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Ancora sull'arena del Colosseo

Ho letto sul blog dell'Associazione Bianchi Bandinelli (ripreso dal alcuni colleghi su facebook) un intervento di Piero Guzzo (per il quale ho il massimo rispetto e che ritengo sia stati uno dei migliori soprintendenti d'Italia) ancora una volta molto polemico nei confronti del progetto di ricostruzione dell'arena del Colosseo. E vedo che ha trovato vari sostenitori tra i colleghi. Innanzitutto una obiezione specifica alla critica di destinare 20 milioni a quest'opera (che secondo i critici andrebbero destinati ad altre iniziative): quei fondi sono o parte della sponsorizzazione Tod.s, quindi destinati solo al Colosseo, o derivanti da fondi specifici per grandi iniziative, che non possono essere destinati ad una miriade di altri interventi di restauro o manutenzione di cui certamente c'è bisogno ma che non possono essere realizzati con quello specifico capitolo. Ma in particolare, il nodo riguarda il nodo culturale del problema. Ritengo che le polemiche (non le legittime critiche) scoppiate in quest’occasione siano emblematiche. Ho il massimo rispetto per chi esprime perplessità di tipo scientifico e tecnico o preoccupazioni per i problemi connessi con la tutela del monumento. Credo siano meno interessanti le tipiche posizioni ‘benaltristiche’, secondo le quali ci sarebbe sempre ‘ben altro’ da fare, perché ci sono – e lo sappiamo tutti benissimo – monumenti, musei, istituzioni culturali in difficoltà dappertutto in Italia per cui quelle risorse andrebbero indirizzate diversamente. Ma come non capire che il Colosseo, il monumento simbolo di Roma e dell’Italia, visitato annualmente da oltre 5 milioni di persone (peraltro senza il supporto di servizi minimamente adeguati), è qualcosa di speciale che merita un’attenzione speciale? Perché non pensare che questa possa essere una grande occasione per un bando internazionale e per una progettazione di altissimo livello? Quel monumento è, però, privo di un elemento fondamentale per la comprensione delle sue funzioni: l’arena appunto. Mentre, al suo posto, sono visibili gli ambienti sotterranei, una serie intricata di muri e vani incomprensibili. E non dimentichiamo che già oggi è grazie a quel monumento che la Soprintedenza di Roma ha le risorse necessarie per curare l'intero patrimonio archeologico di Roma, Ostia ecc. e che parte di quelle risorse, per un corretto principio di solidarietà, finisce all'intero partrimonio culturale italiano, fondazioni lirico-sinfoniche comprese. Se non si capisce questo, parliamo di niente e continuiamo a scambiare una politica di reale innovazione dei beni culturali con la mercificazione,  che nessuno vuole, né io, ne tantomeno il Ministro Franceschini. Si dice che ripristinando l’arena si potranno organizzare spettacoli, che snatureranno il monumento. Perché mai?  Le possibili utilizzazioni compatibili e rispettose del monumento potrebbero essere tante, in grado di offrire nuove opportunità per un suo più pieno utilizzo. Si pensi allo spettacolo di luci e proiezioni, allestito nel Foro di Augusto da Piero Angela e Paco Lanciano: perché non pensare ad analoghe proiezioni serali anche nel Colosseo, ricostruttive del monumento, delle attività che vi si svolgevano, e anche della sua storia successiva, fatta di abbandoni, riusi come fortezza, recupero di pietre e materiali vari destinati ad altre costruzioni, fino ai giorni nostri? Chi si oppone, lo fa un po’ per feticismo e per iperstoricismo (a noi spetta solo di conservare quello che c’è, così com’è, anche se, com’è in questo caso, è il risultato di uno scavo fatto un secolo fa!), un po’ per quella diffusa assenza di coraggio interpretativo che porta molti archeologi a non realizzare ricostruzioni, restauri integrativi, anastilosi (vedo che Guzzo contesta anche l'anastilosi delle colonne del tempio della Pace: allora che facciamo le lasciamo lì a terra, allineate, incomprensibili? ovviamente non entro negli aspetti tecnici - uso del cemento armato? - perché credo, spero, che chi se ne sta occupando per conto della sovrintendenza comunale abbia le competenze tecniche adeguate), un po’ per il timore di utilizzi spettacolari, prefigurando una sorta di Disneyland. Si esprime così una sfiducia nelle capacità della Soprintendenza nel monitorare e nell’autorizzare solo iniziative rispettose della conservazione e del corretto utilizzo del monumento.
Quanto al critica generale (non si dia attenzione solo ai monumenti famosi ma all'intero patrimonio), la condivido ma non la capisco fino in fondo. Per poter occuparsi dellintero patrimonio diffuso servono risorse e in un momento come questo non vedo molti altri sistemi per recuperarle se non seguendo soluzioni nuove, come anche l'Art Bonus cerca di fare; un sistema di solidarietà richiede che i proventi derivanti dai monumenti principali siano destinati anche ai monumenti e siti meno 'fortunati'; ma è necessario però che i monumenti più famosi e attrattivi (come il Colosseo o Pompei) abbiano servizi decenti e siano fruibili, atrimenti siamo alla truffa! L'attenzione all'intero patrimonio non viene meno e anzi è l'altra faccia della medaglia che vede investimenti sui monumenti 'famosi' come il Colosseo. Un esempio: si sono selezionati 20 grandi musei, che avranno autonomia amministrativa, ma si sono attivati anche i Poli museali regionali con l'obiettivo di valorizzare l'intera rete museale nazionale, non solo statale, ma anche civica, diocesana, etc.
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