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Quante falsità su Unifg e sulle università meridionali!

La Repubblica di ieri ha pubblicato un articolo di Mario Reggio e Corrado Zunino dal titolo “Spese fuori controllo e troppe assunzioni, il ministero boccia le università del Sud”, basato su un presunto ‘rapporto segreto’ predisposto dai tecnici del MIUR per la ex ministra Maria Chiara Carrozza. L’idea di un ‘rapporto segreto’ è di per sé alquanto ‘discutibile’, soprattutto se costruito solo un pezzo del sistema universitario nazionale (e, guarda caso, si tratta di quello meridionale), ma la cosa grave è che contiene dati che danno adito a interpretazioni assurde e a valutazioni francamente denigratorie.

In quell’articolo si riporta una mia espressione, risalente a tempo fa, quando da rettore, commentando i decreti di Francesco Profumo prima e quelli di Maria Chiara Carrozza poi, dichiaravo: «La strategia è lucida e diabolica, vogliono chiudere le nostre università». Anche per questo sento il dovere di replicare. Confermo quella frase in ogni parola, perché è evidente che almeno dal Governo Berlusconi in poi, con i ministri Mariastella Gelmini e Giulio Tremonti, con la ‘riforma’ Gelmini e con tutta la serie di decreti attuativi successivi, è in atto un disegno di smobilitazione del sistema universitario pubblico nazionale, a danno in particolare degli atenei meridionali.

Si può chiudere una università in vari modi: con un decreto (e questo ovviamente non lo faranno mai, soprattutto per paura ed ipocrisia), ma anche prosciugando progressivamente le risorse, favorendo-sollecitando fusioni ma al tempo stesso impedendo progetti di federazione (come è successo nel caso della Federazione UniSEI di Puglia, Basilicata e Molise), bloccando il turn-over, favorendo la migrazione di docenti e studenti verso altri atenei, rendendo più difficile la sostenibilità dell’offerta formativa e obbligando molte università a disattivare in particolare le lauree magistrali o i dottorati e, quindi, costringendole a trasformarsi in università-licei.

Nel momento in cui con il decreto Profumo si è stabilito che un’università è ‘virtuosa’ se è al di sotto dell’80% nel rapporto tra le entrate e le spese per il personale, è evidente l’obiettivo di mettere fuori gioco una serie di università, in particolare quelle meridionali. È facile spiegare perché: le entrate, infatti, sono costituite dal finanziamento statale (FFO) e dalle tasse studentesche, ma sia il primo che le seconde sono fortemente sperequate, come ho denunciato da anni. Come si può gareggiare in maniera corretta se le università ricevono dalla Stato, a seconda dei casi, da 2.000 euro a 6.500 euro per studente, e se tutte le università meridionali sono tutte sottofinanziate, ben al di sotto la media nazionale? E che dire delle tasse studentesche che oscillano (nelle università pubbliche) da una media di 650 euro al sud a una di 1.500 al nord, con punte di oltre 3.000 euro? Perché finora nessun ministro ha introdotto il costo standard per studente? E perché per anni le università che hanno violato la legge, che prevedeva (ma ora il divieto è stato del tutto eliminato) che le tasse studentesche non dovessero superare il 20% del FFO non solo non sono state mai sanzionate, ma sono state addirittura premiate?

A proposito dei fondi europei di cui le università meridionali godono, bisogna precisare che essi non sono utilizzabili per le spese correnti, ma solo per progetti di ricerca e per investimenti strutturali: si tratta quindi di fondi finalizzati, mentre sono le risorse ordinarie a mancare.

Per quel che riguarda l’Università di Foggia, infine, ho il personale orgoglio di averla lasciata con i conti assolutamente in ordine, in pareggio, senza debiti, con consistenti investimenti effettuati nelle strutture, e con risultati di assoluto rilievo nella valutazione della qualità della ricerca (12° posto in Italia, 2° al Sud, 1° in Puglia) e della didattica (come ha documentato la quota premiale del FFO 2013), nelle politiche di reclutamento (12° posto in Italia, 1° al Sud), con una straordinaria capacità di successo nei progetti nazionali ed europei e di acquisizione di risorse esterne.

Infondato in generale, in riferimento a Unifg l’articolo di Reggio e Zunino è totalmente ingannevole.


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