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Ad un amico e collega, pensionato e barricadero.

Leggo che Piero Guzzo, ottimo soprintendente e ottimo studioso, di cui ho massima stima e considerazione (il CS che presiedo lo ha designato nel comitato scientifico del Museo di Taranto, e il sindaco di Napoli lo ha designato in quello del MANN; quindi a quanto pare condivide almeno questa parte della riforma), chiama a raccolta gli oppositori alle riforme in atto. E lo fa anche con un riferimento, alquanto esplicito a me e al tentativo di far nascere un coordinamento degli archeologi in Italia. Chissà se la stessa generazione che fece fallire il progetto della SAI negli anni 60, riuscirà cinquant'anni dopo a far fallire questo nuovo tentativo. Con la situazione di oggi che è sotto gli occhi di tutti. Ma il contesto è profondamente diverso, i protagonisti anche, e i pensionati di oggi una pensione ce l'hanno, i giovani archeologi professionisti, precari, ricercatori, funzionari, chissà? Ed è a loro e con loro che bisogna operare per uscire dal Novecento e dalle stesse categorie interpretative, dagli stessi strumenti, dalle stesse soluzioni, dalle stesse parole d'ordine, e entrare nel nuovo Millennio. Confrontiamoci, discutiamo, ma su progetti (quali siano quelli di chi si oppone alla riforma non è ancora chiaro, se non la difesa del passato), sui problemi, sulle proposte.
Sono anch'io, come Piero, fermamente contrario al pensiero unico, sono per la massima libertà (nel soli limiti del rispetto reciproco) di espressione, di opinione, di iniziativa, di protesta. A Firenze il 19 febbraio scorso ci siamo confrontati liberamente, con posizioni molto diverse, erano presenti favorevoli e oppositori alle riforme. Proseguiamo quel percorso.
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