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KL. Impressioni di una città

Quasi 10 giorni a Kuala Lumpur consentono di conoscere abbastanza bene la città. Nelle guide di solito si prevede un soggiorno di uno-due, al massimo tre, giorni. Non sono però sufficienti per capire tutto, ovviamente, per cui queste sono solo impressioni superficiali.
È una città modernissima, piena di grattacieli, ben oltre le Petronas towers, che sono un po’ l’emblema e il landmark urbano. Palazzi modernissimi e eleganti, in una città che avverti immediatamente come dinamica, in progressiva espansione, anche cresciuta in fretta, nel giro di un paio di secoli dalla sua fondazione e a soli 60 anni dall’indipendenza. Una quantità impressionante di hotel, alcuni di gran lusso: ma chi li frequenterà mai? Non è, infatti, propriamente una destinazione turistica, se non per brevi passaggi, ma è una città del business e dei congressi (il palazzo dei congressi ospita numerose manifestazioni in contemporanea con strutture e personale efficientissimi). 
Il traffico è un elemento pervasivo: migliaia di automobili (prevalentemente nuove e di lusso, ma anche migliaia di taxi scassati), sono continuamente in movimento. In alcuni momenti, nelle prime ore della mattina e nel tardo pomeriggio, ci sono file chilometriche. Pare le che auto costino poco, ogni famiglia ne ha mediamente 2-3 e anche la benzina non incide affatto sui costi. Non sono poche le famiglie, le più abbienti e quelle occidentali, che possono permettersi un autista (a prezzi bassi) per accompagnare i figli a scuola e per evitare i fastidi di un traffico e delle difficoltà di parcheggio. Tante le motociclette, anche se meno di quante ne prevedevo. Gli spostamenti in auto, taxi, bus, hanno pertanto tempi imprevedibili. Meglio i treni, la monorail e le metropolitane, efficienti, rapidi, frequenti, pulitissimi, poco costosi. Ma un po’ complicati (anche se nel giro di un po’ di giorni ovviamente si impara) e irrazionali, perché gestiti da compagnie diverse. Non esiste un biglietto unico, si paga (rigidamente alle casse automatiche) sulla base della destinazione un costo diverso, il gettone ricevuto serve a passare i tornelli in ingresso e in uscita (quando lo si restituisce), ma dovendo prendere un altro treno per un'altra destinazione in coincidenza in una stazione, si deve uscire, risalire nella stazione, acquistare un nuovo gettone e prendere il nuovo treno. Non si deve avere fretta!
Non è una città per pedoni. Distanze notevoli tra una destinazione e l’altra, mancanza di veri percorsi pedonali lungo le strade, un traffico enorme e un inquinamento non indifferente, il caldo umido e le frequenti piogge sconsigliano di visitare le città a piedi come siamo abituati in Italia e mediamente anche in Europa. Ci sono però, soprattutto in centro, tanti tunnel pedonali sotterranei o sospesi, pulitissimi, climatizzati, sicuri. Spesso collegano un centro commerciale all’altro, o ad un albergo. Non è nemmeno una città per ciclisti: si vedono per strada tante rastrelliere per bikesharing, piene di biciclette che nessuno usa (e nessuno ruba).
I centri commerciali: sono l’altra costante della città. Tanti, anche vicini, con centinaia di shop, moltissimi di alta moda, ripetuti dappertutto, nel cuore della città: ma chi compra in questi negozi con merce costosissima, i cui costi di gestione immagino elevati? I negozi li abbiamo visti mediamente vuoti, ma i centri commerciali sono sempre pieni di gente, che gira, guarda le vetrine e mangia nelle tante food courts.
I musei, i monumenti, i luoghi della cultura sono pochi rispetto alle dimensioni della città, al suo ruolo di capitale, all’ingente popolazione. Ma ce ne sono e alcuni sono interessanti. In generale, chiedendo informazioni ai malesi, abbiamo potuto verificare che conoscono poco i loro siti culturali. Abbondano invece i parchi naturali, anche se meno di quello che ci si aspetterebbe in una zona che fino a due secoli fa era interamente coperta da foreste e paludi.
Il cibo è ottimo e mediamente poco costoso. Non mancano ristoranti di lusso, ma si mangia benissimo e a poco prezzo nelle street food e nei mercati. Cucina malese, cinese, indiana, tailandese e anche molto altro. Siamo sperimentali, apprezziamo i sapori diversi da quelli della splendida cucina italiana, e non abbiamo avuto alcun problema intestinale, nonostante che il livello igienico in alcuni casi fosse proprio al limite (ed era meglio non indagare troppo!). Siamo sperimentali, ma alcuni sapori sono difficili da accettare; ad esempio il durian, dai malesi molto amato, che ha un odore di cipolla marcia e un sapore di banana andata a male.
La Malesia è a maggioranza musulmana, anche se coesistono altre religioni, con i loro luoghi di culto e le proprie cerimonie. La religione non ci è sembrata, però, eccessivamente invasiva: certo la stragrande maggioranza delle donne, anche giovanissime, è velata, una percentuale ridotta indossa il burqa (molte anche qui per turismo da altri paesi; colpisce la contraddizione, in alcuni casi, tra il nero integrale del burqa e la cura ossessiva nel maquillage delle poche parti scoperte, occhi, mani e piedi e gli accessori di lusso), in alcuni casi, ad esempio – stranamente – in alcune food courts dei centri commerciali, non servono birra, vino e alcolici, nei treni ci sono vagoni riservati solo a donne (non sempre però la riserva è rispettata), il canto dei muezzin si sente agli orari canonici, ma in generale si è avuta l’impressione di trovarci in un contesto religioso moderato. 
La città appare molto sicura. Vigilanza dappertutto, migliaia di addetti alla sicurezza per le strade, nei tunnel, nei centri commerciali, nei mercati. E anche molto pulita (tranne che in quartieri periferici o molto popolari come ad esempio China town o Chow kit): mai vista per terra una cartaccia, una cicca di sigaretta, una gomma da masticare. E in generale pochissimi fumano e nessuno sembra sporcare. Mediamente le persone sono gentili e disponibili. Tantissimi i giovani, i ragazzi e le ragazze, pochi gli anziani.
Una città difficilmente la si conosce da turisti, senza contatti con persone che in quella città vivono. È stata per noi una grande fortuna (oltre che un immenso piacere) trascorrere alcune ore con amici malesi (di amici americani), cenare con loro in un esclusivo club e chiacchierare amabilmente di tutto: di KL e della Malesia, del nostro e del loro lavoro (cardiochirurgo lui, scrittrice lei, figlio studente appassionato di archeologia), di politica internazionale, di cultura. 
Una città interessante, insomma, in grande movimento, con una economia espansiva, molto occidentalizzata anche se legata alle tradizioni locali, ma in generale poco consapevole della propria cultura, moderna e piena di contraddizioni. Da visitare e conoscere meglio.
Unica nota veramente dolente: non abbiamo visto nessuna tigre! E scoprire anche che Kabir Bedi e Sandokan qui non li conosce nessuno. Fanno parte solo del nostro immaginario di ragazzi italiani.

Per le foto: https://www.facebook.com/giuliano.volpe.3/media_set?set=a.10214142716512096.1073742067.1538905059&type=3


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