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Siamo noi tutti la Grecia.
All'indomani del referendum greco e dell'orgoglioso no, mentre la situazione diventa ancor più difficile e incerta, mi piace riportare i versi di un amico, antichista, Luigi Todisco, in una sua recente raccolta, Sera (2014), che mi sembrano particolarlemente appropriati.
Siamo noi tutti la Grecia.
Non ritardiamo,
figli noi siamo greci.
Se veramente crediamo
di aver progredito,
intrecciamo ferme le mani
e, coperto il capo,
muoviamo veloci
in un choros odoroso di aneto.
Rotto ogni indugio,
cingiamo umili
il gigante straziato,
che fissiamo distanti
sanguinare e gemere,
in una geranos lontana da mirti,
che vada dalla sinistra alla destra
e ripercorra il nostro
scosceso tragitto.
Sulle vette delle montagne,
tra le falde delle colline,
lungo sponde di fiumi
e litorali di città eterne,
rivedremo abissare
il sidereo scandaglio dell'essere,
tra cuore e intelletto,
infinito e materia,
riascolteremo imperituri messaggi,
di umanità smarrita,
rivivremo inarrestabili assalti
a ogni libertà negata.
Tutti noi oggi
nella plateia Sintagmatos
come in rue Wiertz,
noi, paradossali creditori da noi,
scongiuriamo rifusioni funeste,
inestimabili lasciti
piuttosto di luce
noi tutti riconosciamo.
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