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Che fine faranno i musei e le biblioteche ex provinciali?

Che fine faranno i musei e le biblioteche ex provinciali? Musei e biblioteche risalenti in gran parte a quella fase successiva all'Unità d'Italia, quando si ritenne necessario dotare interi territori, che fino ad allora ne erano stati privi, di presidi culturali che contribuissero allo sviluppo culturale e anche ad una maggiore consapevolezza della storia locale e nazionale (era lo spirito che animava le gloriose Società di Storia Patria). 

Non è un caso che tali istituzioni culturali fossero diffuse soprattutto nelle regioni meridionali che, diversamente da altre realtà nelle quali si erano sviluppate già da tempo strutture museali e bibliotecarie civiche, trovavano proprio nelle Province i naturali promotori. Stiamo parlando di musei archeologici di grande tradizione, con collezioni di straordinaria importanza, come, solo a titolo di esempio, i musei archeologici di Lecce, Brindisi e Bari in Puglia, di Campobasso in Molise, di Benevento, Avellino, Salerno, Capua in Campania, Catanzaro in Calabria, ma anche di Brescia in Lombardia o Novalesa in Piemonte, o pinacoteche di prim'ordine come quelle di Bari o di Salerno, e di una rete di biblioteche (da Chieti, L'Aquila e Teramo a Matera e Potenza, da Avellino, Benevento e Salerno a Bari, Brindisi, Foggia, Lecce, ecc.), che in molti casi rappresentano l'unica vera realtà attiva in ampi e popolosi territori. 

Mi limito a citare solo un esempio particolarmente noto, quello della Biblioteca Magna Capitana nella città nella quale vivo e lavoro da vari anni, Foggia, con un patrimonio di oltre 400.000 volumi, 450 riviste di cui 70 (dopo i tagli) in continuazione, numerosi fondi storici (come quello di N. Zingarelli, l'autore di uno storico dizionario della lingua italiana) perno del sistema bibliotecario provinciale con 54 biblioteche civiche, cuore locale del Polo SBN (Sistema Bibliotecario Nazionale), con un'attiva sezione dedicata ai bambini (organizza anche Buck, festival della letteratura per i ragazzi), un luogo di aggregazione e di ritrovo di centinaia di giovani.

Da oltre due anni queste realtà vivono in una situazione di grave incertezza e di progressivo smantellamento. Com'è noto con la legge Delrio del 2014 si sono riorganizzati gli assetti e le funzioni delle Province, cui sono state sottratte le competenze in campo culturale (musei, biblioteche, teatri, orchestre, ecc.), trasferite alle Regioni e alle Città metropolitane. Dopo una lunga sottovalutazione del problema, il personale e il patrimonio di biblioteche e musei ex provinciali sono passati alle Regioni (o alle Città metropolitane, in tal caso con meno problemi), con soluzioni tra le più varie. E tutte insoddisfacenti. E con il risultato che queste importanti istituzioni sono quasi del tutto prive di risorse in grado di farle funzionare. Molti dipendenti, spesso con elevate professionalità, vista la situazione di incertezze, hanno cercato altre strade. Tra pensionamenti e trasferimenti, molte realtà sono ormai al collasso. 

Che fare di questo patrimonio? La riforma costituzionale prevedeva la completa eliminazione delle Province e una revisione dei rapporti tra Stato e Regioni anche in materia culturale (art. 117), ma è stata bocciata dal referendum dello scorso 4 dicembre. Le Province non sono state abolite, sono stati rinnovati in questi giorni i consigli, ora si batte cassa al Governo per ottenere risorse: in questo clima controriformista, si pensa di restituire alle Province anche le competenze culturali? Il Comitato e i partiti schierati per il No, i tanti intellettuali in prima fila contro la riforma diranno qualcosa (di concreto e attuabile, non le solite richieste di maggiori risorse e più personale, che è fin troppo facile avanzare!) anche a tale proposito? Solo in un caso (il Molise) la Regione si è dichiarata non in grado di occuparsi della biblioteca ex provinciale (Campobasso), che quindi è passata alle cure del MiBACT. Le altre istituzioni ex provinciali sono ora delle Regioni, che però di fatto se ne stanno occupando assai poco. Il Ministero, con una specifica delega affidata al sottosegretario on. Antimo Cesaro, segue da tempo questa difficile questione, ma senza riuscire finora a trovare un accordo. In molti casi si è mossa la società civile, con associazioni culturali, gruppi di cittadinanza attiva, come nel caso della rete a sostegno del Museo Campano di Capua, quello delle celebri 'madri'.

Personalmente ritengo indispensabile la realizzazione di un progetto condiviso tra Stato e Regioni, che garantisca a questi gloriosi presidi culturali non la mera sopravvivenza, ma un futuro certo, attivo e vitale nei vari territori, come componenti essenziali di un sistema museale e bibliotecario nazionale. 

A tale proposito è mia intenzione organizzare a breve una seduta straordinaria e pubblica del Consiglio Superiore 'Beni Culturali e Paesaggistici', da tenere in una delle istituzioni ex provinciali più significative (forse proprio a Capua), alla quale saranno invitati anche i Presidenti delle Regioni interessate, per discutere in maniera propositiva e cercare di raggiungere una soluzione condivisa.

Tratto da: http://www.huffingtonpost.it/giuliano-volpe/che-fine-faranno-i-musei-e-le-biblioteche-ex-provinciali_b_14184982.html?utm_hp_ref=italy
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