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Un intervento (su Fb) di Caterina Greco sulle soprintendenze uniche

Ho scritto già molto sul tema e non voglio tediare gli amici siciliani e non su cosa significhi questo passo ulteriore, sulla strada che io mi auguro ricongiunga sugli scopi e le modalità generali di organizzazione il "patrimonio culturale della nazione". So però per certo , e per esperienza, che Giulio Volpe è tra i pochissimi nel resto d'Italia ad aver guardato ai modelli siciliani con interesse autentico al confronto e con spirito laico. Per scoprirne, cioè, pregi e criticità, come fa chi ha passione convintamente riformista. Non altrettanto può dirsi dei molti corporativismi paralleli che animano le consorterie dei ministeri, oggi molto spiazzate, il che, io credo, abbia anche condizionato le prime, prudenti dichiarazioni del Ministro. D'altra parte la storia è storia ed è chiara. Il modello della soprintendenza unica siciliana è il primo ad aver proposto l'idea di "governare la complessità" nel patrimonio culturale, contro la logica di pura sommatoria a costo zero dei vari principi di tutela. Spesso in contrasto tra loro, e che -se si discute pacatamente e a fondo- in molti casi non hanno brillato di più e non hanno reso meglio del nostro sistema siciliano, per cui anche i tecnici che operano in Italia dovrebbero evitare di lasciarsi tentare dal dare lezioni di probità e purezza assolute. Musei chiusi , furti imbarazzanti e furbetti mi pare siano ovunque, e il mostro di Punta Perotti o del Fuente non hanno degradato per decenni l'immagine delle coste siciliane.......Certe devastazioni ambientali delle costiere della Calabria e in genere del Sud fanno ancora oggi impressione: come a Isola di Capo Rizzuto, come nel golfo di Taranto o nella Basilicata ionica, o come i serbatoi dell'Eni costruiti nel cuore della zona archeologica di Capo Colonna a Crotone (con tanto di autorizzazione di soprintendenza e ministero.......). Scherzi della realpolitik. 
Però io stasera sono contenta perchè penso che un grande passo in avanti sia stato compiuto. Per chi crede, per chi sa, che il paesaggio è il "perimetro" unificante di tutti i contenuti culturali di un dato territorio, la soprintendenza "unica" è lo strumento più idoneo a salvaguardarne e valorizzarne identità e specificità. È uno strumento complesso e difficile, va maneggiato con perizia e con cura. E certo, si sbaglia anche, strada facendo, perchè parliamo di funzionari e non di eroi (o dei fulgidi Savonarola che, sono certa, stanno già scrivendo il loro pezzo colmo di anatemi per la prima pagina dei quotidiani di domani). Ma vale la pena di rischiare e i più giovani ( non anagraficamente, intendo dire coloro che sono meno compromessi coi settarismi) e quelli con la mente aperta e curiosa lo scopriranno presto. E cambieranno idea. Come quelli di noi che hanno lavorato con entrambi i sistemi. Tempo al tempo, vedrete.

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