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Giuliano Volpe tra i promotori dell’appello ‘Salviamo l’Università Pubblica’

Appello per l’università.
Salviamo l’università pubblica, costruiamo l’università bene comune.
Alessandro Arienzo, Piero Bevilacqua, Alberto Lucarelli, Ugo M. Olivieri

Il malato è terminale, la cura per uccidere l’Università pubblica sta riuscendo. La Legge di Stabilità mette in discussione la sopravvivenza stessa del sistema universitario nel momento in cui fissa la quota di incremento del Fondo di Finanziamento Ordinario delle Università a soli 100 ml di euro a fronte di 400ml di euro di tagli già preventivati. I finanziamenti necessari per il pagamento degli stipendi al personale sono di 6,62 miliardi di euro mentre lo stato quest’anno trasferisce alle Università 6,6 miliardi. La differenza è minima ma significativa poiché l’ F.F.O. questa volta basta a coprire gli stipendi e le spese fisse.

La Conferenza dei Rettori aveva chiesto al governo uno stanziamento di 500 milioni di euro come reintegro dei tagli precedenti in modo da ipotizzare un sia pur irrisorio incremento per le spese di funzionamento. Ne sono stati assegnati all’Università solo 100 con un taglio effettivo di risorse del -4,3%, un taglio superiore a quello del 2011 (-3,8%). Se c’era bisogno di una prova che il governo Monti, il governo dei professori, aveva un obiettivo preciso – la destrutturazione dell’università pubblica- la legge di stabilità l’ha definitivamente svelato. Con queste cifre rischiano il default e il commissariamento almeno 20 università, in maggioranza meridionali.
Noi riteniamo che prima che ciò avvenga sia necessario promuovere una mobilitazione a difesa della sopravvivenza dell’università pubblica.
Noi chiediamo al futuro governo una ridefinizione delle priorità economiche e politiche delineate nella legge di stabilità e riteniamo che sia possibile rifinanziare il sistema universitario come mostrano alcune delle voci di spesa: i 750 ml di euro nel prossimo triennio per il sistema Mose di Venezia; la spesa di 840 ml di euro per il prossimo triennio e 150 ml per ciascuno degli anni dal 2016 al 2029 per la TAV Torino-Lione; i circa 300 ml di euro per la società Stretto di Messina Spa; il contributo straordinario di 0,8 milioni di euro annui a favore della Fondazione EBRI; i 600.000 euro per l'Investment and Technology Promotion Office (ITPO/UNIDO) di Roma e sono state pienamente rifinanziate le spese militari. A fronte di tutto questo non si sono trovati 400 ml di euro per l'intero sistema universitario nazionale!
Noi lanciamo un appello alle organizzazioni studentesche, alle organizzazioni sindacali universitarie, ai colleghi che credono nella difesa dell’università pubblica, agli stessi Rettori perché firmino e appoggino questa richiesta di rientro dai tagli previsti dalla legge di stabilità.
Noi, come proponenti dell’appello e primi firmatari, riteniamo condizione minima e necessaria per ripartire nella discussione su una vera riforma democratica dell’Università, la garanzia di una sopravvivenza ordinaria delle strutture.

Non siamo certo per una difesa dell’esistente ma per un rilancio dell’Università come bene pubblico. Come singoli siamo già intervenuti in altre occasioni per denunciare la logica privatistica e verticistica della legge Gelmini, ultimo atto di un processo ventennale di trasformazione dell’Università da bene pubblico in agenzia educativa al servizio di interessi baronali e confindustriali. Convinti, come siamo, che sia necessario un processo di revisione delle regole del sistema ma che questo processo debba avvenire attraverso una consultazione dal basso di tutte le componenti che nell’Università operano e vivono, chiediamo al futuro Ministro la convocazione degli Stati Generali dell’Università.

A questo processo intendiamo offrire alcuni spunti di discussione. In merito al diritto allo studio e alla ricerca, al funzionamento democratico delle strutture, e al reclutamento e all’avanzamento nella carriera riteniamo che sia importante:
  1. Realizzare un vero diritto allo studio, assicurando a tutti gli studenti idonei la borsa di studio, aumentando e migliorando i servizi (biblioteche, aule, laboratori, ecc.) e le condizioni di vita degli studenti (residenze, mense, ecc.).
  2. In alternativa ai poteri estesi e antidemocratici del rettore e del CdA, rafforzare il Senato Accademico, direttamente eletto da tutte le componenti, con responsabilità della programmazione, del coordinamento e del controllo.
  3. Introdurre meccanismi di reclutamento in ruolo che impediscano la cooptazione personale; garantire un avanzamento di carriera basato esclusivamente su valutazioni individuali, all'interno di un ruolo unico della docenza, senza distinzioni di funzioni e di diritti e doveri, nel quale comprendere gli attuali ordinari, associati e ricercatori.
  4. Azzerare l’operato e le strutture dell’ANVUR per ripartire con un diverso sistema di valutazione, trasparente nelle nomine come nei processi di valutazione, volti a recuperare le criticità del sistema e non a penalizzarne le strutture.
Noi chiediamo a quanti sottoscrivono anche questa parte dell’appello al futuro Governo di condividere con noi non necessariamente tutti i contenuti, ma la richiesta di un metodo di consultazione e di formazione delle leggi di riforma, che tenga conto della voce e dei saperi di chi nell’università vive ed opera.

Hanno firmato: Maurizio Matteuzzi, Alberto Burgio, Angelo d'Orsi, Tonino Perna, Giorgio Tassinari, Saverio Luzzi, Mario Lavagetto, Elena Pulcini, Adriano Prosperi, Raffaele Perrelli Preside Facoltà di Lettere e Filosofia università della Calabria, Alberto Asor Rosa, Giuliano Volpe Rettore di Foggia, Alberto Maria Banti, Gisèle Vanhese, Antonio Pioletti, Piero Di Girolamo, Giorgio Inglese, Enzo Scandurra, Pasquale Colella, Ugo Leone, Domenico Pantaleo, segrenario nazionale FLC.

Hanno aderito : CoNPass, rivista “il Tetto”
per aderire all’appello le firme si raccolgono su : www.docenti-preoccupati.it
e su
www.amigi.org - Amici degli Incontri del Giovedì
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