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Università e studenti: a proposito del ventennale di Area Nuova

Pubblico un'intervista che tempo fa, nel mese di ottobre del 2014, mi ha fatto Simona Gaudiero, rappresentante degli studenti universitari di Area Nuova, in occasione delle celebrazioni per il ventennale dell'associazione, che sarebbe stata pubblicata, a quanto pareva, in un numero speciale del loro giornale, del quale finora non ho notizie. Come al solito ho risposto alle domande con franchezza e anche, credo, massimo rispetto, pur nella doversità di vedute che spesso ha caratteruizzato i miei rapport con questa associazione studentesca. Lo faccio oggi, sul mio blog, perché credo che alcune questioni da me toccate siano particolarmente attuali, nel silenzio critico nel quale sembra piombata la nostra università, la cui afasia riguarda anche un'associazione che negli anni passati ha sempre 'urlato' (Urlo si chiama non a caso il loro giornale) e che oggi tace, come quasi tutti, anche di fronte a scelte 'discutibili' e a oggettivi sprechi. Se gli studenti si condannano al silenzio - anche quando un minimo di dignità richiederebbe un po' di voce - una Università ha finito di svolgere il suo ruolo più importante, la formazione di cittadini consapevoli, critici, attivi.
Ecco le domande dell'intervistatrice e le relative risposte, comunicate a suo tempo in forma scitta.

-       Durante il suo mandato, come sono stati i rapporti con gli studenti e in particolare con le associazioni studentesche?

I miei rapporti con gli studenti sono sempre stati ottimi, molto positivi e proficui, innanzitutto come docente; nel mio modo di intendere l’università, come una vera comunità, nella quale vivere intensamente e con impegno, e in particolare nel mio modo di intendere l’insegnamento, in quanto archeologo, il rapporto con gli studenti riveste un ruolo centrale: con gli studenti ho sempre avuto un rapporto quotidiano, soprattutto nelle attività sul campo e in laboratorio, nei sopralluoghi e nei viaggi di studio; su uno scavo si vive, si lavora – anche molto duramente - insieme, si trascorre molto tempo insieme, si discute e ci si confronta su tutto. Lo scavo archeologico è un tipico lavoro ‘artigianale’, di équipe, e anche di vita comunitaria: e si sa che la fatica, i disagi, le difficoltà, le soddisfazioni, fanno sentire le persone parte di un progetto comune. Ho cercato di portare questo stile anche nella mia esperienza di rettore, perché ho inteso questa carica in senso ‘militante’, da svolgere sul campo. Per quel che riguarda il mio rapporto con le Associazioni studentesche voglio essere franco anche in questa occasione celebrativa, perché – come sanno bene anche gli studenti - , odio le ipocrisie e gli opportunismi tipici di certo mondo accademico. Preferisco quindi evitare banali frasi di circostanza, di generico apprezzamento e auguri di maniera. Non posso, infatti, dire di avere avuto sempre un buon rapporto con le associazioni studentesche, o meglio proprio con Area Nuova, che è tra queste la più rappresentativa (con le altre associazioni il rapporto è stato più positivo, ma più limitato per la loro più ridotta incidenza). Anche se in parte, forse conoscendoci meglio, la situazione è migliorata nel tempo, con un rapporto di reciproco rispetto, ho però sempre percepito una posizione ostile e preconcetta – e a volte, temo, anche eterodiretta nei miei confronti. E questo è stato per me motivo di grande dispiacere e anche di delusione. Speravo di avere gli studenti al mio fianco in alcune battaglie di cambiamento, di sradicamento di alcune degenerazioni, di eliminazione di piccoli e grandi privilegi, e di affermazione di criteri di reale qualità nella didattica, nella ricerca, nei servizi, anche a costo di alcuni sacrifici. Invece mi sono trovato ad essere la loro controparte e a riconoscermi meno conservatore di loro, concentrati come erano a sviluppare non un dialogo culturale sulla qualità della loro università ma piuttosto a mantenere lo status quo, intimoriti dal cambiamento e dalle rendite di posizione che molti di loro si erano guadagnati. I risultati raggiunti, con i documentati miglioramenti nelle strutture, il mantenimento di un bilancio sano in anni di drammatici tagli, la notevole crescita reputazionale di Unifg, testimoniata anche dalla scalata di tutte le graduatorie, dovrebbero portare ad una riflessione approfondita e serena da parte di tutti su quegli anni, non senza autocritiche. Anch’io la faccio rispetto ad alcune mie posizioni ‘illuministiche’ forse troppo rigide e dure in un contesto forse troppo poco abituato ai cambiamenti.

-       Come è cambiata la partecipazione di rappresentanza studentesca negli anni?

