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Una riflessione oltre la classifica Censis
Queste graduatorie peraltro non vanno sottovalutate o guardate con sufficienza perché incidono non poco nella scelta dei giovani e delle famiglie, che ovviamente hanno pochi altri strumenti per valutare.
Così anche se si finisce agli ultimi posti, si comincia a far emergere quel parametro nel quale si è andati bene, quel corso di studio che si è al primo posto, quell'area disciplinare non si è andati poi tanto male. Spesso si tratta della tipica consolazione della serie "beati monoculi in terra caecorum!"
Non si considerano invece elementi ben più preoccupanti della graduatoria Censis: 1) i tagli che il Governo Meloni ha ricominciato a fare, in maniera lineare (oltre mezzo miliardo!), dopo anni di ripresa di investimenti fatti dai Governi precedenti (si veda l'intervista a G. Viesti oggi sul Manifesto); 2) i danni che arriveranno a PNRR concluso (nel 2026) quando scoppierà la bolla delle tante risorse piombate anche sulle Università da spendere in pochi anni; 3) l'esplosione delle università telematiche che stanno conquistando iscrizioni a gogò usando tutti i mezzi possibili (comprese spregiudicate politiche di assunzione di moltissimi giovani ricercatori, grazie alle enormi risorse di cui dispongono); 4) la crisi demografica che si fa sentire anche al livello universitario; 5) l'inarrestabile fuga di giovani dal Sud verso il Nord e verso l'estero, non compensata minimamente da acquisizioni di studenti dal Nord o da altri paesi, compresi quelli dei paesi in via di sviluppo.
La competizione è dunque a livelli diversi e ben più alti che non tar università territorialmente vicine. Altro che gioire orgogliosamente di qualche posizione in più, o di un primo posto in un corso di laurea!
A me dispiace molto che Uniba sia uscita dal gruppo dei mega atenei (quelli con più di 40.000 studenti) e che abbia una posizione parecchio bassa tra le grandi università (anche per via di alcuni parametri, come quello della comunicazione e dei servizi digitali sui quali effettivamente sarebbe urgente, e non da ora, intervenire). E non mi consolo sapendo che ci sono, come in tutte le università, che sono organismi complessi e articolati, aree di grande qualità ed eccellenza che si piazzano benissimo. In Uniba ci sono eccome aree di assoluto prestigio.
Mi pongo invece altri problemi per il futuro. Problemi che, sinceramente, mi ero posto già molti anni fa, in una fase di altri tagli e mazzate inferte al sistema universitario, soprattutto meridionale, ai tempi di Gelmini e Tremonti, quando ero rettore di Unifg. Già allora ero un convintissimo sostenitore della necessità di una strategia federativa: proponemmo una Federazione di ben 6 Università (UNISEI la chiamammo, Università del Sud Est d'Italia: Bari, Foggia, Salento, Politecnico di Bari, Basilicata e Molise). Ci lavorammo molto ma non ci riuscimmo per il combinato disposto del disinteresse-ostilità del Ministero (che certo non vedeva di buon occhio una federazione meridionale), la scarsa attenzione-preoccupazione di alcune delle Regioni coinvolte, il terrore di non pochi colleghi.
Oggi più che mai la strada da percorrere resta quella, prima che sia troppo tardi. Una federazione delle 4 università pubbliche pugliesi, con il pieno sostegno della Regione, del sistema delle imprese, del mondo politico, al di là degli schieramenti. Una federazione, non un'annessione, con pari dignità e la possibilità per ogni sede di crescere e non di perdere.
Io nel mio piccolo continuo a lavorarci anche se in ambiti assai limitati, con corsi di laurea, scuola di specializzazione e dottorato di ricerca inter ateneo. Ma servirebbe un progetto complessivo, coraggioso, di ampio respiro, capace di valorizzare tutte le componenti migliori presenti nelle 4 università, mettendo insieme energie, intelligenze, competenze, strutture, laboratori, biblioteche. Qualificando i corsi di studio, soprattutto quelli del secondo e terzo livello (la fascia che ci vede più in difficoltà), accrescendo l'internazionalizzazione, fornendo migliori servizi, facendo vera innovazione culturale, metodologica e tecnologica. Lo ripeto: prima che sia troppo tardi.
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