philaenus spumarius), gli ulivi e anche, in misura minore, i mandorli.

Da vari anni trascorro in estate un periodo nelle campagne tra Ostuni e San Vito dei Normanni, cioè quel territorio noto per gli ulivi secolari, e ho potuto assistere nel tempo alla progressiva morte di un paesaggio di grande pregio, costituito da vere e proprie foreste di ulivi. Alcuni sono in parte rinsecchiti, altri ormai sono ridotti a scheletri con rami che si levano verso l’alto come braccia tese in una supplica o in gesto di resa. In alcuni campi si è proceduto all’espianto, così lì dove c’erano centinaia di ulivi, con i loro grandi tronchi che somigliano a sculture, si aprono distese desertiche di terra rossa. I proprietari terrieri, soprattutto i piccoli, sono disperati, ridotti in rovina, impossibilitati da soli a porre rimedio. Senza una strategia globale i singoli possono assai poco. E dire che nel 2007 si emanò una legge in difesa degli ulivi secolari!

Come sia stato possibile non impedire questa tragedia nel corso di un decennio resta un mistero. Una tragedia che segna un’enorme sconfitta della politica.

La Xylella fastidiosa è classificata dall’Unione Europea come un organismo da quarantena e la sua introduzione e movimentazione all'interno del territorio europeo è vietata. Nelle epidemie-pandemie si dovrebbe procedere con metodi draconiani, come abbiamo potuto verificare personalmente nel caso del Covid. C’è, tra gli specialisti, chi ritiene che, come nel caso di epidemie tra gli animali (che prevedono l’immediato abbattimento di un numero altissimo di capi), si sarebbe dovuto procedere immediatamente all’espianto e all’eliminazione di migliaia di ulivi, anche sani, per creare un’ampia fascia di rispetto, da tenere libera e pulita, per impedire lo spostamento dell’agente patogeno.

Di fronte a soluzioni di tale tipo si levarono anni fa le proteste dei soliti comitati di fanatici sedicenti ambientalisti che la politica, ammalata di populismo, assecondò. Non so (non ne ho le competenze scientifiche, l’ho ammesso) se questo sarebbe stato il metodo migliore per bloccare o almeno rallentare l’espansione del batterio. Nella realtà si è fatto assai poco, anche in termini di investimento in ricerca, nonostante l’impegno delle università pugliesi (e non solo). Alcune iniziative sono state assunte, come le misure per garantire la pulizia dei terreni sotto gli ulivi, in modo da non favorire lo spostamento dei vettori. Sono state individuare specie resistenti che si è cominciato a piantare in sostituzione degli ulivi secolari. È stata di recente approvata anche una legge per l’istituzione di una Commissione d’inchiesta sulla Xylella. L’osservatorio fitosanitario regionale se ne sta occupando da anni. Ma non è stato sufficiente.

Il risultato è che oggi, dopo quasi un decennio, sono molti milioni gli ulivi infetti e il paesaggio dell’intero Salento è devastato. Da poco sono stati segnalati casi di ulivi e mandorli attaccati dal batterio anche nei campi pressi di Bari. Se si dovesse avere (come è purtroppo ormai prevedibile) un’espansione nel grande comparto ulivicolo del nord barese il disastro assumerebbe proporzioni bibliche.

Si tratta di un disastro in termini economici: perché colpisce una delle produzioni principali della Puglia e dell’Italia, l’olio; perché sta creando non pochi problemi anche all’economia turistica pugliese, negli anni recenti molto sviluppata, che molto si basa sulla qualità del paesaggio rurale, sulle residenze agrituristiche, sulle masserie. Sarà difficile continuare ad attrarre turisti in paesaggi spettrali. Infine (e forse questo è il danno principale) si sta distruggendo l’immagine stessa della Puglia, che negli ulivi ha uno dei propri principali simboli identitari. Gli ulivi fanno parte della storia secolare e della cultura della Regione.

La lotta alla Xylella non può essere, però, solo un problema pugliese, non solo perché ormai il batterio ha fatto la sua comparsa in altre regioni (Lazio e Toscana), ma perché minaccia anche altri paesi europei, Spagna, Portogallo e Francia in primis. Serve dunque una forte iniziativa europea: in temini di investimento in ricerca a livello internazionale e di risorse per risarcire i proprietari. Secondo alcuni studi recenti servirebbe non meno di un miliardo di euro per far fronte al problema in maniera seria.

Cosa ha fatto e cosa pensa di fare il Presidente della Regione Michele Emiliano? Cosa pensa di fare il ministro (pugliese, e specificamente salentino) Raffaele Fitto, che viene dato tra i papabili prossimi commissari europei e che si occupa dei fondi del PNRR? Cosa sta facendo il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida: nelle sue vacanze salentine ha potuto rendersi conto della tragica situazione degli uliveti? Considera l’olio un prodotto che rientra in quella che ha voluto definire “sovranità alimentare”? ù

Si è perso già troppo tempo. Non si può indugiare ulteriormente. Se non si individueranno rapidamente misure per contenere e sconfiggere questo batterio, bisognerà rassegnarsi a sostituire anche l’immagine dell’ulivo che campeggia nel simbolo della Regione Puglia con l’immagine della Xylella e lasciare il ruolo di presunto simbolo identitario del Salento solo alla Notte della Taranta!

https://www.huffingtonpost.it/blog/2024/08/25/news/la_tragedia_degli_ulivi_pugliesi_una_crisi_ignorata_da_troppo_tempo-16747774/
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