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Il bando per i direttori dei 20 grandi musei: una novità importante sulla strada del rilancio del sistema dei beni culturali

È stato presentato dal Ministro Franceschini il bando per i direttori dei 20 grandi musei nazionali, individuati nella riforma del Mibact. In genere il giudizio appare positivo sulla stampa. Immancabili arrivano anche le critiche e le bocciature. Pur con tutte le cautele sempre necessarie in questi casi, a me sembra che le novità ci siano e siano prevalentemente positive e le riassumo:

a)    finalmente c’è un bando! Aperto, internazionale, trasparente; le informazioni sul sito web del MiBACT sono chiare ed esaurienti, indicate il 16 punti, con un ufficio preposto (http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/visualizza_asset.html_1656248911.html#7 ), la procedura è solo telematica;

b)   la valutazione verrà fatta da una Commissione di “5 membri individuati tra esperti di chiara fama nel settore del patrimonio culturale”. È nominata dal Ministro. Alcuni contestano la scelta da parte del Ministro: ma chi dovrebbe sceglierli? E non credo che il Ministro possa scegliere persone che non rispondano ai criteri di ‘chiara fama’ che lui stesso ha voluto indicare nel bando. La Commissione dovrà fissare preliminarmente i criteri di valutazione, che saranno pubblici, quindi valutabili da tutti.

c)    i (massimo) 10 migliori sulla base dei titoli e del curriculum affronteranno un colloquio con la Commissione, che poi indicherà una terna di idonei per ogni museo, tra i quali, come prevedono le norme vigenti, il Ministro (per i dirigenti di prima fascia) e il DG Musei (per i dirigenti di seconda fascia), sceglierà il direttore; la scelta finale è del ministro/DG ma la selezione fondamentale è nelle mani della Commissione.

Si tratta di un passaggio importante: non dimentichiamo che fino ad oggi questi stessi musei sono diretti da funzionari delle Soprintendenze (e ce ne sono di bravissimi, che ovviamente potranno partecipare alla selezione, e in tal modo anche accedere ad una posizione più alta e ad una autonomia che attualmente non hanno);  ora ci saranno possibilità anche per gli esterni. Insomma si rimette in moto una macchina inceppata, con l’auspicabile immissione anche di energie e competenze nuove (tutti aspettiamo con ansia la ripresa dei concorsi per funzionari tecnici).

C’è chi ha ritirato fuori l’argomento, più volte brandito come una clava, del rischio dei manager generici. Francamente non capisco come questo possa accadere, nel momento in cui il bando prevede esplicitamente, oltre ai titoli accademici (laurea di secondo livello; certo personalmente avrei preferito come titolo di accesso il Dottorato/Scuola di Specializzazione o titolo di terzo livello equivalente, ma so bene che la procedura deve seguire le norme per le selezioni dei dirigenti nella PA, che prevedono appunto la laurea come titolo necessario; i tutoli superiori sono comunque considerati come elementi di valutazione ulteriore insieme alle pubblicazioni scientifiche e c’è da sperare che la Commissione nei criteri valorizzi molto questi aspetti), che i candidati devono possedere una “specifica esperienza professionale documentata nell’ambito della tutela, della gestione e della valorizzazione del patrimonio culturale”  e una “specifica esperienza professionale documentata di direzione e/o gestione di musei, comprendente attività di conservazione e valorizzazione delle collezioni, pianificazione delle attività, gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali”. Quindi non ci sono spazi per generici manager, ma ovviamente uno storico dell’arte, un archeologo, un storico dovrà dimostrare di avere anche esperienze di gestione di strutture complesse, quale appunto è un museo. Ma, in ogni caso, sarà sempre la Commissione di “esperti di chiara fama nel settore del patrimonio culturale” a fissare i criteri e a valutare. Dov’è dunque il rischio? C’è chi mette in guardia sull’importanza della scelta dei Commissari. Ne sono convinto anch’io. Purché però non si voglia sottintendere, che, se ne farà parte chi denuncia questi rischi, allora la garanzia di qualità e rigore sarebbe garantita, altrimenti chiunque altro Commissario scelto dal Ministro sarebbe un incapace, ciarlatano, venduto, colluso, corrotto. 


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