Da ragazzo sono stato un attivo rappresentante degli studenti: certo erano tempi molto diversi, ma quello che ricordo con maggiore piacere era il forte impegno nell’innovazione e qualificazione dei percorsi degli studi, nella loro maggiore rispondenza ai bisogni della società, nell’apertura maggiore di spazi di partecipazione degli studenti, di vita universitaria, oltre sui grandi temi della società, i diritti, la libertà, l’uguaglianza, la pace, il lavoro. Nel tempo queste tensioni ideali si sono modificate a favore di obiettivi forse più concreti ma un po’ troppo limitatamente ‘gestionali’.

-       Quanto hanno contribuito le associazioni studentesche nello sviluppo dell’Ateneo foggiano?

Certamente hanno garantito un essenziale contributo di entusiasmo e anche di critica, e di partecipazione, oltre che nella realizzazione di alcuni servizi e di occasioni di socializzazione tra gli studenti.

-       Come potrebbe migliorare l’attività di rappresentanza studentesca secondo il suo punto di vista?

Essenziali sono la capacità di reclutamento delle rappresentanze sulla base di reali competenze, di passione e di idee, l’elaborazione di progetti di alto profilo, con l’abbandono di certe posizioni ‘demagogiche’ che oggettivamente finiscono per danneggiare gli studenti. La serietà e la qualità degli studi, la crescita culturale (che richiede fatica e impegno), l’acquisizione reale di competenze forti, oltre che di un titolo di studio non screditato, che non sia solo un ‘pezzo di carta’, è il miglior servizio che si possa garantire agli studenti, soprattutto quelli più impegnati e capaci e provenienti da famiglie meno agiate.

-       Cosa pensa dell’associazione studentesca Area Nuova?

Area Nuova è stata ed è una realtà importante in Unifg, con una buona capacità organizzativa e aggregativa. Ho sempre apprezzato queste qualità, che altre associazioni, con un approccio forse più elitario o ideologico, non riescono ad esprimere. Ma ritengo anche che spesso abbia atteggiamenti tipici di certa politica locale: la ricerca del consenso ad ogni costo, la pratica dell’accordo sottobanco, gli scambi di favori, la scarsa capacità di elaborazione teorica e progettuale, una dichiarata apoliticità-apartiticità (anche se molti rappresentanti sono stati o sono diventati esponenti politici) che spesso sfiora il qualunquismo, la critica confusa con la rissa e l’attacco a volte anche volgare, la scarsa capacità di guardare lontano e una chiusura a orizzonti iper-localistici. Non ho mai messo in dubbio la sacrosanta libertà di critica, anzi ho sempre preferito la discussione aperta e franca, e anche accesa, agli accordi sottobanco e alla pratica dell’inciucio. Credo in una università come vera palestra di confronto (e, perché no, anche di scontro, ovviamente corretto e civile) di idee e di progetti, di democrazia reale, e sono preoccupato che diventi il luogo del pensiero unico, del silenzio, della piaggeria e della cortigianeria, della rinuncia a esprimere il dissenso per il timore di ritorsioni. Le associazioni studentesche dovrebbero essere le più attive sentinelle contro questi rischi.

-       Quali progetti ha sostenuto e condiviso, quali invece le sono piaciuti meno?

I progetti che più ho apprezzato sono stati quelli finalizzati a creare servizi e anche occasioni di lavoro, come la realizzazione dell’Unifg Store (una bellissima iniziativa, che speravo portasse anche ad altre esperienze analoghe, come bar, ristoranti, cinema universitario, etc.), o progetti culturali e sportivi. Ottime le tante occasioni di incontro con personaggi della cultura, delle scienze, delle professioni, spesso organizzate con la Cappella universitaria. Molto meno ho apprezzato certi viaggi, feste e altre iniziative effimere, tradottesi in oggettivi sprechi.

-       Quali sono secondo lei, i punti forti, e in cosa l’associazione potrebbe o dovrebbe crescere?

I suoi punti forti sono certamente il radicamento, la concretezza, la capacità inclusiva e la cura degli aspetti pratici nella vita studentesca. Dovrebbe, a mio parere, imparare ad allargare gli orizzonti, a produrre idee e progetti più colti, a sviluppare il libero confronto e lo spirito critico, a fare realmente dell’università uno strumento di profondo, radicale, cambiamento della realtà locale e delle persone che ci vivono.

Rivolgo in conclusione, insieme alle considerazioni critiche che ho svolto – con il massimo rispetto delle persone e dell’associazione nel suo insieme – un apprezzamento per l’impegno profuso e sincero augurio per il lavoro che Area Nuova svolgerà negli anni futuri. 


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